Capitolo 61: Sfacciataggine curiosa

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Jesse

La matita mi cade accidentalmente di mano e finisce sul quaderno degli appunti che ho davanti a me, con un leggero colpetto, che tuttavia è sufficiente a ricordarmi di tenere gli occhi aperti, anche se questa mattina sembra davvero un'impresa. Nelle ultime notti ho dormito poco o niente; era un po' di tempo che non soffrivo più di insonnia e non mi ricordavo quanto facesse schifo. Certo, la cadenza flemmatica dell'anziana professoressa di francese non aiuta e il mercato finanziario europeo non è uno degli argomenti più interessanti. Al pensiero che manca ancora un'ora al termine della lezione, la tentazione di addormentarmi cresce esponenzialmente.

Sto per alzare la mano e chiedere di poter fare una visita al bagno, che in altri termini significa passeggiare lungo i corridoi per sgranchirmi le gambe, prendere una bibita fredda al bar e magari fumarmi una sigaretta sul retro dell'edificio, quando la porta doppia dell'aula si apre all'improvviso, facendomi sobbalzare sulla sedia. Questo sì che è un metodo efficace per svegliarmi! Penso infastidito.

"E' lei Miss De Lacroix?" chiede, rivolgendosi alla professoressa, una vocetta impertinente, che tuttavia non posso fare a meno di trovare curiosa. "Mademoiselle Delacroix s'il vous plait" puntualizza la nostra insegnate con quella sua solita odiosa aria stizzita. "Le chiedo scusa, ma questa università è un labirinto e mi sono persa mentre cercavo quest'aula" si giustifica la ragazza appena entrata. Ha l'aria trafelata, come se avesse corso attraverso tutto il college, ma il suo tono di voce non sembra mortificato o dispiaciuto, anzi, ha un sorriso divertito dipinto sulle labbra. E' piccolina di statura; mi colpiscono subito i suoi capelli di un biondo ossigenato: hanno un taglio maschile, corti ai lati, con un voluminoso ciuffo a banana, tenuto saldo grazie ad un bel po' di lacca. La sua carnagione è altrettanto chiara e la maglietta e i jeans bianchi costringono quasi a distogliere lo sguardo per l'abbaglio. "La lezione è già cominciata da un'ora, signorina" la rimprovera Mademoiselle De Lacroix "ora la prego di sedersi, se riesce a trovare un posto libero, e di non disturbare ulteriormente la mia lezione!" taglia corto, prima di proseguire con la spiegazione. La ragazza si volta, sgrana gli occhi e fa una smorfia buffa, davanti alla quale non posso trattenere un mezzo sorriso. Si guarda intorno, ma l'aula non è una delle più grandi e oggi è particolarmente affollata, così decide di sedersi nel posto accanto al mio, che ovviamente è rimasto libero, come al solito. "E pensare che mi avevano detto che la California era uno spasso..." allude ironica con voce sommessa. "Credimi, non hai ancora visto niente" rispondo stando al gioco. Lei si volta sorridente, contenta che abbia colto lo scherzo, poi si presenta: "Piacere sono Holly." Ricambio il saluto presentandomi a mia volta e stringendole la mano magra dalle dita lunghe e sottili. Mi è parso di cogliere un accento del sud, ma a catturare la mia attenzione sono due occhi intensi come il fuoco, cerchiati da uno spesso strato di trucco nero, che tuttavia non risulta eccessivo sul suo viso minuto.

"Signorina, la prego" la professoressa richiama la nostra attenzione "Che cosa le avevo chiesto? Evidentemente ha capito subito quali sono le frequentazioni più auspicabili qui alla West Coast University. Quindi perché lei e il signor Carter non uscite dalla mia aula, affinchè possiate conoscervi meglio in tutta tranquillità? Vi ringrazio." Con la solita gentilezza ipocrita Mademoiselle-di-sto-cazzo ha deciso di sbatterci entrambi fuori dall'aula, indispettita dalle due chiacchiere che io e Holly abbiamo a malapena scambiato e che a suo parere erano fonte di disturbo. La dovrei ringraziare, dal momento che a me non ha fatto altro che un piacere, tuttavia mi sento in colpa per aver messo nei pasticci questa ragazza che non ho mai visto prima.

Quando glielo comunico, una volta usciti nel corridoio, Holly replica: "Che? Guarda che mi hai fatto solo un gran favore. Odio il francese, ma a quanto pare in questa università è presente in tutti i corsi. Comunque vengo dal Tennessee: l'anno scorso ho passato il test di ammissione per questa università, ma purtroppo i posti a numero chiuso erano già esauriti e io non avevo fatto domanda in nessun altro istituto. Per fortuna a metà semestre una ragazza del primo anno si è dovuta ritirare, così mi hanno chiamata e io ho colto l'occasione al volo. E così eccomi qua. Ma devo ammettere che mi sento più persa qui che tra i campi in mezzo ai quali sorge la fattoria della mia famiglia" scherza, con una risata cristallina e contagiosa. Mi piace la sua aria sfacciata, inoltre è spontanea e spiritosa, qualità sconosciute ai membri dell'elite californiana. "Non ti preoccupare, ci si abitua credimi. Anche io non sono di queste parti" le spiego con la mia solita concisione. Per fortuna, inaspettatamente, non indaga ulteriormente su di me. "E del cibo che mi dici?" si informa "E' quasi mezzogiorno e io ho una fame! Ti andrebbe di farmi strada verso la mensa o in questo prestigioso college è previsto il piano bar per l'ora di pranzo?"  Scoppio di nuovo a ridere, dopo giorni durante i quali non sorridevo neppure, e con un cenno le indico la direzione da seguire.

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