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Non è facile da spiegare detto sinceramente. La sensazione delle loro labbra che si scontrano violentemente dopo quasi tre mesi. Non è un qualcosa di descrivibile, è un qualcosa da provare, un qualcosa da immaginare. Un impatto di energia sessuale, di passione dolorosa. Una dose dopo anni di astinenza. Una tempesta viscerale. È l'aria che respiri dopo che un'onda ti trascina a fondo. È l'acqua che bevi dopo aver corso chilometri. È il morso al tuo cibo preferito. È la birra fresca alle sei di pomeriggio ad agosto. È una cena con gli amici. È una bella vista. È tuffarsi nell'acqua verde, azzurra, blu. È un cielo stellato fuori città. È musica. È tutto questo in un solo istante.

È tutto questo e molto altro. È paura, è rabbia, è sofferenza. È la droga che ti uccide. È un ciclone che ti distrugge. È l'acqua che ti porta giù. Sono i chilometri infiniti che ti sfiancano. È il veleno nel tuo cibo. È il caldo soffocante. È la solitudine di combattere contro te stesso. È smog. È frastuono.

In questo momento è anche tutto questo. E loro sono lì, in quella stanza, ad esplodere.

Mario spinge Claudio. «No». Lo spinge più forte. «No, cazzo, no». Lo spinge ancora. «Non posso. Non posso». Urla, lo spinge. Claudio si lascia spingere. «Non posso. Non posso di nuovo». Mario sta piangendo. Lo spinge fino alla parete. È nero. Spinge la sua fronte forte su quella di Claudio. «Guardami negli occhi. Lo vuoi capire o no che mi hai distrutto? Lo vuoi capire che nessuno mi ha mai ridotto così?».

Claudio ha gli occhi persi in quelli terribilmente veri di Mario. Un filo di voce. «Lo so».

Mario si stacca. Respira. «Non te lo dico per farti sentire importante. Te lo dico perché non so mai cosa capisci se non viene detto ad alta voce...». Ahia. «Io non posso permettere a nessuno di ridurmi così. Sai? Mi chiedo se ne sia valsa la pena». Ahia.

Claudio sospira. «Non dire così. So che non lo pensi».

Mario sorride. «Ah, tu lo sai? Come sei stato tu in questi ultimi mesi? Sono proprio curioso. Tu che sempre fai, decidi, te ne sbatti il cazzo, tratti tutti e tutto come se fosse finzione, senza sentimento». Ahia. Claudio accusa tutte le sue parole.

«Non parlare se non sai».

Mario annuisce. «Sai che c'è? Non mi importa se sei stato male. Sai Claudio? Ho fatto tutto solo per farti aprire, per farti accettare in una forma diversa, per stare dietro alle tue decisioni. E tu come mi hai ricambiato? Alla prima occasione, senza alcuna cazzo di certezza, hai fatto l'unica cosa che sapevi non avrei accettato. E non mi dire cazzate ora, sei abbastanza intelligente quando vuoi, l'avvocato, il migliore, poi fingi di non capire un cazzo quando ti torna comodo. Lo sapevi, lo sapevi benissimo. Tu hai scelto di farlo». Claudio appoggia la testa al muro. Potrebbe dirgli che non l'ha fatto, che non c'è riuscito. Potrebbe dirglielo ma sarebbe meglio? È meglio non averlo fatto o averglielo fatto credere per due mesi e mezzo mentre lui stava così? Claudio non arriva nemmeno a porsi il dubbio. A lui viene da dire solo una cosa.

«Avete fatto sesso?».

Mario lo guarda. Fa un mezzo sorriso. Perché mi stai chiedendo questo? Affronta i tuoi peccati. «Come sei scontato Claudio. Invece di rispondere alle mie domande e dirmi la tua parte, riversi su di me. D'altronde cosa mi posso aspettare».

Claudio inizia ad infastidirsi per la mancata risposta immediata. Mario si gira, cammina verso l'altro lato della stanza, verso le sigarette.

Claudio si stacca dal muro, va verso di lui. Gli prende un braccio, lo gira. «Guardami. Mi hai chiamato Alex stamattina, appena sveglio. Avete fatto sesso?».

