Jesse
Sono sveglio da circa quindici minuti, sdraiato nel mio letto con le mani incrociate dietro la nuca. Indosso solo un paio di pantaloncini da basket e il caldo secco, che, alle soglie dell'autunno, permea ancora l'aria californiana, mi si appiccica addosso. Il sole sta sorgendo solo adesso: la mattina sono abituato a svegliarmi sempre piuttosto presto e a quest'ora il campus è ancora avvolto dal silenzio; solo i rumori lontani dei giardinieri, che all'alba si occupano del parco, raggiungono ovattati la mia camera al piano terra. Accompagnato dal russare sommesso di Ben a cui ormai mi sono abituato, sono immerso nei miei pensieri. Ormai è trascorso un po' di tempo che mi ha permesso di ambientarmi ed entrare nella routine della vita del college e finchè nessuno mi rompe le palle penso di poter sopravvivere. Le lezioni sono piuttosto noiose e i professori, per la maggior parte, sono solo interessati a prendersi lo stipendio facendo il loro dovere senza nemmeno guardarti in faccia, il che a me fa piuttosto comodo, dal momento che non ho nessuna intenzione di farmi notare. Ho capito che con il minimo sforzo dovrei riuscire ad ottenere i risultati sufficienti per passare gli esami. Non ho interesse nel farmi degli amici e mantengo la convinzione con cui sono arrivato qui, cioè che questo non è il mio mondo né una realtà a cui mi abituerò mai, ma devo ammettere che Ben è un compagno di stanza quantomeno decente ed è anche piacevole trascorrere del tempo con lui, quando tiene a freno il suo inspiegabile e irritante entusiasmo per ogni inutilità. Mi propone sempre di presentarmi i suoi amici ma io per ora preferisco starmene per i cazzi miei. Per ora? Mi stupisco pensare. Sul serio? Come se avessi intenzione di trascorrere molto tempo qui, rifletto, confuso dal mio stesso ragionamento.
E poi c'è quel fastidioso chiodo fisso, che odio ammettere non riuscire a togliermi dalla testa: sono passati diversi giorni dalla sera della festa di inaugurazione e da allora non ho più rivisto Joey, l'ho incrociata qualche volta per i corridoi, ma lei non mi ha notato e non ha più frequentato le ore di lezione del professor Collins. Quella ragazza abita i miei pensieri da allora: non che mi interessi a livello personale, chiaramente, ma sento che in lei c'è qualcosa di irrisolto. È come un maledetto rompicapo, quelli che io da ragazzino ho sempre odiato e che finivo per distruggere dopo due secondi, essendomi rotto le palle nel provare a risolverli senza successo. Ma lei è diversa, ha la capacità di stregare, il che non so se sia un bene o un male; di certo sta combattendo contro qualcosa, porta avanti una battaglia che probabilmente tiene nascosta a tutti, ma io, non parlando molto, sono diventato bravo ad osservare e certe cose non mi sfuggono. Sta attraversando una tempesta e sento che potrebbe travolgere anche me, quello che mi spaventa è che non so se mi dispiacerebbe.
Attraverso la piazza principale del campus, dirigendomi verso l'edificio dove c'è la mia aula, ma noto una certa agitazione che attraversa i capannelli di ragazze e ragazzi che aspettano di cominciare la prima ora di lezione. C'è un costante mormorio che rimbalza da un gruppetto all'altro e tutti lanciano occhiate verso alcuni ragazzi in piedi vicino alla scalinata d'accesso. Circondano un tipo che non ho mai visto prima e che di certo si distingue dagli altri: non è molto alto, indossa un giubbino nero e il ciuffo di capelli castani è nascosto sotto un cappellino da baseball. Sta fumando quella che evidentemente non è una sigaretta, sotto lo sguardo indifferente di un addetto alla vigilanza, che passeggia tranquillamente per i viali del giardino circostante. Mentre parla, sulle labbra ha dipinto un ghigno che mi fa istintivamente venir voglia di spaccargli il naso, senza bisogno di un motivo. Gli passo accanto senza smettere intenzionalmente di fissarlo, lui ricambia lo sguardo con due occhi che sembrano lamine taglienti e visto che io non cedo fa uno scatto in avanti come per mettermi paura, ma io proseguo imperturbabile.
Raggiungo Ben, che sta aspettando alcuni amici in piedi fuori dall'aula, dove si tiene la prima lezione della giornata. Attraversando il corridoio percepisco diversi mormorii: "Hai sentito? E' tornato!" squittiscono alcune ragazze con voce emozionata; "Campbell è qui!" esclamano esaltati altri, sperando di essere i primi a dare la notizia. "Ma che succede?" chiedo a Ben. "Martin Campbell è tornato. Quest'anno è arrivato persino in anticipo" mormora lui sarcastico. "Si tratta forse di un nuovo messia, della cui venuta io non ero a conoscenza?". Ben sogghigna sommessamente, in maniera insolita per lui, senza voler farsi notare e spiega: "E' il classico boss del campus ed è brutto ammetterlo, ma ha davvero la possibilità di ottenere tutto ciò che vuole. Suo padre è un grande uomo d'affari inglese, la cui azienda ha diverse sedi anche in America, tra cui una qui in California ed è il presidente del consiglio amministrativo della West Coast University, di cui finanzia generosamente tutte le iniziative. Questo è il principale motivo per cui Martin, dopo essere stato espulso da due università private inglesi, è stato ammesso alla WCU. L'anno scorso sono state più le volte che è stato sospeso dei giorni di college che ha frequentato e calcola che la sorveglianza molte cose gliele lascia passare. Venduti di merda!" Ben sputa fuori tutto d'un fiato, con voce bassa, per non essere sentito. Io però non sono sconvolto dalla cosa come forse si aspetterebbe, infatti incuriosito, come se nulla fosse, chiedo di nuovo: "In che cosa è coinvolto?". "Si dice faccia circolare nel campus sostanze illegali ed è a capo di un giro di scommesse clandestine su diverse cose, tra cui corse automobilistiche non autorizzate". Non ho il tempo per assimilare le informazioni che vedo Joey avvicinarsi a noi con un espressione serena sul volto e mi chiedo se si stia dirigendo proprio verso di me. Prima che sia sufficientemente vicina, Ben aggiunge, sussurrandomi all'orecchio: "Ah, dimenticavo, Martin è l'ex ragazzo di Joey" a quel punto mi volto verso di lui con l'espressione sorpresa che prima si aspettava da me. "Ciao Ben! Jesse!" saluta allegra Joey e io vengo investito da quel piacevole profumo di vaniglia; si ferma davanti a noi con i libri tra le braccia stretti al petto. "Non ci credo!" esclama ironico Ben, ritrovando il suo tipico brio "Joey Parker conosce il mio nome!" la prende in giro. "So bene chi sei Benjamin" gli risponde pronta "l'anno scorso frequentavamo lo stesso corso di scienze applicate." Poi si rivolge a me: "Come stai Jesse? Ti sei ambientato ormai?" mi travolge con la sua solita valanga di domande e io le rispondo annuendo con un cenno, secondo la mia proverbiale loquacità, ma lei non si scoraggia e continua la conversazione: "Ma che succede oggi? Tutti hanno una tale agitazione..." non fa in tempo ad aggiungere altro perché, arrivando da dietro le mie spalle, si precipita verso di lei l'amica dai capelli scuri con cui ballava alla festa. È decisamente più carina da sobria e con un aspetto meno trasandato. Tuttavia non ha più l'aria divertita che la contraddistingueva, il suo sguardo è preoccupato, quasi allucinato e l'espressione corrucciata: "Joey" le si avvicina afferrandole il braccio e guardandola dritta negli occhi: "E' tornato." La avverte con un tono solenne. L'allegria che colorava di un rosa tenue le guance di Joey scompare dal suo volto, che, diventato improvvisamente pallido, assume l'espressione di un fantasma. Ecco di nuovo quel terrore che rende i suoi occhi ancora più lucenti.
Non ha il tempo di reagire che il gruppetto di ragazzi che indugiava davanti alle scale si dirige verso di noi, preceduto dallo stesso Martin, accompagnato da un inconfondibile odore di erba. Si ferma presso di noi, cinge bruscamente Joey in vita con un braccio e con l'altra mano le blocca entrambi i polsi, con cui lei tenta di allontanarlo. Avvicinando le labbra al suo orecchio, le dice con quel maledetto ghigno: " Principessa non devi più temere, il tuo re è tornato! Adesso ti proteggo io." urla per farsi sentire da tutti e mettendo intenzionalmente Joey in imbarazzo, poi aggiunge con un sussurro roco "Ora sei di nuovo mia!" e la allontana da se con troppa foga, fissando gli occhi nei miei prima di passare oltre, urtandomi con una spallata. L'unica cosa che mi trattiene dal spingerlo contro il muro e riempirlo di botte è la preoccupazione di vedere se Joey sta bene, ma non faccio a tempo ad incontrare il suo sguardo, che lei mi oltrepassa mormorando un "scusatemi..." con voce sconvolta e fuggendo via, per l'ennesima volta da quando la conosco. Qualcosa mi dice che anche oggi non si presenterà a lezione.
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CHI NON RISCHIA NON VINCE
RomanceSTORIA COMPLETA (Fan Fiction: The O.C.) (Prequel de IL CORAGGIO DI AVERE PAURA) Jesse, un ragazzo della periferia di Chicago ormai quasi ventenne, ha imparato presto a colpire duro almeno quanto fa la vita per sopravvivere nel posto in cui è cres...