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Un silenzio cala nell'istante in cui Claudio pronuncia quelle parole. Claudio sente un peso enorme dissolversi all'interno del suo petto. È consapevole che questo potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione ma era inevitabile dirglielo, prima o poi. Cerca di capire qualcosa dall'espressione di Mario ma è inutile, non traspare mezza emozione. Mario è immobile che fissa Claudio, senza reagire.

Scusami se non ti ho detto subito che io quel ragazzo non l'ho toccato perché l'unica cosa che riuscivo a pensare era quanto ti amassi.

Mario vede quelle parole davanti a lui come se fossero scritte. Nemmeno lui capisce l'effetto che gli fanno. Si sente paralizzato per diversi motivi, senza, per la prima volta, sapere minimamente come reagire di fronte a Claudio. Nel bene, nel male, nell'assurdo, ha sempre saputo la ragione per la quale Claudio diceva o faceva una cosa. Questo lo ha fatto diventare ciò che rappresenta oggi per Claudio. Questo lo fa essere unico al mondo. Il fatto di capirlo come se gli appartenesse, di vedere oltre le parole, di leggere i suoi occhi. Questo ha fatto sì che Mario combattesse ogni giorno per averlo per sé. Sempre, fino a quel giorno d'agosto, quando Claudio ha fatto l'unica cosa che Mario non poteva combattere da solo. O per lo meno, questo è ciò che credeva fino a pochi minuti fa. Perfino dopo quella giornata, in un certo senso Mario aveva capito la follia di Claudio nel vederlo in quel letto con Alex. Non l'ha giustificato ma sapeva perché l'aveva fatto. Anche a non volerlo, in lui ha sempre visto un ragazzo vittima di sentimenti più grandi di lui, che aveva bisogno di tempo per abituarcisi. Ha sempre capito, dal primo giorno, tranne ora.

In questo preciso istante Mario guarda Claudio e non sa cosa provare. Se disprezzo, se rabbia, se rassegnazione, se felicità, se amore. Non lo sa e non si sforza nemmeno, perché il suo corpo, invece, lo sa eccome. Un rumore sordo risuona nel patio e gli uccelli appoggiati sulla grondaia volano via.

Quello è il rumore della mano di Mario sulla guancia di Claudio.

Uno schiaffo che contiene tutto, arrivato direttamente dallo stomaco di Mario. Claudio non si sposta di un centimetro. Con la guancia arrossata continua a guardarlo. Si avvicina di una distanza impercettibile e con un tono fermo e deciso dice: «Ancora».

Mario non se lo fa ripetere. Questa volta colpisce più forte. Il viso di Claudio si sposta leggermente verso destra per l'urto ma lui rimane forte come la roccia, pronto a prendere quello che si merita, pronto ad incanalare il dolore di Mario, pronto a sacrificarsi per amore. Si avvicina di altri centimetri. Mario sta tremando. Se si avvicina un altro po', giuro che... il suo braccio si alza nuovamente e quasi colpisce nello stesso punto ma Claudio lo blocca con una mano. «Fermo». Mario istintivamente alza l'altra mano ma Claudio blocca anche quella. «Guardami». La forza di Claudio è obiettivamente maggiore di quella di Mario che in questo momento, però, è tutto tranne che fragile. Senza pensarci apre la bocca e morde la presa di Claudio che toglie la mano per il dolore. Mario ne approfitta per tirargli un altro schiaffo, questa volta colpendolo anche sulla bocca, provocandogli un piccolo taglio. Claudio si porta la mano sulla ferita, vede un po' di sangue sul suo dito. I suoi occhi cambiano colore.

Come uno squalo perde il controllo. Si lecca piano il taglio rendendo le sue labbra ancora più rosse e poi: «L'hai voluto tu». Con le braccia muscolose prende Mario all'improvviso dietro la schiena, lo solleva, lo trascina fino alla parete e lo sbatte al muro. Lo tiene fermo con tutta la sua forza e Mario non ha alcuna possibilità di muoversi. I loro sguardi si bloccano l'uno nell'altro. Il respiro di Mario è fortissimo, si percepisce la sua rabbia anche solo dall'aria che entra ed esce dal suo naso. Aggrotta le sopracciglia e poi sputa dritto nel viso di Claudio. Gli occhi di Claudio si chiudono per il bruciore, la sua presa non diminuisce di una virgola. Le sue mani sono macigni sulle braccia di Mario. Si pulisce il viso sulla stoffa della maglietta che gli ricopre la spalla. Lo guarda di nuovo. Non ce la fa, vedere Mario così lo fa eccitare da morire. Sente la sua erezione gridare dal basso. E con un colpo di bacino, mordendosi il labbro, la spinge forte su Mario. Spinge anche la fronte su quella di Mario. «Lo senti l'effetto che mi fai?». Mario gira la testa di lato. Claudio ne approfitta per leccare il suo collo lentamente. Mario vorrebbe piangere perché quella è la sensazione più vera di tutta la sua vita. «Lo vedi che sei tu quello che ha potere su di me?». Claudio dice così e sporge ancora di più il bacino. Lo morde sotto il lobo dell'orecchio. Gli occhi di Mario si chiudono. «Senti quanto sono duro per te?». Lo morde sopra il pomo d'Adamo. Con la testa spinge quella di Mario verso l'altro lato e arriva all'altro orecchio.

«Quella sera nemmeno mi si alzava da quanto mi facevi male».

Morde. Mario si sta sentendo male. Piano piano gira il viso verso Claudio che torna a guardarlo negli occhi. «Quando mi guardi il mondo scompare». Le sue labbra arrivano selvagge su quelle di Mario che in un misto di lacrime e piacere assoluto, sente come se gli stesse arrivando aria ai polmoni. Le mani di Mario iniziano a lottare per tornare libere e potersi sfogare. E Claudio, che non ce la fa più a tenerlo senza spogliarlo, lo lascia andare. Nemmeno il tempo di lasciarlo che si trova con le spalle al muro in balia di una forza nera. Mario lo spinge talmente tanto contro la parete che Claudio sente dolore. Lo divora mordendolo, spogliandolo, leccandolo, stringendolo fino a lasciare il segno. E Claudio si lascia investire da quella forza. Mario lo guarda un secondo e senza dire niente gli sbottona i jeans e li tira giù in un colpo. Il petto di Claudio si muove a ritmo serrato. Con lo sguardo nero, Mario lo fissa, si toglie la cintura buttandola per terra e si sbottona i pantaloni. Gli occhi di Claudio seguono quei gesti che lo controllano come un burattino. Mario alza una mano e con un gesto del dito fa segno a Claudio di girarsi senza dire una parola. Gli occhi di Claudio si sgranano, apre la bocca per dire qualcosa ma Mario, con l'altra mano, gliela tappa, e si avvicina ad un centimetro dai suoi occhi.

«Tu stai zitto, parli quando lo dico io». La sua voce bassa come il cioccolato fondente.

Claudio gli darebbe anche l'anima. Annuendo con gli occhi, si gira piano e appoggia la tempia sul muro. Mario gli prende le braccia e le tira su, appoggiandogliele sul muro con le mani aperte. Si avvicina dietro di lui. La bocca dietro l'orecchio di Claudio. Con un dito disegna delle linee verso il basso sulla schiena di Claudio, le labbra semi aperte. Gli butta giù i boxer e con la mano gioca con le sue parti erogene. Claudio vorrebbe mordere il muro per calmare la sua voglia. Mario con il dito torna su, percorre il dietro del collo di Claudio e arriva sulle sue labbra gonfie.

«Lecca», gli sussurra.

Claudio è affamato di qualsiasi cosa e si ciba di quel dito come se fosse altro. Mario prova piacere e si morde il labbro sentendo fitte nel basso ventre. Toglie le dita dalla bocca perfetta di Claudio e scivola di nuovo verso il basso arrivando fino al punto debole di Claudio che, con un sussulto, le sente entrare. Mario le muove prima piano e poi più veloce, tirandogli i capelli con l'altra mano e piegandogli la testa indietro. Le gambe di Claudio tremano per il piacere. Quando Mario sente che Claudio è pronto toglie le dita e, sempre tirandogli la testa indietro, si cala i boxer. Con decisione si avvicina. Si posiziona dove può spingere, mette la mano sopra quella aperta di Claudio e tenendolo così, entra. Il respiro di Claudio si ferma. Mario sente la sensazione più appagante della sua vita. Mentre entra fino alla fine tira ancora di più i capelli e lo morde sul collo, gemono entrambi. Inizia a muoversi lentamente. Parla senza fiato nell'orecchio di Claudio. «La smetterai mai di fare lo stronzo?». Spinge più forte. Claudio è perso. «Rispondi». Spinge. Claudio riesce ad annuire. Mario segue il ritmo ed aumenta. «La smetterai mai di farmi male?». Spinge forte, questa volta al punto che Claudio urla. Annuisce. Mario aumenta ancora la velocità. Stanno iniziando a perdere entrambi la capacità di resistere. «Mi prometti che mai più mi farai così male?». Il ritmo di entrambi ormai è incontrollabile. Perfino le mani di Mario che tirano i capelli stanno facendo andare Claudio all'altro mondo.

Riesce a sospirare un impercettibile: «Sì».

Stanno per arrivare, stanno per raggiungere l'apice del loro piacere. La mano di Mario si sposta sul viso di Claudio e lo gira per riuscire a guardarlo negli occhi. Nel loro sguardo ci sono oceani di sentimento. Quasi senza fiato per la pressione sul loro piacere, Mario guarda Claudio, i loro respiri affannati si sincronizzano ed aumentano. Più su, più su, più su, e via.

Insieme, inesorabili, si scaricano di tutto fino a svenire, a malapena si reggono in piedi. Si reggono l'uno all'altro e al loro amore. E così, stretti come una cosa sola, parti dello stesso pezzo, Mario bacia dolcemente la tempia di Claudio, sfinito tra le sue braccia.

E senza alcun dubbio risponde all'unica cosa che per lui conta davvero.

«Anche io ti amo Claudio».

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