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Claudio è sul muretto. Rilegge il messaggio. Mario questa volta ha davvero colpito nel segno. Ripensando a ciò che gli ha detto, Claudio sente di avergli infilato una lama dritta nello stomaco. Sembro idiota cazzo. È davvero così tanto una novità, che sembro un bambino a cui devi insegnare a parlare e a scrivere. Questa sensazione Claudio la odia. Lui, l'avvocato. Come cazzo è possibile che se Mario non mi spiegasse quello che sento, da solo non lo capirei? Com'è possibile che lui sappia più cose sul mio conto, di quante ne sappia io? Tutte le volte che ha sentito parlare dell'amore, che ha visto film, che ha letto libri. Di quanto sia complicato, di quanto ti scombussoli la vita. Che esagerati del cazzo, pensava. Quanto la tirano lunga. Può essere che sia davvero così? Che davvero si facciano quelle famose cose che solo per amore faresti? Può essere che io stia vivendo quelle sensazioni? Non si sa dare delle risposte ma queste sono le domande che lo consumano.

Mario. Devo fare qualcosa. Entra nel locale. Si dirige verso Luca e Mattia.

«Ragazzi. Devo andare. Ci vediamo a Padova quando torno. O almeno, spero di vedervi a Padova e non tra mezz'ora».

Si gira per andarsene, Luca lo ferma. «Cla, per una volta nella tua vita, pensa prima di aprire quella cazzo di bocca. Se non inizi ad aiutarlo, un giorno si stancherà e perderai la migliore occasione della tua vita».

Claudio non risponde con nessuna frecciatina. Annuisce. Se ne va. Sale in macchina. L'ansia di vederlo, la paura che sia troppo arrabbiato. Arriva. La luce è accesa. Almeno è in casa. Bussa. Scrive un messaggio.

Aprimi per favore.

Ribussa. «Mario, per favore, ti devo parlare».

Un altro messaggio.

Ti prego, apri.

Ribussa. «Mario!».

La luce del salotto si accende. La porta si apre. Cris in pigiama, gli occhi semichiusi. «La vuoi smettere?».

Claudio non si aspettava che fosse lei.

«Ah... Scusa... Devo parlare con...».

Cris si stropiccia gli occhi. «Tu devi essere quel coglione di Claudio».

Claudio rimane interdetto. «Come scusa?».

Cris apre gli occhi. «Hai sentito bene. Tu devi essere quel coglione che non prende una decisione e tratta Mario come una merda». Incrocia le braccia al petto. Claudio non sa che dire.

«Be'... io... cioè... sì, sono Claudio». Allunga la mano. Cris alza un sopracciglio. Con una mano afferra la porta pronta a chiuderla. «Senti, Mario non c'è, non so dove sia. Io voglio tornare a dormire». Inizia a chiudere. Claudio indietreggia. Non c'è cazzo. Dov'è? Prima di chiudere. «Claudio. Se continui a fargli male te la vedrai con me. Mario non si tocca. Non so cosa trovi in uno come te ma per quello che dice, sembra anche tu lo abbia stregato. Datti una cazzo di mossa». Chiude.

Claudio pensa alle parole di Cris.

Sa che in parte ha ragione ma, chi cazzo è per parlare?

Inizia a girare con la macchina. Niente, non lo trova. Dove sei? Con chi sei? I dubbi iniziano ad entrare nella sua testa. Non sa più dove cercare. Torna a casa. Parcheggia. Scende. Mario è per terra, appoggiato alla porta del patio, dorme. Il cuore di Claudio trova un po' di pace. Si avvicina, gli tocca la spalla piano. «Ehi...». Non si sveglia. «Mario, svegliati».

Mario apre gli occhi. Dove sono? Che è successo? Fa mente locale. La cena, Claudio, il messaggio, il portafoglio, il cellulare scarico. Si alza di colpo. «Ho lasciato qui il mio portafoglio. Mi serve domattina. Mi si è spento il cellulare».

Claudio sente la durezza nella sua voce. Non era tornato per lui, era tornato per necessità. Che pretendi. «Ah... Non hai letto i miei messaggi?». Claudio tira fuori le chiavi.

Mario è scocciato. «No». Secco.

Claudio continua. «Ero a casa tua pochi minuti fa... Ero venuto a cercarti... ho svegliato la tua coinquilina... tipa interessante...». Claudio sorride.

Mario no. «Claudio muoviti, voglio andare a casa».

Gli occhi di Claudio si abbassano. Quando Mario vuole, sa essere molto duro. Claudio apre, accende la luce. Mario si guarda attorno. Vede il portafoglio sul piano cucina. Lo va a prendere. Lo mette in tasca. Si avvia verso l'uscita. «Aspetta». Claudio gli mette una mano sul petto. I loro sguardi puntati nel verso opposto.

Mario sospira. Il suo tocco. «Claudio, lasciami andare via». Sposta la mano. Fa un passo in avanti. Dai Claudio, di' qualcosa, non lasciarlo andare via.

«Aspetta», sospira, «devi rimanere per tre motivi». Mario si blocca. Non si gira. Claudio parla alle sue spalle. Già è difficile, meglio senza guardarlo. «Primo. Hai ragione». Mario pensa al suo messaggio, l'aveva capito anche questa volta. «Secondo. Ho una fottutissima paura. Non so come gestirla». Mario abbassa le spalle. Quello è il suono di una musica bellissima. Finalmente, Claudio ha ammesso qualcosa. «Terzo, e credo più importante...». Claudio sospira, coraggio. «Non so perché, da quando ti conosco, non riesco a pensare ad altro che a te». Oddio. Mario si gira. Ma come cazzo si fa. Lo guarda. «Non riesco a pensare ad altro se non a baciarti. Non...». Mario fa due passi, lo prende, lo bacia.

Scusate ma lui è la mia droga ed io sono la sua.

Lo bacia con forza, quasi piangono dall'emozione di trovarsi, di toccarsi. Mario è diverso, forte, conduce lui. Hai detto quelle cose, adesso comando io. Quando Claudio alza un braccio, lui lo butta giù. No. Decido io. Quando Claudio cerca di cambiare ruolo, Mario mette ancora più forza. Lo blocca al muro. Claudio non è mai stato in quella situazione. Ha sempre avuto il controllo. Ma con lui è diverso. Vedere Mario con quell'attitudine lo sorprende, lo spaventa, lo fa andare fuori di testa. Mario lo trascina letteralmente al piano superiore. Non dice niente. Claudio lo segue fino alla camera. Mario chiude la porta. Lo inizia a spogliare. Claudio si fa spogliare. In silenzio. Si baciano. Mario si spoglia. Claudio inizia a pensare dove vuole arrivare Mario. No, non è possibile. Mai nessuno. Mai nella mia vita. Il suo cuore inizia ad accelerare. Mario lo fa distendere, lo bacia. Lo tocca. Dio. Claudio lo prende, fa per girarlo di lato. Mario blocca la sua mano. «No». Inizia a spingere la spalla di Claudio come per dire che deve girarsi lui. «Mario... io... non...». Claudio ha paura.

Mario lo accarezza. «Oggi voglio farti mio. Ne ho bisogno Claudio. Ti devi fidare». Lo bacia dolcemente, Mario è sempre Mario.

Claudio lo fissa a lungo. Pensa alle parole di Luca, alle parole di Cris, al messaggio di Mario. Guarda quegli occhi neri. Mario lo vuole davvero. «Io non l'ho mai...», Claudio arrossisce.

Mario gli mette un dito sulle labbra. «Ti chiedo di concedermi questo privilegio. Ho bisogno di entrare dentro di te. Di sentirmi dentro di te».

Claudio sente le lacrime. Pensava non sarebbe mai successo. Annuisce piano. Si gira lentamente. Mario si avvicina con delicatezza. Gli mette un braccio intorno alla vita. Si avvicina al suo orecchio. «Grazie Claudio». Con la sua mano prende quella di Claudio. La stringe. Si avvicina ancora. Claudio sente il suo cuore fortissimo. Si stringono le mani. Per favore, fai piano. Come se Mario ascoltasse i suoi pensieri, gli bacia il collo piano. Si avvicina.

«Respira».

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