27.

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"Cominciate ad andare, vi raggiungo tra un minuto."

"Michi, sicura?"

A chiederle se fosse sicura era stata Claudia, ma anche Connor e Oliver non si erano ancora mossi di un passo. Quindi annuì, cercando di mostrarsi più convinta, più coraggiosa.

Voleva, anzi, necessitava ancora di qualche istante. Doveva rivolgerle un ultimo saluto da sola.

Così, quando i suoi tre amici furono abbastanza lontani, si voltò nuovamente verso quella lapide di marmo bianco. Non c'era una foto. Non c'era un cognome. Non c'era una data di nascita. Non c'era una dedica. Soltanto la data del suo ultimo giorno di vita. E un nome, quello che lei le aveva dato: Nina.

Non si era mai recata in quel luogo prima di allora. E non aveva pensato di farlo fino a quel pomeriggio. Non le piacevano i cimiteri. Non le erano mai piaciuti. Poi però, quando meno di un'ora prima era arrivato il momento di salutare i bambini del villaggio, aveva iniziato a sudare freddo, a sentire una stretta al petto e una sensazione di malessere al pensiero di non potere salutare anche lei, di non poterle rivolgere un'ultima parola, un ultimo sorriso, un ultimo abbraccio.

"Nina.."

Lentamente si abbassò, posando poi le dita sul marmo bianco. Sentiva il bisogno di parlarle, di raccontarle ciò che provava, pur sapendo che lei non potesse ascoltarla, e che se anche avesse potuto sarebbe stata troppo piccola per comprenderla e capirla.

"Mi sento così sciocca a parlarti in questo momento. Come se tu potessi ascoltarmi o capirmi."

Per un istante scostò la mano dal marmo, pensò di rialzarsi, ma poi restò ferma, chiuse gli occhi, respirò profondamente.

"Non ho mai avuto il coraggio di andare a trovare mia nonna durante quest'anno, non so come io sia riuscita a prenderlo per te in questo momento, ma.."

Sentì gli occhi inumidirsi. Non c'era stato un giorno in quelle ultime tre settimane in cui al pensiero della bambina non era successo. E se di giorno era sempre riuscita a trattenersi, grazie agli altri bambini, grazie agli altri volontari, grazie a Mame, lo stesso non si poteva dire della notte, quando restava quasi da sola, soltanto con Claudia.

"Facciamo che ti dirò quello che voglio dirti in fretta e poi me ne andrò. Non so se tornerò mai più qui da te, Nina. Forse tornerò al villaggio, anzi, spero di tornarci un giorno, ma qui.. Qui fa troppo male."

Si guardò intorno per qualche istante, rendendosi conto soltanto in quel momento di non aver fatto caso alle altre tombe presenti. Neanche a quelle accanto a quella di Nina. Chissà se c'erano altri bambini.

"Sai.. Gli ultimi due mesi, o quasi due mesi, ho perso la nozione del tempo ormai.. Beh, insomma, sono arrivata qui con uno scopo ben preciso, Nina. Ma questo io non lo sapevo fino in fondo. Lo sapevano Connor e Oliver, lo ha intuito Mame semplicemente guardandomi, ma più di tutti penso che lo abbia capito tu. Poco importa che avessi soltanto quindici giorni o poco più quando ci siamo incontrate. Sono certa che tu mi abbia capita più di tutti gli altri. E mi hai scelta. Mame ti ha messa tra le mie braccia, è vero, ma tu avresti potuto continuare a piangere, e magari Mame ti avrebbe tenuta per sé, o ti avrebbe affidata a Connor, o ad Oliver, che, fidati, sarebbero stati molto più bravi di me ad accudirti, perché loro i bambini li hanno sempre amati, io, invece.. Ma non è questo il punto. Tu hai scelto me e io sono fermamente convinta, oggi più che mai, che tu l'abbia fatto perché sapevi di cosa io avessi bisogno."

Lacrime silenziose sgorgavano dai suoi occhi, ma si rese conto di non avere con sé alcun fazzoletto. Così allontanò la mano dal marmo, e poi, con entrambe, asciugò i suoi occhi, quasi rischiando di perdere l'equilibrio. Quindi si sedette a terra, portando le ginocchia al petto e cingendole con le braccia.

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora