C.13

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<Cucciola...Cucciola...Cucciola...> Quella parola mi rimbomba nella mente mentre sorrido, e più penso alla parola più sorrido. <Ma perché? Perché mi piace quando mi chiama così?>

"Cucciola... Allora? Mi perdoni?" Chiede timido, poggiano una mano sulla mi spalla.

"Ehm... Diciamo di si"

"Grazie. Ti amo" fa una piccola pausa "ti amo di bene!" E mi abbraccia facendo scivolare le sue braccia lungo i miei fianchi, intrecciando le dita quasi sotto il seno.

"Ho fame, andiamo" dico irrigidendomi. Lascia la presa, e continuo a scendere le scale.

___
***

"Stefano... Com'è la Sicilia?" Chiede mio padre.

"Mi è sempre piaciuta, infatti ci torniamo d'estate. La Sicilia la descrivi con una parola" dice pensando alla sua terra.

"Sei molto legato alla Sicilia?"

"Si. Non sa quanto. Vorrei ritornarci" dice con aria sognante. "Purtroppo il mio lavoro mi costringe ad andare a Milano"

"Io vado. Stefano se vuoi entrare bussa quattro volte" dico annoiata.

"O-ok"

"Che lavoro fai?" Chiede mia madre, mentre me ne vado senza ascoltare la risposta del ragazzo.

Salgo le scale, percorro il piccolo corridoio che divide le scale dalla mia camera. Apro la porta e la richiudo alle mie spalle. Mi ci appoggio sopra, e scivolo con la schiena su di essa, fino a toccare terra. Mi rannicchio e incastro la testa tra le ginocchia, e chiudo gli occhi. Respiro rumorosa, come se stessi piangendo, ma le lacrime non scendono. <Come ho fatto a deprimermi così velocemente? Forse ho pensato troppo a Sandra? Forse dovrei fare come i miei genitori e dimenticarla?> Ecco la prima lacrima che scorre sulla mia guancia, alzo la testa e la appoggio alla fredda porta. Provo a stringere gli occhi il più che posso, ma le lacrime non si fermano, continuano la loro caduta.

La porta trema, e un suono si ripete per quattro volte. Mi alzo da terra e asciugo le lacrime appena cadute. Apro la porta e vedo Stefano sorridere, che non appena mi vede triste, trasforma il suo bel sorriso, in una faccia preoccupata.

"Lisa... Ma, hai pianto?"

"No... No! Cosa te lo fa pensare?" Sorrido.

"Hai gli occhi rossi"

"Non è vero" dico.

"Sembrano due palle di fuoco. Non puoi mentirmi"

"Va bene! Ho pianto. Ma ora non succederà più, sarò solo depressa" dico alzando il pugno con entusiasmo.

"Lisa. Non fare così!"

"Va bene" sorrido.

Faccio entrare il ragazzo che si stende sul suo letto, mentre io chiudo la porta.

"Devi ritornare a casa per prendere qualche vestito" dico stendendomi accanto a lui.

"Lo so. Lo farò quando non ci sarà nessuno in casa"

"Ma perché non ricatti tua madre? Almeno quel tipo non ti seguirà più"

"Non lo so. Non mi sembra la cosa giusta"

L' Angelo e il Cacciatore ||Stefano Lepri||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora