Tre giorni sono passati da quando Mario è arrivato alla stazione, a malapena sono usciti di casa. Troppa voglia di consumarsi e di recuperare il tempo perduto. Soli, chiusi in quelle mura ad amarsi, contemplarsi, sfiorarsi, prendersi. Hanno ordinato a domicilio, cucinato quello che c'era, visto film, dormito abbracciati, fatto varie docce, bevuto del buon vino, discusso, riso, parlato di tutto. Stare distanti per molto tempo per poi ritrovarsi fa capire che ne è valsa la pena, che quelle ore e quei mesi di separazione hanno avuto un significato. La distanza rende poi la vicinanza più forte, rende ciò che trovi dopo un regalo, una sensazione di aver comunque sempre più trovato che perso. E questo è quello che sentono loro due in questo momento. Tutto quello che è stato non sarà mai dimenticato. Ma la felicità si trova nel presente. Va cercata nell'istante esatto in cui si vive e non solo nel ricordo dei momenti già vissuti, altrimenti prevarrà sempre un sentimento di nostalgia e non la bellezza del sole che sorge.
E loro stanno brillando come non mai. I loro occhi sono come fari che illuminano il mare. Avete presente quella scintilla che vedete negli occhi delle persone innamorate mentre si guardano? La loro è una fiamma che, come tutto ciò che li riguarda, arde viva.
Ora si stanno preparando per andare al bar a fare un aperitivo con Luca e Mattia. Claudio ammira Mario mentre si sta vestendo. Entrambi sono frastornati dall'intensità dei giorni appena vissuti. Innamorati come quindicenni, pronti come uomini per una nuova fase. Mario sorride mentre si abbottona la camicia. «Che c'è? Non vado bene così?».
Claudio lo guarda come se potesse sparire da un momento all'altro. «No, va benissimo, ma non so come resistere a non saltarti addosso un'altra volta».
Mario sorride. «Chi dice che devi resistere?».
Claudio alza un sopracciglio. «Mi vuoi dire che posso averti ogni volta che voglio? Attento a quello che dici».
Mario chiude l'ultimo bottone, si avvicina a Claudio, gli sistema il colletto. «Non è che te lo dico, te lo chiedo per favore». Lo bacia sulla fronte mentre un sorriso pieno di malizia esce sul viso di Claudio. Con difficoltà, riescono a varcare quella porta e a chiudersela alle spalle. Camminano vicini, gli stessi passi, la stessa velocità. Arrivano all'Oblò e Claudio entra per primo. Mario subito dietro a lui. Luca e Mattia sono al tavolo nell'angolo, appena li vedono iniziano ad applaudire. «Incredibile ma vero! Ce l'hanno fatta! Sono riusciti ad uscire dal letto! Bravi!». Ridono mentre Claudio e Mario si avvicinano imbarazzati. O meglio, Mario lo è, Claudio è pronto a picchiarli.
«Ma quanto siete coglioni cazzo».
Si alzano per salutare Mario.
Luca si avvicina. «Chi non muore si rivede. E meno male, sennò a morire era questo qua», indica Claudio, «e un po' mi sarebbe dispiaciuto».
Mario sorride e lo abbraccia. Claudio sbuffa. «Già iniziamo? Andrà avanti per molto?».
Mattia alza le spalle. «Dopo quello che ci hai fatto passare, questo è il minimo, preparati».
Arriva Andrea, il cameriere. «Ehi Andre, che ci proponi oggi?». Claudio lo saluta con una stretta di mano amichevole. Andrea è incuriosito da Mario. Lo guarda con attenzione. Claudio alza gli occhi al cielo. «Mi dite come devo fare io ad uscire con lui? Io ci provo ma vedete l'effetto che fa?».
Luca e Mattia ridono, Andrea non capisce e continua guardando Mario che sorride. Claudio gli schiocca davanti due dita. «Oh Andre, ci sei? È inutile che lo guardi, è già occupato».
Andrea si rende conto della situazione, arrossisce, ma da bravo barista non perde la battuta. «Cla lasciami stare, se voglio lo rubo a chiunque sia il fortunato».
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Occhi dentro occhi
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