-Claudio-
Cazzo cazzo cazzo. Luca. Regola numero uno: mai farsi il giocattolo degli altri. Vabbè non se l'era fatto, ma aveva visto Luca, come lo guardava. Luca è il suo migliore amico da quando hanno undici anni. Cresciuti insieme letteralmente, come fratelli, nessuno lo conosce come Luca. Il primo giorno si erano incontrati nel cortile di scuola, a ricreazione.
«Giochiamo a toccarci?».
«Figo, ci sto».
Da lì non si erano più staccati, i gay più spavaldi di Padova, le avevano combinate tutte e si erano divertiti come matti. Mai nessuno si era messo tra di loro. Luca crescendo aveva avuto relazioni durature ma, pur continuando a divertirsi quando tornava single, avevano condotto due vite molto diverse da quel punto di vista.
«Sì son...». Claudio mette immediatamente una mano sulla bocca di Mario.
«Shhhhh, zitto cretino».
Luca continua a bussare: «Mario?».
Claudio si avvicina all'orecchio di Mario e con voce bassissima gli sussurra: «Digli che stai male e che lo raggiungi giù».
Mario lo guarda con occhi feriti. Non importa, Luca è più importante cazzo.
«Diglielo!».
Mario sposta la mano di Claudio, si schiarisce la gola: «Ehi, sì, sono qui, vengo giù tra un attimo, non mi sento molto bene...».
«Sicuro che non vuoi una mano?».
Mario non stacca gli occhi da Claudio, occhi diversi, velati. «No tranquillo, ho quasi fatto, ci vediamo giù».
«Ok, fai con calma!».
Sentono Luca allontanarsi.
Mario spinge Claudio e si toglie dalla sua presa. Va al lavandino, beve un po' d'acqua, si gira per uscire. Claudio lo ferma con una mano.
«Non mi toccare», il ghiaccio nella voce di Mario. «Nessuno si mette tra me e Luca, fattene una ragione». Mario esce senza rispondere.
Claudio sbatte la porta. «Cazzo!», urla e tira un pugno al muro. Si appoggia alla parete e scivola con la schiena fino ad arrivare per terra e sedersi. Le nocche sanguinano ma non è ciò che fa più male.
-Mario-
«Nessuno si mette tra me e Luca, fattene una ragione». Ci sono certe volte che senti di essere arrivato ad un punto, un limite che se viene sorpassato difficilmente si riesce a tornare indietro. Mario si sente così. Ha sempre vissuto con dignità, mai nessuno lo ha zittito e nascosto come fosse un segreto sporco, un evento sbagliato. Vaffanculo Claudio. Spero che tu viva la tua vita nella solitudine che ti meriti. Prima mi stuzzichi, mi guardi, mi difendi, mi baci e poi mi annulli così. Luis ha ragione ed io come un coglione non l'ho ascoltato. Ma Claudio di me non conosce niente, non conosce il mio lato orgoglioso e sicuro e, soprattutto, non sa di cosa sono capace.
Reset.
Torna nel salotto e va dritto al suo obiettivo: Luca. Lo prende e senza tante parole lo bacia: «Non dovevamo salutarci noi?», dice con voce maliziosa. «Vieni, andiamo via di qua, ti faccio vedere casa mia». Mario sente un macigno dentro ma non importa. Questo è quello che si merita. «Ci vediamo domattina per andare all'aeroporto», urla Luca a Mattia mentre Mario lo trascina fuori.
Claudio si mette due cerotti e scende giù. Non vede nessuno, trova Mattia. «Hai visto Luca?».
Mattia si gira. «Luca è andato via con Mario. Si stavano mangiando a vicenda, uno schifo. Ha detto che torna domattina...», dice con aria soddisfatta e si rigira.
Claudio non è sicuro a cosa sia dovuto ma è del tutto sicuro che quella che sente sia una fottutissima rabbia. O forse un dolore fastidioso.
Mai più.
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Occhi dentro occhi
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