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DUE MESI DOPO

23 dicembre. Antivigilia di Natale. Nevicava.

Tutto esattamente come un anno prima.

Solo che questa volta non stava tornando a casa dopo avere ballato ininterrottamente per ore e ore, e, a dirla tutta, erano mesi che non indossava un paio di punte.

Solo che questa volta non aveva fretta di arrivare a casa e di fare la valigia per partire il giorno seguente.

Solo che questa volta avrebbe trascorso le vacanze lì, a Parigi, anche da sola se avesse dovuto.

Solo che questa volta, in realtà, non era da sola, perché c'era qualcun altro con lei, o forse qualcun'altra, questo ancora non lo sapeva. Ed era lì, proprio dentro di lei, ormai da tre mesi, anche se non era ancora così evidente sul suo corpo, perché la sua pancia non aveva subito grosse modificazioni, sembrava soltanto leggermente gonfia, ma niente che, ad un occhio poco esperto o a quello di chi non la conosceva, potesse far sospettare qualcosa.

Tre mesi.

Tre mesi voleva dire essere ormai ad un terzo di quel percorso.

Eppure ricordava quegli istanti in aeroporto come se fossero accaduti soltanto poche ore prima. Era uscita dal bagno alcuni minuti dopo Claudia e aveva ritrovato immediatamente l'amica, insieme a Connor e Oliver. Sempre lei le aveva riferito di avere già parlato con Marco. Quindi, dopo aver inspirato ed espirato a fondo, aveva riportato la notizia ai suoi due amici e l'aveva fatto parlando a bassa voce, perché ancora non se ne capacitava, ancora sembrava così irreale. Connor era rimasto immobile, paralizzato, se non fosse stato per le lacrime che da subito avevano iniziato a rigargli il volto. Oliver, invece, era stato più reattivo, e in un attimo si era ritrovata tra le braccia di quest'ultimo, anche lui decisamente emozionato.

Da quel momento il vortice aveva preso inizio. Le settimane si erano susseguite senza tregua. E ovviamente, già mentre abbandonavano l'aeroporto, erano arrivati i primi timori, le prime paure, l'ansia e l'angoscia.

Tutti le erano stati vicini, non avrebbe potuto affermare il contrario. Nelle prime settimane nessuno le aveva fatto pesare quel silenzio in cui si era rintanata. Nessuno aveva premuto troppo perché lei chiamasse chi avrebbe dovuto essere informato per primo. Neanche Laurel, o Liam, o sua madre e suo padre, che ovviamente erano stati avvisati durante i primi giorni. Tutti le avevano chiesto quando glielo avrebbe detto, quando avrebbe condiviso quella notizia con la persona che amava, e tutti si erano dimostrati comprensibili quando aveva risposto con le stesse parole che aveva usato con Claudia: ho bisogno di un po' di tempo. Forse perché avevano immaginato quali fossero i suoi timori. Forse perché conoscevano il suo carattere. O forse perché semplicemente sapevano che prima o poi avrebbe mosso quel passo. Quindi nessuno aveva fatto alcuna pressione. Nessuno. Durante le prime settimane. Poi..

Solo che questa volta aveva pesantemente litigato con Connor, e per questo cinque minuti prima aveva sbattuto la porta di casa, preoccupandosi però prima di recuperare il cappotto e la sciarpa, e si era precipitata giù dalle scale, decisa a non tornare almeno per un paio di ore.

Voleva restare da sola.

Anche se poi, in realtà, da sola non lo era, e non lo sarebbe stata mai più.

"MICHI!"

Si fermò sentendo chiamare il suo nome, ma non si voltò. Aveva riconosciuto quella voce e sapeva che presto sarebbe stata raggiunta, poteva sentire i passi sulla neve. Oliver stava correndo.

"Michi, vi ho sentiti urlare e mi sono preoccupato quando non ti ho più vista in casa."

"Tranquillo, Oli. Sto bene."

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora