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Non le era mai capitato di riuscire a dormire per un'intera tratta di volo, eppure, quella volta, aveva chiuso gli occhi non appena salita sull'aereo che da Francoforte li avrebbe portati a Mombasa, per poi riaprirli solamente durante la fase di atterraggio. Non ricordava di essersi addormentata sulla spalla di Oliver, ma fu lì che si ritrovò non appena il carrello toccò terra. Connor, seduto dalla parte opposta, stava terminando la visione di un film.

Dovevano essere state le lacrime a stancarle gli occhi, ricordava di aver avuto più volte bisogno di sciacquarsi la faccia perché questi ultimi bruciavano parecchio durante lo scalo a Francoforte. Non aveva previsto che una semplice canzone potesse farle quell'effetto. Non aveva previsto che una semplice canzone potesse far crollare tutte quelle certezze che credeva così solide e inespugnabili. Ma d'altra parte non era la prima volta che il soggetto in questione riusciva in un'impresa che chiunque altro avrebbe ritenuto ostica e praticamente impossibile.

La verità era che se l'era cercata. Avrebbe potuto evitare di ascoltare quelle parole, avrebbe potuto dar freno a quella improvvisa curiosità. Oppure, a danno compiuto, avrebbe potuto convincersi di non essere lei il soggetto di quelle parole. E, d'altra parte, chi le dava quella certezza? Eppure..

"Ti sei persa una marea di leccornie!"

"Certo, Connor, ti sto credendo!"

"Non scherzo. Pasta che sapeva di plastica, pollo così duro da far tremare i denti, dolce alla marmellata con la consistenza della colla. Tutto molto squisito!"

Guardò il suo migliore amico scuotendo la testa e sorridendo di quelle parole. Poi si voltò, verso Oliver, accanto al finestrino, e guardando al di fuori di quest'ultimo vide per la prima volta quel nuovo paesaggio, quel suolo su cui non si era mai posata prima e inevitabilmente provò ad immaginare cosa l'aspettasse e, soprattutto, in che modo avrebbe poi lasciato quella terra, con quali emozioni, se a cuor leggero oppure con un malumore peggiore rispetto a quello con cui era atterrata.

L'aver dormito per tutto quel tempo l'aveva preservata da pensieri e ragionamenti, e forse anche da ansie e preoccupazioni. La verità era che aveva preso la decisione di partire in maniera molto leggera e proprio quell'atto l'aveva spinta a credere di star facendo la scelta più giusta. E anche in quel momento, mentre scendeva le scalette dell'aereo e si lasciava investire da quel clima così caldo e torrido, non riusciva a pensare di aver sbagliato. D'altra parte, però, proprio non era in grado di immaginare cosa dovesse aspettarsi da quel viaggio. Forse perché era un'esperienza così diversa da quelle passate, forse perché si trattava di qualcosa di così immenso e grande rispetto a lei, rispetto a loro tre. In un certo senso tutto quello le incuteva paura, ma non una paura negativa. Paura di un qualcosa di nuovo, ma un qualcosa di nuovo che voleva scoprire, un qualcosa di nuovo in cui voleva gettarsi a capofitto e che non vedeva l'ora di poter fare. Una paura positiva. La stessa paura che, probabilmente, l'aveva portata a rabbrividire ormai una settimana prima all'idea di quel viaggio e da quel brivido era nata quella decisione così leggera e avventata, ma che, contemporaneamente, sentiva così giusta, così legittima.

Alla vista del taxi si guardarono tutti e tre negli occhi leggermente sconcertati poiché si trattava della vettura più trasandata, usurata e antica che avessero mai visto, ma il tassista, probabilmente intuendo i loro pensieri, li rassicurò con una battuta detta con un accento inglese piuttosto ostentato e poi, a fatica, riuscì a caricare tutte le loro valigie nel bagaglio e sui sedili posteriori, gli stessi dove poco dopo si sedettero lei e Connor, lasciando a Oliver, che era più alto, il posto davanti.

Se Mombasa, o almeno il centro della città, non era assolutamente povero e degradato come potevano essere la maggior parte delle città africane nel suo immaginario, il paesaggio cambiò drasticamente non appena si trovarono in periferia e poi una volta lasciata completamente la città. Case che sembravano restare in piedi soltanto per miracolo, donne, uomini e bambini per strada vestiti con il minimo indispensabile e vetture conciate in maniera ancora peggiore rispetto al taxi su cui stavano viaggiando, se possibile. Ma, d'altra parte, non si era aspettata troppo lusso o ricchezza da quelle parti, anzi.

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora