Cleaning.

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"Cleaning -Pulizie."

Non c'era un vero e proprio modo per spiegare la sensazione che entrambi provavano una volta staccati uno dall'altra mentre si guardavano negli occhi, forse l'unico termine che gli andava vicino era "sufficienza". Sufficienza perché in quel momento era sufficiente quello che avevano intorno, una casa spoglia, con loro due che si bastavano.
Lui sapeva il passato di lei e lei sapeva della sorella di David, perciò già sapeva gran parte del loro vissuto.
«Com'è stato il tuo primo bacio?» Chiese David, guardandola speranzoso.
<<Non penso che se ne possa desiderare uno migliore.>>
A quella risposta lui si sentì felice, aveva paura prima , se non le fosse piaciuto avrebbe rovinato tutto e avrebbe creato tra le altre cose dei problemi in Daisy,ma invece anche se David non lo sapeva, lei lo aveva adorato e aveva creato in lei la voglia di averne un altro ed un altro e un altro ancora.


***


Passarono un paio di giorni dal bacio e le cose tra di loro proseguivano abbastanza bene, si scambiavano qualche messaggio durante il giorno e la sera si riunivano tutti da Luca, ma si sa, quando le cose vanno bene è solo per farti riprendere per una difficoltà maggiore, una difficoltà dove un paio di baci non bastano più.
Ebbene sì, quel giorno Daisy aveva la prova: gli assistenti sociali si sarebbero presentati in tre a casa sua e avrebbero scrutato ogni parte della singola casa per vedere se lei fosse realmente in grado di vivere da sola, senza nessuno in grado di aiutarla. Si preparò come non mai, se il responso fosse stato negativo le conseguenze non sarebbero state facili e lei non aveva voglia di ritrovarsi con  visite psicologiche che finivano sempre nello stesso modo: ogni ragazzo che faceva le sedute finiva nelle "case famiglie per ragazzi non abbastanza autoritari", sarebbe finita con gente in fase di ripresa: droga, alcool, vizi, malattie.
SI alzò alle 4.30 quella mattina ed iniziò a pulire, prima spolverò quelle quattro mensole che aveva attaccate al muro e successivamente i mobili ancora spogli, passò la scopa per terra, poi prese un secchio d'acqua e con il bastone apposito lavò il pavimento,una volta asciutto tirò giù le sedie che precedentemente aveva alzato per pulire meglio, cambiò le lenzuola e continuò lucidando e disinfettando il bagno. Finite le varie domesticherie si mise di fronte alla porta, guardò l'intera casa e crollò: "Non va bene, è sporca." 

Ricominciò tutto da capo, ripulì ogni singola piastrella, ogni mattonella, passo il suo spazzolino da denti tra le fughe del pavimento, ma ogni volta che si alzava e guardava la casa le sembrava più sporca, quando in quel momento l'unica cosa sporca era lei, le mani erano diventate nere e i polpastrelli quasi le sanguinavano, era sudata e nera in faccia, non aveva più forze e stava esaurendo, puliva e nel mentre piangeva, stava per avere un vero e proprio attacco di panico.
Il campanello suonò, forse la riportò alla realtà o  forse la paura che gli assistenti sociali fossero già arrivati le diede la forza di alzarsi, se erano loro, non avrebbero neanche guardato la casa, sarebbe bastato vedere le condizioni in cui era lei per rendersi conto che probabilmente nemmeno si lavava.

"E' tutto finito. Si torna in prigione." Pensò.
Si asciugò le lacrime e demoralizzata andò ad aprire la porta, non erano in tre e non erano non desiderati, bensì dall'altra parte della soglia c'era David con due tazze di caffè in mano, un sorriso che non appena la vide si spense.
Lei scoppiò in lacrime, non erano solo di tristezza: erano di disperazione e allo stesso tempo di felicità nel vedere una faccia conosciuta che non avrebbe decisamente voluto che lei se ne andasse, ma anzi che la stava aiutando a realizzare tutti i suoi obbietivi, tenendo alla sua vita.
<<Ehi ma che succede?>> 

Lei lo abbracciò rischiando di far cadere il caffè e dover ripulire tutto, lo abbracciò forte per scaricare tutta la tensione, lui entrò facendola indietreggiare, appoggiò i caffè sul mobile a destra e ricambiò meglio la sua stretta, accarezzandole i capelli.
<<Che ci fai sveglio a quest'ora?>> Gli chiese.
David si staccò da lei, la guardò in faccia e le disse:<<Daisy, sono le 10.30>>

Sei ore, Daisy aveva passato sei ore a pulire ed il comprendere quante ore fossero le face anche capire che più di quello non avrebbe dovuto e potuto fare.
<<Mi vuoi dire che succede?>>Gli chiese lui, asciugandole l'ultima lacrima con il pollice e poi baciargli lo stesso punto.
<<Oggi arrivano gli assistenti sociali a fare una visita di controllo, devono decidere se sono in grado di proseguire il mio percorso indipendentemente ed autonomamente, se decidessero che non è così, mi porteranno via David, ho cominciato ad essere libera, non voglio tornare dentro ad una struttura, non adesso che ho capito che cos'è la libertà, non adesso che posso trovare mio fratello, non adesso che ho incontrato te.>>

Lui sorrise all'ennesima dimostrazione di quanto lei tenesse a lui e poi le baciò dolcemente le labbra,le accarezzò il viso e si avvicinò con la bocca al suo orecchio:

<<Non succederà.>> Le moridicchiò il lobo e poi continuò: <<Ora, vai a farti una doccia, io faccio due cosine per abbellire ancora la casa e dopo di che vedrai che sarà perfetta. Non permetterò che ti portino via. Okay?>>
A quelle parole Daisy si tranquillizzò, prese slip e reggiseno, un vestitino a fiori ed andò dritta a ripulirsi: dello sporco e dell'agitazione.

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