Capitolo 76: Punizione

40 3 0
                                    




Jesse

"Signor Carter, la ringrazio per essersi presentato nel mio ufficio con così poco preavviso il primo giorno delle vacanze primaverili, ma avevo necessità di incontrarla quanto prima. Bene, immagino si starà chiedendo perché si trova qui..."

La voce della professoressa Powell non presenta mai variazioni di tono, mettendo così l'ascoltatore nella rischiosa condizione di entrare in una sorta di trance, senza prestare la minima attenzione a quanto sta dicendo. Senza contare che per me, oggi, la sfida si presenta ancora più difficile, specialmente dopo la giornata di ieri e il litigio avuto con Joey. Non capisco perché la Powell mi abbia convocato; è vero che i miei voti non sono dei migliori ultimamente, ma non ritengo la mia situazione poi così critica. Mi guardo intorno, constatando quanto la sede del consiglio direttivo della West Coast University grondi di un lusso ancor più vergognoso degli altri edifici del campus.

A un certo punto mi accorgo che la Powell è rimasta in silenzio e mi fissa con gli occhi socchiusi a fessura. Evidentemente si aspetta una mia reazione, così io, cosciente a mala pena di quanto ha appena pronunciato e non sapendo che fare di preciso, mi limito ad annuire. La professoressa sembra soddisfatta e così prosegue: "Sono stata contattata dal professore di informatica del suo corso qui alla WCU, il quale mi ha esposto il progetto che lei gli ha presentato qualche tempo fa, inerente ad un nuovo softwer di elaborazione dati, che permette di creare dei programmi multimediali..." la sua difficoltà in materia tecnologica risulta evidente persino a lei, tanto che decide di risolvere dicendo: "Bè insomma, non me ne intendo di queste faccende virtuali, ma ho capito subito il proposito onorevole che tale progetto vuole concretizzare, sensibilizzando le persone circa le realtà più disagiate, e soprattutto nobile è stato il suo interesse al riguardo, come ha evidenziato lo stesso professore."

Non capisco dove voglia arrivare. Sono in condizioni pessime: ho la testa che mi scoppia, preda della paranoia che non mi lascia da quando ho cacciato Joey dalla mia camera senza più vederla. Sarebbe quindi più facile se la Powell si decidesse a parlar chiaro, perché ora come ora mi sta solo facendo perder tempo. E poi che cosa centra il softwer a cui ho dedicato il mio tempo ultimamente? Sta a vedere che l'intenzione della professoressa è quella di rimproverarmi per aver trascurato lo studio. Fanculo! Mi fa persino pentire di aver accennato la questione al professore di informatica; cretino io che speravo di poter condividere il mio patetico entusiasmo con qualcuno che ne capisse qualcosa.

La Powell nota la mia distrazione e mi schiocca fastidiosamente le dita davanti al naso. Ma che cazzo? Chi si crede di essere? Oggi sono proprio al limite della sopportazione. "Signor Carter so che starà già pensando ai suoi piani per le vacanze, ma la prego di dedicarmi due minuti della sua attenzione. Il professore di informatica ha contattato un certo Thompson a Chicago, anche lui esperto in materia, che ha dato ottime referenze a suo riguardo. Insomma Jesse, noi abbiamo deciso di credere in te" la Powell si tira in avanti sull'ampia sedia di legno scuro rivestita di pelle marrone e si sporge verso di me sulla sua scrivania, come se volesse rivelarmi un segreto. Ha un sorriso serafico, che tuttavia trovo inquietante e a cui rispondo inarcando un sopracciglio, sempre più confuso da quanto cerca di dirmi. "Il consiglio direttivo ha deciso di devolvere parte dei fondi ricavati quest'anno a lei e a un altro ristretto numero di studenti che lavoreranno a tale progetto durante il prossimo anno, avendo la possibilità di presentarlo successivamente in un concorso a livello internazionale. Jesse, questa è una grande occasione per te!" esclama la Powell entusiasta, rivolgendosi a me passando dal lei a tu e mostrandomi un'espressione orgogliosa.

Ok, questo proprio non me l'aspettavo. Non può essere. Non credo nemmeno di capire. Vogliono seriamente coinvolgermi in un simile progetto accademico? Insomma, vogliono proprio uno come me? "Professoressa, mi scusi, ma non capisco: sta dicendo che effettivamente io..." provo a spiegare i dubbi che mi affollano la mente, ma la Powell mi interrompe scuotendo la testa, senza mai togliersi quel sorriso pacifico dalle labbra: "Jesse, ti verrà automaticamente assegnata la borsa di studio per rimanere qui e concludere gli studi! Ovviamente solo se la tua media rimarrà al di sopra della sufficienza, ma, considerate le tue capacità, non credo che questo richiederà un grande sforzo da parte tua." Ancora non ci credo. Insomma a detta sua questo progetto sembrerebbe una figata, ma non so se ne sono all'altezza. E se dovesse risultare solo una grande fregatura e uno sforzo inutile? Espongo nuovamente le mie incertezze alla Powell: "Professoressa sarebbe una grande opportunità, ma non mi sono mai dedicato a una responsabilità così seria e impegnativa; e se poi non riuscissi a portare a termine l'incarico? Nessuno ha mai scommesso su di me" confesso, tenendo lo sguardo basso. "Ah c'è una prima volta per tutto signor Carter e il primo a scommettere su di lei dovrebbe essere lei stesso! E poi qualcuno che crede in lei c'è: quel Thompson si è dilungato molto nell'esporci il suo potenziale e anche noi qui alla WCU ce la sentiamo di correre questo rischio. Non bisogna forse puntare per guadagnare?" La Powell alza un sopracciglio, assumendo uno sguardo furbo di cui non la ritenevo capace e lasciandomi senza parole. Cazzo, è una faccenda seria! Lei sembra leggermi nel pensiero e infatti conclude: "Pensaci su Jesse e presentati con una risposta al termine delle vacanze primaverili, anche se onestamente non credo tu debba interrogarti molto su un opportunità così grande. Insomma, che male c'è a cogliere una sfida? Da quanto ne so, lei signor Carter è solito rischiare, o forse mi sbaglio?"

CHI NON RISCHIA NON VINCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora