Capitolo 59: Cerca di stare bene

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Jesse

Martin ha trascorso gli ultimi giorni in infermeria, sotto osservazione. Se l'è vista davvero brutta. In ogni caso ora sta meglio, anche se quei lividi e quelle ferite ci metteranno un po' a scomparire. Gli è stato concesso di mantenere la massima riservatezza, così suo padre non è stato avvisato e per fortuna il personale medico non ha fatto troppe domande. Ha deciso di ritirarsi dalla West Coast University e completare gli studi da privatista, seguendo corsi online e potendosi così laureare comunque. Fra pochi mesi compirà ventuno anni e disporrà liberamente del denaro che ha depositato qui in America per potersi sistemare. Ha detto poi di voler tornare in Inghilterra e mettere la testa a posto, ma nel frattempo trascorrerà questo periodo a Beverly Hills, presso la villa di quell'amica di sua madre a cui aveva accennato, sperando che possa dargli una mano a rimettersi in piedi e a risalire, dopo aver toccato il fondo, come lui stesso ha ammesso.

E ora eccoci qui: io e Joey, davanti a Martin, in prossimità della fermata della corriera poco fuori il campus, mentre lo salutiamo un'ultima volta prima che salga su un autobus che lo porterà a Los Angeles. Ha un'espressione un po' smarrita, sarà perché è sempre stato abituato a spostarsi con l'elicottero dell'azienda di suo padre e non ha mai preso un mezzo pubblico in vita sua, come ci ha confidato ironicamente poco fa, ma è determinato a farcela con le sue forze. Sono felice abbia deciso di dare una svolta alla sua vita e di provare a stare bene. Eppure non ce la faccio a mostrarmi contento. C'è una strana malinconia nell'aria, che non posso fare a meno di trovare patetica, ma che al tempo stesso mi è impossibile reprimere. Sarà colpa della rigidità di cui tutto il mio corpo è vittima, poiché avverte la presenza di Joey al mio fianco. Tra di noi c'è una distanza più ampia del solito e finora non me la sono sentito di incrociare il suo sguardo. Negli ultimi giorni ci siamo visti unicamente quando andavamo a trovare Martin durante il suo ricovero e in quelle occasioni abbiamo scambiato solo frasi di circostanza, rese necessarie dalla situazione che condividevamo.

"Grazie Martin, lo sai per cosa" lo saluta Joey. Lui annuisce e la abbraccia e per la prima volta la scena non mi dà fastidio, a questo punto non so se sia un bene o un male. "Ciao principessa, cerca di stare bene" replica. Poi si volta verso di me e mi porge la mano. Ricambio la stretta, mentre lui mi dice: "Chicago, grazie per tutto. Non avrei mai pensato di dirlo, ma senza di te non sarei qui. Tieniti fuori dai guai, ma se un giorno avrai bisogno di un socio per qualche scommessa, incontro o gara clandestina sai dove trovarmi. Così potremo ricordare i bei vecchi tempi" scherza. Joey ci fulmina entrambi con lo sguardo, finchè non scoppiamo tutti e tre a ridere.

Dopo che l'autobus si è allontanato. Mi volto verso Joey e le faccio un cenno con il capo, prima di andarmene. "Jesse aspetta..." mi chiama, nel tentativo di trattenermi. Quando mi volto, vedo che ha le labbra socchiuse e cerca invano le parole da dire. "No. Voglio lasciarti il tempo e lo spazio che hai chiesto. Non rendere le cose più difficili. Caio Joey, buona fortuna" la saluto con un sorriso debole. Poi mi volto di nuovo e cammino senza guardarmi indietro, serrando la mascella e stringendo i denti, non so nemmeno io se per la rabbia, per il dispiacere o per entrambi. O forse per il semplice fatto che non sono minimamente d'accordo con quello che sto facendo.


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