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-Claudio-

«Volevo solo farti gli auguri e dirti che mi sei mancato anche tu». Claudio sente le parole che escono dalla sua bocca come se venissero dette da qualcun altro. Che? Oddio. Oddio. Come sono arrivato fin qui? Mi sta fissando. Che cazzo faccio adesso? Non potevo vederlo lì sul palco mezzo nudo, con i cubisti che gli ballavano sopra. Lo stavano toccando, capite? Lui è il mio segreto. Lui è bello per me. Ma che cazzo sto pensando? Claudio si rende conto delle grida attorno a loro. Di colpo capisce di essere sul palco davanti a tutti. Magari il post-it non era nemmeno suo, anzi di sicuro. Mario non smette di guardarlo. Che c'è? Ti faccio pena? Ti senti forte? Vuoi mettermi in imbarazzo davanti a tutti? Vuoi fare vedere che Claudio Zanca in fondo è debole? Claudio si sente nudo, sente le risate del pubblico, sente le dita puntate che lo irridono. Tutti si stanno prendendo gioco di lui. Mario si stava divertendo, si era spogliato, non stava pensando a lui.

Che testa di cazzo che sono.

-Mario-

Quelle parole arrivano dritte al cuore di Mario. Ho sentito bene? È senza parole. Frastornato dall'emozione che non si era preparato a ricevere. Non sa che dire, non riesce a parlare. L'unica cosa che riesce a fare è fissare Claudio, quegli occhi verdi. Ha paura che se smette di fissarlo, se chiude gli occhi anche solo un istante, Claudio sparisca e lui realizzi di aver immaginato tutto. Fino a pochi secondi prima, mentre si spogliava, mentre vedeva tutti quei ragazzi lì sotto che lo volevano, si stava immaginando di spogliarsi per lui, che ci fosse solo lui tra quelli che lo desideravano. Stava immaginando l'eccitazione di Claudio nel vederlo nudo. Vede negli occhi di Claudio la paura, si sta guardando attorno, è perso. Non ti preoccupare degli altri, guardami, io ci sono, ti ascolto, ti vedo. Fidati di me, lascia gli altri fuori e concentrati su di me. Mario sente che deve fare qualcosa, deve rassicurarlo. Prende il suo viso tra le mani e si avvicina per baciarlo.

«Zanca, che ci fai sul palco?».

Si girano di scatto. No, no, aspetta, non ascoltarlo, rimani con me. Ma Claudio sta già guardando il vocalist, la folla, per poi girarsi verso Mario. Diverso. Come se stesse guardando uno sconosciuto. Si alza. E con lui si alza un muro. Il vocalist gli avvicina il microfono.

«Mi conosci Mike, ogni tanto mi piace far vedere chi comanda da queste parti», sculaccia un cubista. «Questi novellini hanno ancora tutto da imparare. Chi meglio di me può insegnare come portarsi a casa un barista?».

La folla ride e lo acclama. Mario perde la voglia di ridere, la voglia di stare lì, la voglia di tutto. Claudio sente i suoi occhi bucargli la schiena. Sa di averlo ferito ma non si può permettere di essere deriso da tutti e di dare a Mario il potere di farlo dubitare di se stesso. Non ha il coraggio di guardarlo. Scambia altre due battute di cattivo gusto con il vocalist. «Torniamo al festeggiato...».

Mario non è più sul palco.

Claudio si riveste, torna da Sergio.

«Cla che cazzo combini?». Sergio non smette di ridere. «Mi sorprendi sempre. Sempre al centro dell'attenzione vecchio bastardo. Quel poverino è stato annientato dalla tua presenza. Tanti auguri e vaffanculo. Sei un grande Cla». Sergio lo abbraccia. Claudio realizza.

Lui era lì, che si stava godendo il suo compleanno e io ho rovinato tutto.

-Mario-

Mario va dritto nello spogliatoio. Non ascolta nessuno, fa finta di non sentire.

«Posso farti vedere il mio regalo?».

«Ehi, se vuoi ho un pacco per te».

«Che ne dici se festeggiamo a casa mia?».

Mario non li ascolta, non gli importa un cazzo. Si cambia, prende le sue cose ed esce. Cammina incazzato, fuma incazzato, pensa ferito. Ha voglia di picchiare qualcuno, di tirare un calcio a qualcosa. Sa già che non riuscirà a dormire ma vuole tapparsi sotto le lenzuola e spegnere la luce. Sovrappensiero si accorge di esser già arrivato. Butta la terza sigaretta fumata, prende le chiavi, le infila, apre.

«Aspetta».

Quella voce. Non può essere. Mario si gira. Claudio è lì davanti a lui. Mario lo guarda e la sua rabbia aumenta. «Io non aspetto niente e soprattutto non aspetto nessuno. Sono a posto così».

Fa per entrare. Claudio corre e blocca la porta.

«Smetti di fare lo stronzo. Non chiudere».

Claudio sta parlando senza riflettere, di pancia.

«Come scusa? Tu non sei normale. Senti, non voglio niente da te. Sei un bel ragazzo ma niente di più».

Mario è davvero incazzato e Mario non regala bontà. Ovviamente non lo pensa davvero. Claudio si sente confuso.

«Ma... Io... Tu... Pensavo...».

Mario è stanco. «Che c'è? Riesci a parlare solo davanti a mille persone? Riesci a parlare solo per fare del male? Sei piccolo così Claudio Zanca. Ingannerai tutti gli altri ma a me non ci arrivi». Mario chiude la porta con forza.

La rabbia, le lacrime, vuole urlare. Perché devi essere così? Perché non accetti quello che senti? Claudio è senza parole. Le parole di Mario nella sua testa. L'aveva sempre visto gentile, buono. Non si aspettava questo. Ha ragione? E adesso? Non posso andare via, lui è dietro questa porta, lui è qui a due passi eppure lo sento lontano. Almeno tu, capiscimi. Ascoltami.

«Scusa». Claudio dice piano. «Scusa», più forte. «Scusa!», batte contro la porta. «Mi senti? Ti sto chiedendo scusa! Apri questa cazzo di porta o la butto giù». Batte, batte, batte. «Mario! Apri!».

La porta si apre.

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