C.34

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"Lisa sveglia... dai su alzati! Non ho voglia di buttarti giù dal letto!"

"Ummm"

"Alzati... devi buttarti da sopra un tetto"

"Cosa?" dico spalancando gli occhi.

"Devi allenarti oggi"

"A si..." dico annoiata. Scendo dal letto e vado in bagno, fissando il pavimento che scorre sotto i piedi. Dopo aver fatto le solite cose, come vestirsi, pettinarsi e altro, esco dalla stanza dirigendomi nella cucina, dove un Giuseppe pieno di energie mi aspetta seduto a tavola intento a fare colazione.

"Buongiorno. Ti vedo un po' stanca. Hai dormito male?" mi chiede premurosamente con un sorriso smagliante.

"Che ore sono?" chiedo come se fossi appena uscita da una bara, dopo cento anni.

"Sono più o meno le sei"

"Di pomeriggio?"

"No. Mattina" dice iniziando a ridere.

"Cosa? Ma sei matto? Ma ti pare normale alzarsi alle sei? Tu sei strano, e non sto parlando delle ali" sbotto incazzata, con la solita voce rauca di quando si è appena svegli.

"Se alzi ancora la voce, ti sentirà tutta Napoli" ribatte continuando a ridere.

"Scusami, ma tu non sei normale"

"Senti chi parla... Comunque sbrigati che andiamo alla fabbrica"

"Va bene. Fidati... me la pagherai per questo. Nessuno può svegliarmi alle sei di mattina. Nessuno!"

"Come vuoi" dice ripensando alla scena di pochi secondi fa, con un sorriso stampato sulle labbra.

Mangio l'indispensabile perché, secondo Giuseppe, potrei ributtare fuori quello che ho mangiato. Dopo che mi sono lavata i denti, partiamo per andare alla fabbrica, ma prima Giuseppe prende una borsa frigo che contiene il pranzo.

***

"Allora, sei pronta per il primo lancio di oggi?"

"Si. Dai facciamolo" dico prendendo un respiro profondo, chiudo gli occhi e mi inclino verso il grande buco del tetto della fabbrica. Riapro gli occhi solo dopo che i miei piedi non toccano terra. Apro le ali e plano nell'aria fino ad atterrare bruscamente sul materasso.

"Stai bene?" Mi chiede Giuseppe poggiando i piedi a terra, provocando uno spostamento d'aria che fa alzare la polvere che c'è a terra.

"È fantastico... Tranne cadere di faccia sul materasso. Ma per il resto è stupendo" dico sorridendo.

"Ora ti riporto sopra ma devi ricordati anche di battere le ali ogni tanto, così puoi rimanere più tempo in volo, e sperare un atterraggio migliore"

"Ok, ho capito. Ci provo. Ci devo riuscire. Ci riuscirò" dico cercando di convincermi.

Giuseppe mi prende per la vita e mi stringe forte a se, e io mi stringo a lui. Inizia a battere le ali, e pochi secondi dopo siamo in volo verso il tetto.

Mi poggia delicatamente sull'orlo del foro, e ritorna a mezz'aria più in basso, nel caso in cui io non riuscissi ad aprire le ali.

Un altro respiro, occhi chiusi, e giù per poi riaprirli un attimo dopo. L'aria viene tagliata per l'ennesima volta dalle ali che con un colpo, e tanta fatica, mi portano poco più in alto, e poi la mia faccia si ritrova schiantata sul materasso per l'ennesima volta.

"Brava! Ci sei riuscita! Prova a rifarlo più volte"

"Sarà una lunga giornata" sospiro rialzandomi con la faccia dolorante.

L' Angelo e il Cacciatore ||Stefano Lepri||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora