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-Mario-

Sta nuotando. È su un prato. «Ti ricordi di me?», chiede Claudio. Domani ho l'esame, non riesco a studiare, non riesco a pensare.

«Dovrà tornare a settembre».

«Ma... ma... non è colpa mia».

«Lo sai che ti penso sempre?». Bacia Claudio.

Le voci della stanza iniziano ad entrare nel sogno di Mario.

«Shhh, Fate piano!».

«Attento, non la far cadere!».

Ma che cazzo? Zitti imbecilli, voglio dormire.

«Ecco ecco, si sta svegliando!».

Troppo tardi, chi cazzo è.

«Sorpresaaaaaaaa».

Mario apre gli occhi a fatica. Sta cercando di capire. Antonio, Cris e Luis sono davanti al suo letto con una torta in mano. Cazzo. Me ne ero scordato. Ventisei anni. Si ributta sul cuscino.

«Andate via stronzi».

Cris si lancia su di lui.

«Neanche per sogno, auguri amore!». Lo bacia. «Dai, alzati che oggi è una giornata speciale».

Sì, per te forse. Erano passati cinque giorni dal biglietto e di Claudio nessuna notizia. La fitta era meno acuta, è normale, diventa parte di te. Più che un dolore forte ed improvviso, ora è una specie di fastidio costante che vive con lui.

«E dai, su con la vita che stasera ci divertiamo». Luis lo tira su in piedi.

«Da quando lavorare è divertente? Per capire...».

Luis prende l'accendino e accende i due numeri sulla torta. «Non dirmi che non sai cosa succede al Bambù per i compleanni dello staff». Ride. Che? L'espressione di Mario denota confusione. «Be', allora sarà una sorpresa». Cris gli mette davanti la torta. «E adesso da bravo, chiudi gli occhi ed esprimi un desiderio». Mario non ha alcun dubbio.

Chiude gli occhi e vede lui.

-Claudio-

La sera prima Claudio era con amici dell'isola di vecchia data a casa di Sergio Ramos, proprietario del Bambù. Che cazzo, vedere gli amici fa bene.

Si divertono a ricordare tutte le cazzate fatte insieme. Ridono e bevono e ricordano con nostalgia i momenti più belli del passato. Chi si è sposato, chi si è trasferito dall'altra parte del mondo, chi ha fatto carriera. Claudio aveva fatto carriera. Lo vedevi alle feste e non gli avresti dato due lire ma Claudio di giorno era un leone che si mangiava esame dopo esame.

«Oh ragazzi, guardatevi un secondo e poi guardate Claudio Zanca. Cioè dico, guardate che sfigati siete voi e che figo disumano rimane quello lì. Io l'ho sempre detto che se non fosse stato per mia moglie, sarei diventato gay per te, Zanca».

Ridono.

«Mannaggia a te, passano gli anni e tu rimani sempre uguale, sempre con la stessa voglia di cazzo e sempre a fare festa».

Ridono. Claudio no.

Fino a un mese fa ne ero convinto anche io.

Claudio si allontana dal tavolo per fumare una sigaretta in terrazza appoggiato alla balaustra. «Allora, pensi di degnarmi della tua presenza in queste sere o ti devo mandare un invito ufficiale?». Sergio si mette accanto a lui ma di schiena.

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