I loro cuori stanno esplodendo. Mario vorrebbe scomparire. Allo stesso tempo glielo vuole sputare in faccia ma senza ferirlo, una sensazione strana. Si guardano per attimi interminabili. Claudio sente la nausea salire. Perché non mi dici di no? Non puoi averlo fatto. Non con lui. La rabbia si trasforma in disperazione. Stringe ancora di più il braccio. «Ti prego, lo devo sapere. Devo sapere se sei stato con lui».

Mario sta scoppiando negli occhi di Claudio. Ma perché? Perché mi devi fare questo? Pensa al male che Claudio gli ha fatto. Si avvicina, abbassa la voce. «Ti avevo avvertito di non farmi soffrire».

Claudio sente un vento gelido attraversarlo. L'idea di loro due, in quel letto, lo uccide. Mario sente un briciolo di potere dopo mesi di annullamento. Lo vede nel dolore di Claudio. Va vicino al suo orecchio. «Mi è pure piaciuto sai».

Claudio è pietrificato, dilaniato. Lascia il suo braccio. Non lo guarda. Sta fermo per due secondi, poi si gira ed esce.

Mario cade sulle ginocchia. Piange. Piange tutto l'amore che prova per Claudio. Piange agosto, piange Alex.

Claudio si chiude la porta alle spalle. Ancora una volta Mario gli ha fatto provare una sensazione mai provata prima. La sensazione di vedere la persona che ti appartiene nelle mani di un altro. Claudio non sa nemmeno come metabolizzare. Scende le scale con in mente solo immagini dei loro corpi nudi uniti. L'immagine del corpo di Mario in movimento con quello di Alex. Le espressioni di piacere. Le espressioni che conosce date ad un altro. Il potere di Alex nei suoi confronti. Il suo corpo scende le scale, la sua mente sta prendendo fuoco. Apre il portone del palazzo, esce. Una signora lo saluta cordialmente, lui non se ne accorge. Ogni passo che fa è un centimetro di lama che entra nel suo stomaco. Ci si sta spingendo contro, vuole arrivare fino alla fine. Vede Mario che sorride ad Alex, che viene su di lui, che lo prende da dietro, che, ancora peggio, si fa prendere. Una fitta. Alex dentro di lui. Sente le braccia intorpidirsi. Esce dal cancello. Si ritrova per strada, completamente perso, non sa nemmeno come si torna a casa. Prende una direzione a caso.

Mario si sta odiando. Vorrebbe che la casa fosse blindata, vorrebbe non avere una via d'uscita, vorrebbe non avere quella porta davanti a lui. È lì sulle ginocchia che piange, le sue mani vanno avanti e indietro strusciando sui jeans. Sta pregando se stesso di non cedere. Di non sapere come sta Claudio in quel momento. Di non pensare all'enorme fragilità e insicurezza del ragazzo di cui è innamorato. A come sarebbe la sua vita senza. Pensa a cosa ti ha fatto passare, a ciò che ha avuto il coraggio di dirti. Al dolore, alla droga, al marcio. Alle volte che hai corso per lui.

Non funziona. Arrivano le crepe.

Non voglio ma penso a lui che faceva l'amore, alla sua gelosia solo per me, al suo amore unico.

È letteralmente squarciato in due parti. Prenditi cura di te stesso, dimenticalo. Fai valere il tuo orgoglio, la tua dignità.

Ma si tratta di seguire i battiti.

Ti prego, non andare via. Per favore, non mi lasciare. Torna da me.

Lacrime, porta, scale, aria, panico, cuore, destra, sinistra.

-Claudio-

Claudio sta procedendo senza sapere dove. Ha fatto poca strada, non riesce ad andare veloce. È alla fine di un marciapiede. Non c'è nessuno per strada eppure sente gli occhi del mondo puntati addosso. Lo deridono, lo indicano. Hai fatto scappare l'unica persona che ti voleva. Adesso devi stare solo. Gira l'angolo, sente un profumo di lavanda, sente un cane abbaiare, sente la luce del sole forte sul suo viso.

E poi, sente due braccia stringerlo da dietro come se stesse per morire. Lo sa. Sa che senza quelle braccia niente ha un senso. Sente un cuore battere fortissimo tra le sue scapole. Sente lui. Scoppia a piangere. Anche Mario. Lo stringe, stringe tutto ciò che è suo. E mentre piange col viso dietro al collo di Claudio, dice tutto ciò che pensa.

«Io non so come vivere senza di te».

Occhi dentro occhi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora