Capitolo 17: Demoni

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Joey

È come se avessi corso per migliaia di chilometri, continuando a guardarmi le spalle, inseguita da quei demoni che da sempre mi porto dentro. Sono sempre stata sola e ho continuato a ripetermi che era meglio così. Sai di potercela fare solo se conti unicamente su te stessa, perché se ti affidi agli altri, questi finiranno inevitabilmente per deluderti e allora non riuscirai più a risalire la corrente fino alla riva, in attesa di essere trascinata di nuovo al largo e a questo punto non importa quanto griderai, starai solo sprecando la voce perché gli altri se ne fregano una volta che hanno capito quanto sia dura. Eppure mi sono fatta illudere di nuovo dall'idea che effettivamente qualcuno di cui fidarsi ci sia, ecco perché l'ho chiamato e ora, mentre appoggio le spalle al muro e faccio respiri profondi per calmarmi, non posso fare a meno di sperare di vedere arrivare Jesse il prima possibile, vittima di nuovo di quella speranza che qualcuno possa davvero aiutarmi.

Non posso spiegare il sollievo che provo quando lo vedo correre verso di me, con quell'espressione dura che forse spaventerebbe altri, ma che a me infonde profonda sicurezza. Jesse ha i capelli biondi spettinati al vento e indossa la solita maglietta bianca attillata con lo scollo a V: probabilmente altre ragazze non sarebbero d'accordo, ma io non posso fare a meno di trovarlo davvero bello e soprattutto pericolosamente attraente. Come se il mio stato non fosse già abbastanza pietoso, quando mi stringe tra le sue braccia forti e piene di tatuaggi, scoppio a piangere, travolta da un misto di sollievo e di disperazione, data dalla consapevolezza che questa sensazione di sicurezza e protezione non sarà mai la mia realtà.

"Va tutto bene piccola" continua a ripetermi in un sussurro, mentre mi abbraccia e mi accarezza la schiena

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"Va tutto bene piccola" continua a ripetermi in un sussurro, mentre mi abbraccia e mi accarezza la schiena. Non riesco a smettere di balbettare delle scuse senza senso, mentre lui mi scruta con qui profondi occhi grigi, delle stesso colore del mare in tempesta di cui sono in balia da tempo. "Cosa è successo?" mi chiede preoccupato, mentre io non riesco a trattenermi dall'abbracciarlo di nuovo, sentendo il battito accelerato del suo cuore che tuttavia mi infonde tranquillità. "Qualcuno ti ha fatto qualcosa? È stato quello stronzo di Martin? Giuro che se lo vedo..." per la prima volta è lui ad investirmi di domande. "No, Martin non centra niente. Non so nemmeno dove sia, è un po' di giorni che non si fa vedere" rispondo con voce più calma "non capisco cosa mi sia successo: all'improvviso sono stata presa dal panico, ma non so il perché" mento e lui se ne accorge. "Smettila di prendermi in giro Joey, smettila di ingannare te stessa. Perché non ti fidi di me? Perché non ti lasci aiutare? Non so di cosa si tratti, ma ti devi liberare dal peso che porti dentro, da questa paura..." mi rimprovera con tono severo, ma io non lo lascio continuare e lo bacio disperata, come se lui potesse portarmi lontana, come se lui potesse salvarmi. Lui ricambia con la solita rabbia che lo contraddistingue e che paradossalmente mi fa sentire desiderata per la prima volta. "Sei un tesoro così prezioso, sei una ragazza meravigliosa e perfetta, non c'è nemmeno una briciola del male che riempie il mondo in te, quindi perché ne sei vittima?" mi chiede poi più dolcemente. "Non sono perfetta Jesse, non c'è niente di meraviglioso in me o nella mia vita. Io sono una persona spregevole, infestata da quel male. Dico bugie: è l'unica cosa che so fare, costruisco la mia vita sulla menzogna e mi circondo solo di falsità e stai attento perché potrebbe divorare anche te! Non ti avvicinare troppo, Jesse, perché dentro di me è così buio che non immagini!" grido disperata in preda all'isteria, prendendolo a pugni sul torace per allontanalo da me, ma lui mi blocca i polsi con una presa ferma e mi stringe a sé più forte: "Perché mi ripeti di stare attento, pensi abbia pura? Non sai nemmeno le cose che ho visto e attraversato. È evidente che non riesco a starti lontano e nemmeno tu, quindi perché ci provi per poi tornare a cercarmi? Da che cosa stai scappando Joey?" chiede, guardando nel vuoto e sapendo che non riceverà risposta, mentre io appoggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi, concentrandomi sulle mani che mi accarezzano dolcemente la schiena e i capelli.

E poi faccio la cosa più stupida: parlo senza pensare, forse ancora sconvolta da quello che mi è successo poco fa, forse perché per la prima volta mi sembra di aver trovato un posto caldo a cui appartenere, forse perché non ho mai avuto qualcuno che tenga davvero a me e sia in grado di prendersi cura di me o forse perché sono ubriaca del suo profumo al punto da credere di provare davvero ciò che rivelo in un sussurro: "Ti amo Jesse." Eppure, pur sapendo di aver fatto la più grande cavolata della mia vita, non mi pento di ciò che ho appena confessato, perché in questo momento non penso ci sia qualcosa di più vero. Mi perdo in questi pensieri senza accorgermi che passano diversi secondi di silenzio, che uno dopo l'altro tornano a ricoprirmi di quel gelo che solo lui riesce a far svanire. Sbarro gli occhi, imbarazzata, quando realizzo ciò che sta succedendo: non ricevo risposta; posso capire non ricambi, ma davvero vuole umiliarmi così?

Sento Jesse schiarirsi la voce: "Ok" dice con tono insicuro. Mi stacco da lui senza impedire alle mie labbra di schiudersi in un espressione spiazzata. "Ok" ripeto e inizio ad allontanarmi indietreggiando, preda nuovamente del panico riguardo una situazione che evidentemente mi è sfuggita di mano. "No, aspetta Joey, non intendevo... E' che non me lo aspettavo, non so davvero cosa rispondere..." tenta di riavvicinarmi a sé, ma io alzo le mani scandalizzata, forse senza ragione, eppure non posso evitarlo: mi sembra che qualcuno mi abbia accoltellata senza pietà allo stomaco e al petto. "No Jesse, ok, non preoccuparti" lo riprendo con un tono che non nasconde quanto mi senta offesa. Poi scuoto la testa: "Sono davvero ridicola!" grido rivolta a me stessa. Mi volto e corro verso il parcheggio in cerca della mia macchina: devo andarmene da qui, voglio solo sprofondare, scomparire in un posto dove non si provano emozioni o sentimenti e quindi dove non si può rimanere fregati. Ma perché vado sempre a cacciarmi in queste situazioni?! "Joey fermati! Mi dispiace ma questa volta non puoi andartene, non te lo permetterò! Devi lasciarmi spiegare" adesso è lui a urlare con un tono arrabbiato che mi fa paura. Salgo alla guida della mia Range Rover e chiudo la portiera, mettendo in moto e facendo per uscire dal parcheggio. Lui mi raggiunge e sbatte i pugni sul vetro, intimandomi di scendere: "Perché fuggi sempre Joey? Smettila di avere paura! Ma non lo hai capito che non hai motivo di scappare da me? Non hai capito che con me non dovrai più temere nulla?!" e mentre osservo la sua figura rimpicciolirsi nello specchietto retrovisore, Dio solo sa quanto vorrei avesse ragione.

CHI NON RISCHIA NON VINCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora