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E così, con due zaini preparati da Mario e portati al bar, avevano lasciato gli amici lì e si erano avviati all'aeroporto. L'emozione di viaggiare di notte, di atterrare nel luogo dove tutto è iniziato, dove si sono innamorati. Ogni piccolo gesto diventa una scoperta. Aspettare insieme il numero del gate, imbarcarsi, sapere di andare verso un tempo per loro due soli. Non parlano tanto, più che altro si guardano e sorridono. Mario, soddisfatto della sua sorpresa ed ansioso di viverselo per tutto il fine settimana. Claudio, ancora incredulo che qualcuno abbia fatto questo per lui. È sempre stato lui quello dei regali, delle sorprese, dei viaggi prenotati una notte che non riusciva a dormire. Forse anche per i mezzi a disposizione, l'abitudine era stare pronti alle idee improvvise di Claudio più che pensare a sorprenderlo. E invece, ora guarda Mario addormentato sulla sua spalla mentre l'aereo procede e si rende conto che essere amati significa ricevere attenzioni senza motivo.

L'aereo atterra presto, il volo è corto, raccattano i loro zaini e scendono. Mario assonnato sbadiglia e cammina a fatica. Claudio lo guarda e sorride, sa quanto il sonno lo condizioni e si sente di fare una cosa che non ha mai fatto, che ha sempre visto come esagerata e sdolcinata. Sente di farla in modo del tutto naturale, come se fosse suo dovere, con un gesto che non ha bisogno di parole. Proprio per quello gli piace.

Aspetta che Mario arrivi a fatica al suo fianco e senza pensarci incrocia le loro dita e stringe quella mano per guidarlo. Mario sente un brivido lungo la schiena, guarda Claudio e poi si guarda attorno, osserva perplesso le loro mani intrecciate. Cerca risposte negli occhi di Claudio che risponde senza bisogno di domande. «Non ti reggi in piedi, ti porto io». E così dicendo, fa il primo passo trascinandoselo con sé. La sua mano salda e forte che non lo lascia per nessun motivo. Spalle larghe, fiero, non vede nessuna occhiataccia maligna della gente. Claudio Zanca è così, a lui non importa il giudizio, deve solo capire quando si sente di fare una cosa e quando lo capisce non ce n'è per nessuno. Nessuno gli potrà mai dire di non prendere per mano Mario, di non prendersi cura di lui. Si muove per amore e sconfigge qualsiasi pensiero ostile. Come quando a sedici anni si vestì attillato e andò al Velvet per scoprire il mondo che gli interessava, senza preoccuparsi dei giudizi. Adesso, a ventisette anni, prende per mano l'uomo che gli sta accanto perché ha capito che è l'amore ad interessargli. E così, va dritto per la sua strada.

Fermano un taxi, mettono gli zaini nel bagagliaio. Claudio si siede accanto all'autista, per rispetto. Mario, per colpa dell'aria fredda, si è ormai totalmente svegliato ed è emozionato nel vedere quelle strade. Cristo santo quanti ricordi. L'ultima volta che ha fatto quel percorso, nella direzione opposta, stava soffrendo come mai nella sua vita e stava vivendo la paura più forte che sa di avere: perdere Claudio. Solo al pensiero si sente male, ma poi gira lo sguardo e lo vede lì davanti ai suoi occhi. Ripensa alla reazione di Claudio per la sorpresa. Lo vede saltare dalla sua parte del bancone e, davanti a tutti, spingerlo verso le bottiglie rompendone una, baciarlo come se fossero soli. Le urla degli amici del bar, Claudio emozionato che lo travolgeva e quando riprendeva fiato annuiva e diceva: «Sì, andiamo». Più passa del tempo con lui e più si rende conto che, in fondo, Claudio ha sempre avuto un grandissimo bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui senza essere intimorito, o frenato, dal suo modo di fare. Qualcuno che andasse oltre la corazza e lo guardasse dritto nell'anima. Grazie al cielo è toccato a me.

Arrivano alla casa, Claudio paga il tassista senza voler sentire discussioni. Il taxi va via. «Guarda che potevamo dividere, riesco a pagare 10 euro Cla. Paghi sempre tutto tu». Claudio ci fa poco caso, prende le chiavi ed apre la porta accendendo la luce. Entrano e appoggiano gli zaini. La casa è fredda e Claudio corre ad accendere il riscaldamento. «Cla? Hai sentito cosa ti ho detto? È inutile che fai finta di non sentirmi, siamo soli».

Claudio torna in salotto, alza gli occhi al cielo. «Sì ho sentito ma non sono d'accordo».

Mario scoppia a ridere, «In che senso scusa? Mica puoi decidere dei miei soldi. Prima mi dovresti sposare almeno».

Mario gli tira la giacca addosso. Claudio alza un sopracciglio. «Non decido nulla. Mi sembra che tu abbia già fatto abbastanza».

Mario si toglie le scarpe. «Ma se vivo a casa tua da settimane e non mi lasci mai pagare niente. Volevi pagarti anche il regalo di compleanno? Fammi capire».

Claudio trattiene la risata. «No cretino. Ma io non ho problemi di soldi. Non vedo perché non devo pagare io quando posso».

Un pugno dritto sull'orgoglio di Mario. «Ah be', scusami Claudio. Tu sei così benestante e io così pezzente. Forse dovrei dormire nello stanzino per non sciuparti le lenzuola di seta». Supera Claudio e va dritto verso le sigarette.

Claudio sbuffa. «Ma perché ogni cosa che dico viene sempre presa come una brutta cosa? Non volevo dire quello, volevo dire che, dato che tu per ora non stai lavorando ed immagino non sia facile, io non ho problemi a pagare le cose nel quotidiano e lo faccio per far star bene anche te. Ho apprezzato quello che hai fatto per me e so quanto ti sia costato».

Mario muove la mano. «Sì, lo vedo come apprezzi».

Claudio sospira: «Non essere ingiusto ora, hai visto la mia reazione».

Mario non può che dargli ragione, «Sì ok, come vuoi, ma questo discorso non lo devi fare. Io non voglio essere mantenuto da nessuno, tantomeno da te, ho sempre lavorato e non ho mai chiesto niente. Con te vale ancora di più, credo che, a lungo andare, rovini la coppia. Oltretutto non fa assolutamente parte del mio carattere. Anzi...», fa un tiro, «a dire il vero ho trovato un lavoro». Sorride.

Claudio ha un'espressione sorpresa. «Ah sì?».

Mario annuisce felice. «Ho parlato con Andrea e ha detto che posso iniziare come barman quando torniamo».

Cosa? Claudio non dimostra nessun tipo di felicità. «...L'Oblò?».

L'espressione di Mario cambia, che c'è? «Sì... L'Oblò».

Claudio va dritto verso la dispensa e tira fuori una bottiglia di brandy.

Mario non capisce esattamente, pensa alla prima cosa plausibile. «Cla, non dirmi che è un problema di gelosia perché davvero staresti esagerando. Va a finire che non potrò nemmeno uscire di casa di questo passo. Andrea è un coglione, non lo calcolo nemmeno, i clienti sono tutti amici tuoi, l'avranno capito a quest'ora che...».

Mario viene interrotto dalle parole di Claudio. «Non c'entra un cazzo la gelosia».

Adesso si sente uno stupido presuntuoso, bene. Claudio si gira col bicchiere in mano. Si vede che le parole di Mario lo hanno ferito, si è sentito come preso in giro per il suo poco autocontrollo. Va verso il patio.

Mario lo blocca con una mano. «Cla, guardami. Stavo scherzando con la storia che non mi fai uscire. Ascoltami». Gli tira su il viso, Claudio non lo guarda. «Non capivo la tua reazione e mi è venuto in mente solo quello, scusa. So quanto provi ad essere meno istintivo. Sai una cosa? Forse non te l'ho mai detto...». Mette le sue braccia intorno al torace di Claudio. Lo obbliga a guardarlo. «Vederti geloso mi fa letteralmente impazzire e mi diventa duro solo a pensarlo». Claudio non riesce a trattenere un sorriso. Vaffanculo, lo sai che quando parli così non riesco a resistere. Mario ride perché sapeva che l'effetto sarebbe stato quello. E continua, alternando con baci dappertutto. «Quando sei geloso», bacio, «vorrei tirarti giù quei pantaloni stretti». Bacio. «E giocare con il mio piercing su tutto il tuo corpo». Bacio. «E poi fermarmi sul tuo...».

Claudio gli mette una mano sulla bocca. «Stai zitto, sto per venire». Gli occhi di Mario ridono innamorati. Claudio toglie la mano. «È inutile con te. Non ti so resistere. Nemmeno quando voglio fare un discorso serio. Poi ti penso nudo e l'unica cosa capace di pensare è il mio cazzo».

Mario ride come un bambino, poi lo guarda. «Quale discorso serio Cla?». Gli sposta un ciuffo dalla fronte.

Claudio diventa serio, lo guarda, aggrotta leggermente le sopracciglia, lo bacia con forza, lo riguarda.

«Tu sei la cosa più speciale che io abbia mai trovato. Sei sprecato dietro al bancone. Voglio che tu ti senta realizzato. Sarei disposto a pagarti un master, giuro, pur di vederti felice. Ti prego, devi credere in te stesso».

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