Capitolo 28: I could be someone...

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Joey

Durante l'intero tragitto percorso in moto per giungere alla spiaggia non sono riuscita a liberarmi dal desiderio irrazionale di fuggire, ma per la prima volta non da sola. A stento mi sono trattenuta dal chiedere a Jesse di non fermarsi una volta raggiunta la costa, ma di proseguire, di andare il più lontano possibile, soltanto io e lui, lasciandoci alle spalle tutti i nostri fantasmi e i guai che ancora ci aspettano. Mentre ci allontanavamo dal college, percorrendo la strada tortuosa della collina, stringevo le braccia attorno alla sua vita, seduta dietro di lui sulla sella, e non ho potuto fare a meno di volare con l'immaginazione, come al solito, sognando una vita diversa, insieme a Jesse; una vita anonima, senza nulla di speciale, ma a mio parere piena di significato grazie alla sua presenza accanto a me. Per la prima volta ho sentito di appartenere a qualcuno, a un posto sicuro che non devo cercare altrove, in qualche favola per bambini, ma che è esattamente al mio fianco. Realizzare questo tuttavia è stato più che altro doloroso, perché so che dopo domani notte nulla sarà più come prima, indipendentemente dal risultato della gara, ho il presentimento che Jesse si allontanerà da me ancor prima di essere mai stato davvero mio. Quando ho accettato di trascorrere la serata con lui gli ho anche chiesto se potevamo tornare ancora una volta alla spiaggia, per sentire il rumore delle onde che riesce a tranquillizzarmi. Non c'è alcuna ragione logica dietro alla mia decisione di passare del tempo insieme a lui proprio questa notte, durante la quale ogni minuto rintoccherà sull'orologio con il suono di un malinconico addio, ma onestamente non riesco a pentirmene: so di aver fatto la scelta giusta perché ho bisogno di lui, lo voglio, anche se solo per quel poco tempo che ancora ci è concesso. Non so cosa accadrà dopo la corsa, ma so per certo che Martin non si darà per vinto in ogni caso: la sua mente folle avrà sicuramente già predetto un risvolto della situazione inaspettato per chiunque altro.

Io e Jesse passeggiamo mano nella mano lungo la riva, io con le scarpe da ginnastica e lui con i soliti anfibi, per proteggerci dall'umidità di cui la sabbia si permea nelle nottate invernali. Il vento soffia più forte del solito e non posso fare a meno di guardare di sottecchi il ragazzo tenebroso che cammina al mio fianco: lo trovo così affascinante, avvolto in questa nebbia misteriosa che nessuno potrà mai dissipare; guarda fisso davanti a sé e ogni tanto si ferma voltandosi verso l'oceano. È frustrante non riuscire a capire cosa lo tormenti, ma è evidente che senta la necessità di dire qualcosa e questo è molto strano per lui, solitamente così taciturno. Io finora non me la sono sentita di parlare, perché in questo momento non credo di essere in grado di trovare le parole, perse nella confusione di emozioni che mi attraversano, ma a un certo punto decido di fermarmi davanti a lui: gli accarezzo la guancia con una mano, che lui stringe nella sua accompagnando il mio gesto, poi mi alzo sulle punte dei piedi e lo stringo forte a me, passandogli le dita tra i capelli spettinati. È l'istinto a dirmi che Jesse ha bisogno di essere rassicurato ora più che mai, anche se probabilmente nemmeno lui se ne rende conto e di certo non lo ammetterà. Quando mi stacco da lui, nota che ho gli occhi lucidi e, portando una mano al mio viso, mi asciuga una lacrima con il pollice; accidenti, sono un disastro! Ma perché devo sempre piangere? Penso sconsolata.

"Perché ho la sensazione che questa sia la fine di qualcosa che forse non è nemmeno mai cominciata? Domani notte cambierà tutto in ogni caso, non è così?" trovo il coraggio di chiedergli. Jesse mi guarda intensamente e, nonostante non risponda, so che anche lui la pensa come me, poi intreccia di nuovo le dita tra le mie e riprendiamo a camminare lungo la spiaggia, immersa nel buio della sera tarda e illuminata solo dalle luci della strada. "Joey io ti devo delle scuse" dice poi all'improvviso, senza incrociare il mio sguardo "non sono stato onesto con te: ti ho mostrato una persona che in realtà non sono, ma la verità è che questa non era la mia intenzione, è stata solo la conseguenza del fatto che ho illuso me stesso. Ho creduto di potermi trovare bene qui, di poter essere diverso, ma non è così." Le mie labbra si schiudono in un espressione confusa, che rivela la mia incapacità di capire quanto Jesse sostenga; le sue affermazioni mi appaiono senza senso. "Jesse, ma che stai dicendo? Ti ho già spiegato quanto tu per me sia speciale e unico rispetto a tutto ciò che ho sempre conosciuto, diverso in meglio. Tu non mi hai ingannata, sono stata io a farlo, ma tu hai saputo leggere dentro di me, hai saputo capirmi, cosa che io invece non riesco a fare nei tuoi confronti. Quindi forse l'unica cosa che potresti fare è permettermi di conoscerti davvero e sappi che nulla potrà mai allontanarmi da te, perché io mi sono innamorata di chi sei davvero quando stai con me, del Jesse autentico" tento di spiegargli quanto significhi per me e di trattenerlo ad ogni costo, anche con le unghie se necessario, perché so dove vuole arrivare: sento che sta lentamente scivolando tra le mie dita, che si sta allontanando, spinto ancora una volta dalla paura di perdere ciò a cui tiene. "No, non sto dicendo questo Joey" prosegue "con te sono sempre stato me stesso, forse per la prima volta, ma questo è l'effetto che mi fai tu. La vita là fuori è più complicata e io non potrò restare sempre al tuo fianco, separato dal mondo, perché prima o poi dovrò tornare ad affrontare quando mi sono lasciato alle spalle e allora scoprirai un lato di me, l'unico che io conosca e sappia davvero gestire, che non ti piacerà e soprattutto che potrà ferirti."

"Di che cosa si tratta Jesse? Da cosa stai scappando? È nascondendomi queste cose che non sei onesto con me e lo so perché anche io ho fatto lo stesso per tanto tempo, ma tu ti devi fidare: sai che non mi spaventano le apparenze, che so vedere olt...

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"Di che cosa si tratta Jesse? Da cosa stai scappando? È nascondendomi queste cose che non sei onesto con me e lo so perché anche io ho fatto lo stesso per tanto tempo, ma tu ti devi fidare: sai che non mi spaventano le apparenze, che so vedere oltre le cose, quindi perché preferisci rinunciare a ciò a cui tieni senza lottare solo per paura di perderlo?" esclamo esasperata, sfilando le mie dita dalle sue e portandomele tra i capelli raccolti in una coda di cavallo. "E' questo che credi di me? Che io scappi senza lottare?" adesso è lui a gridare, sporgendosi in avanti verso di me: "E' quello che sto facendo Joey! Lotto per te, affinchè tu sia al sicuro, è per questo che ho accettato la sfida. So che ti sembra folle, ma combattere è l'unica cosa che so fare e tu potrai stare bene solo lontano da me, lontano da una persona che vive una guerra senza fine! Vuoi che mi fidi di te? Che ti racconti la storia dietro a ogni mia cicatrice? Affronto il problema di gestire la rabbia e l'aggressività che mi porto dentro fin da bambino, è ciò che mi ha messo nei casini a Chicago, che mi ha coinvolto in innumerevoli risse senza alcun motivo. Si tratta della voglia di evadere, di ribellarmi, che mi ha fatto arrestare per furto a sedici anni, quando mi ero intrufolato in una tabaccheria solo per fregare qualche sigaretta, evitando di finire in riformatorio semplicemente perché ero giovane e al mio primo arresto. Non ho prospettive migliori di passare ogni sera in qualche sporco garage a battermi in folli incontri di boxe o a scommettere a carte con degli idioti che hanno più precedenti penali del numero di volte che si sono sbattuti per cercarsi un lavoro..." Non riesco a trattenermi dall'interromperlo prendendo il suo viso tra le mani e premendo le mie labbra sulle sue. Dopo nemmeno un secondo, Jesse stringe forte le braccia attorno alla mia vita, sollevandomi leggermente, e ricambia il bacio con intensità: la sua lingua non chiede permesso nello schiudermi le labbra e cercare la mia e, quando la trova, mi rivendica con decisione. Continuo a ripetergli quanto io lo ami ancora di più, che niente potrà cambiare ciò che provo e che non lo lascerò mai, mentre lui mi morde il labbro inferiore giurando di amarmi. Quando mi rimette a terra appoggia la fronte sulla mia: "Mi hai fatto perdere la testa Joey" mi confessa arrendendosi disperato, ma accennando un sorriso; tiene gli occhi socchiusi, mentre strofina il naso sul mio e, nonostante tutto quello che ci aspetta, in questo brevissimo istante credo di non aver mai provato un sentimento tanto intenso.

Passeggiamo ancora per pochi minuti quando Jesse all'improvviso si ferma di nuovo e, guardano fisso davanti a sé, dice tutto d'un fiato: "Voglio fare l'amore con te Joey." Il mio cuore si ferma, perdendo più di un battito, mentre il mio stomaco fa un'improvvisa capriola di fronte a questa confessione inaspettata, che mi ha mozzato il fiato. "Jesse..." mi volto verso di lui e penso che nemmeno l'oscurità della notte possa camuffare il rossore che mi colora le guancie. Tutto il mio copro è invaso da un calore intenso, mentre Jesse prosegue: "Mentre venivamo qui in moto e sentivo le tue braccia strette attorno a me, per la prima volta mi è sembrato di poter essere qualcuno e questa notte voglio esserlo per te. Ti voglio Joey, dal primo istante, ma ora più che mai e non posso più nasconderlo. Puoi fidarti di me e voglio farti capire quanto io mi fidi di te, l'unica che mi abbia mai capito e amato davvero. Se questa è la nostra ultima notte, viviamola nel modo migliore: sei la mia scelta giusta Joey." Non riesco a rispondere nulla, mi limito ad annuire per poi sussurrargli che lo voglio anche io e so che questo è il momento giusto; se non ora quando?

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