Claudio e Mario si erano rivestiti ed erano andati in cucina. Claudio aveva aperto il frigo, si erano fatti due panini. Avevano mangiato parlando di cose stupide, non staccandosi gli occhi di dosso, ridendo e baciandosi ogni due bocconi. Poi il mondo reale era arrivato a disturbarli. Il cellulare di Claudio aveva squillato. Lavoro. Anche Mario doveva andare a casa per cambiarsi.
«Ci sentiamo dopo», gli aveva mimato con le labbra mentre Claudio era al telefono ed era uscito.
Mario arriva a casa, entra. Cris in salotto che guarda la tv.
«Sei vivo allora».
Mario sorride, le fa la linguaccia. «Puoi dirlo forte».
Cris mette muto alla pubblicità. «Deduco che con lo stronzo sia andata bene».
Mario alza gli occhi al cielo. «La smetti di chiamarlo così? Ha un nome sai».
Cris si alza. «Lo so, si è anche presentato».
Mario si gira. Già, aveva scordato che Claudio era passato da casa sua. «Che gli hai detto?». Si versa dell'acqua.
«Niente. Che è un coglione, che ti tratta di merda e che se ti fa male se la deve vedere con me».
Mario sospira. «Cris cazzo. Già è difficile così, non ti ci mettere pure tu».
Cris alza un sopracciglio. «Come scusa? Io cerco di proteggerti da lui».
Mario si altera. «Non ho bisogno che tu mi protegga da lui. E non gli mettere strane idee in testa, che per arrivare dove siamo oggi ho già faticato abbastanza».
Cris è sorpresa ed alza le braccia. «Se tu sei innamorato e non vuoi ammettere come ti tratta, ok. Poi però non venire da me quando ti farà soffrire».
Mario va in camera sua. È incazzato. Più che incazzato, turbato. Perché Cris non vede Claudio come lo vede lui? Sa che ha fatto tanti errori ma il modo in cui sta cambiando è sorprendente. Non gli piace che quella sia la considerazione che gli altri hanno di Claudio. Senza nemmeno conoscerlo poi. D'altra parte, odia il fatto che c'è un fondo di verità in quello che dice Cris, sa il bene che gli vuole. Questo lo irrita ancora di più, come se lui fosse il classico esempio di persona che, pur di stare con qualcuno, fa finta di non vedere tutto ciò che subisce. Però no, Claudio è diverso. Io sono diverso.
Con questo giramento di cazzo e maledicendo Cris per avergli rovinato in cinque minuti il giorno più bello della sua vita, si cambia e va a lavoro. Arriva, entra nello spogliatoio. Luis lo segue. Mario lo saluta a malapena, sovrappensiero.
«Terra chiama Mario. Ciao eh?».
Mario si rende conto. «Ehi, scusa Luis, stavo pensando ad altro».
Luis apre l'armadietto. «Tutto bene?».
Mario rimane vago. «Sì sì».
Luis lo guarda. «Di nuovo lui? Che ha fatto questa volta?».
Mario sbotta all'improvviso. «Ma che volete tutti? Fatevi i cazzi vostri». Sbatte l'armadietto e lo chiude. Esce dalla stanza.
Luis è incredulo. Mario inizia a lavorare senza parlargli. Oggi non è giornata. Si sentiva in paradiso e hanno dovuto rovinargli l'umore. In più, hanno dovuto fargli pensare alle cose negative di Claudio. Che credete? Che sia imbecille? Se qualcuno c'ha sofferto, quello sono io. Quindi smettete di fare come se sapeste tutto e lasciate decidere a me. Arriva un cliente, si distrae momentaneamente con il cocktail.
-Claudio-
Claudio aveva visto andare via Mario mentre parlava al telefono. Gli era dispiaciuto staccarsi da lui ma quella telefonata l'aveva tenuto occupato per due ore. Finito di lavorare era andato a farsi una corsa per liberare la mente e per sentirsi bene. Durante i sessanta minuti di running un solo ed unico pensiero. Mario. Credo che questa volta ci siamo veramente. Credo che dopo oggi non tornerò indietro. Credo che davvero, Mario, con la sua ostinazione e sincerità, mi sia arrivato al cuore. Oddio, anche solo pensarlo mi fa sentire un coglione. Sorride da solo. Be' fanculo, è così. Torna a casa, riprende fiato, beve. Si fa un'altra doccia. Sa già cosa farà stasera, dove andrà.
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Occhi dentro occhi
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