"He is a good boy"

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"He is a good boy - è un bravo ragazzo."

Finita la doccia, Daisy leggermente più tranquilla si infilò l'accapatoio ed iniziò ad asciugarsi, mentre nell'altra stanza sentiva rumori.. Era così curiosa  di sapere che cosa stesse combinando David che non si preoccupò nemmeno di asciugarsi i capelli , si infilò l'intimo ed il vestitino ed uscì dal bagno..Per quanto la casa fosse la stessa e le cose aggiunte fossero poche, aveva completamente un altro aspetto, il mobile che prima era spoglio ora aveva un centrino con sopra un paio di soprammobili, sulle mensole c'erano i libri che Daisy non aveva ancora tirato fuori dagli scatoloni, di fianco al letto, ora c'era un grande tappeto che lei riconobbe ed infine sul centro del tavolo c'era una piccola struttura in ceramica che conteneva caramelle e cioccolatini.
«Ma questa è la roba di Luca?»
Chiese ridendo un pochino.
«In realtà no.. Tu non sai che taaaanto tempo fa io e Luca eravamo coinquilini e questa è tutta roba mia che finalmente riesco a riprendermi. I libri sugli scaffali sono i tuoi, è ora che svuoti questi scatoloni, forse vederli svuotati ti farà capire che non devi andartene.»
Daisy gli sorrise, adorava queste continue dimostrazioni di affetto, sia per tutto l'abbellimento della casa, che per le parole che David pronunciava senza far peso a quanto fossero importanti. Sentirsi dire "non devi andartene" è una cosa bella, soprattutto per una persona che prima di allora non si era mai sentita al proprio posto.
Daisy andó incontro a lui e lo abbracciò ringraziandolo e dicendogli che si sarebbe sdebitata, David non poté fare a meno di fare un doppio senso della frase, il quale ovviamente non fu nemmeno pensato dalla ragazza; ricambiò comunque il suo abbraccio, si staccò un secondo da lei mettendole la mano sopra il viso, la fissò dritta negli occhi e cercò di leggere cosa stesse provando, nonostante Daisy aveva fatto passi avanti giganteschi, non parlava spesso dei suoi sentimenti, perciò chi le stava intorno cercava di capire qualcosa guardandola negli occhi, che erano la cosa più bella ed espressiva che avesse nel suo corpo.
«Lo sai di essere bella?» Le chiese di scatto, non ci aveva nemmeno riflettuto, gli sfuggì proprio di bocca, forse perché lo pensava talmente tanto che le parole uscirono di bocca così, in modo naturale e spontaneo.
«Mah..Smettila idiota.» Disse lei sorridendo.
David non rispose e continuò a guardarla, sperava solo di farla tranquillizzare e ci era riuscito,così tanto da farle aver voglia soltanto di baciare le labbra del ragazzo che le stava di fronte e lo fece, eccome se lo fece, gli diede un piccolo bacio che ovviamente lui accolse con gran piacere, trasformandolo in un bacio tra la dolcezza e la passione. Si volevano bene quei due e nessuno
avrebbe potuto dire il contrario.
Furono interrotti da quel fastidiosissimo suono del campanello, questa volta erano loro, ne erano sicuri entrambi, lei si allontanò e David annuì come per dirle di stare tranquilla. Si sistemò il vestito e rimase coi capelli avvolti nell'asciugamano andando ad aprire la porta.
«Buongiorno.» Tutti le guardarono la testa: «Oh scusate per l'asciugamano ma ho lavato i capelli dieci minuti fa.» e se lo tolse per dimostrare che non mentiva.
«Buongiorno Daisy.» Rispose una delle signore che erano andate a controllare, David ancora non poteva vederle in quanto stava dietro alla porta, ma ben presto si accomodarono e poté notare i dettagli di queste persone, erano 4 non tre, un solo uomo ed il restante donne.
«Questo giovanotto chi è?» Disse quella più alta che aveva la faccia di una che voleva dimostrarsi cattiva non essendolo .
«Molto piacere, sono David un suo amico.» Daisy non rimase delusa dal fatto che si presentò come un suo amico anche perché in fondo cos'erano loro due? Amici o forse qualcosa di più?
La signora alta non rispose , gli strinse la mano e gli fece l'occhiolino poi proseguì nel tour della casa.
«Vi mostro l'appartamento?» Chiese Daisy ansiosamente.
«Faremo da sole, tu accomodati con il Signor Trotti, ha un paio di domande da farti.»
I due ragazzi si voltarono e guardarono l'unico uomo oltre David presente nella stanza, portava un paio di occhiali che occultavano la vista di due occhi azzurri parecchio profondi, una valigetta a portata di mano ed una biro all'interno della giacca elegante che indossava.
«Daisy, io vado.. Vi lascio la vostra intimità, ci sentiamo dopo.» Sorrise ed uscì dalla porta dopo che Daisy annuì sedendosi sulla sedia di fronte al signor Trotti.
«Allora.. Tanto per cominciare chiamami Morris, non c'è bisogno di tutta questa formalità.. Sono qui in veste di psicologo e devo farti un paio di domande per capire come stai e se sei in grado di gestire questa nuova situazione okay? Tu sii sincera , come se stessi parlando con.. Mm, quel giovanotto ad esempio. Va bene?»
Daisy per l'ennesima volta annuì ma di fronte a lei non c'era David, c'era un pericolo.
«Allora Daisy, a lavoro ci vai ancora?»
«Sì, tutti i giorni a parte la domenica ed il martedì perché è il giorno di chiusura.»
Morris non rispose e segnò una crocetta sui fogli che aveva davanti.
«E come ti trovi?»
«Onestamente molto bene, la titolare è piuttosto gentile ed i fiori sono molto più di compagnia di quanto immaginassi.. »
«Di compagnia?» Chiese Trotti un po' stupito.
«Sì.» Daisy fece una mezza risata e poi continuò: «Diciamo che forse per i colori o per il profumo ti fanno sentire al sicuro.. Certo, insetti a parte.»
Entrambi risero, forse, non stava andando così male.
«Bene Daisy.. E questo ragazzo invece? É solo un amico?»
E questo cosa centrava? Cosa importava a loro della sua vita sentimentale, di certo non cambiava quello che lei era in grado di fare e sopportare.
«Sì, molto caro. L'ho conosciuto grazie al mio vicino di casa..Spesso ci vediamo alla sera per una cena ed un film.»
«E questo non ti fa deconcentrare dai tuoi impegni?» Chiese lui un po' sotto forma di tranello.
«No, assolutamente no, non sono il tipo che si lascia distrarre  facilmente, cerco sempre di fare tutto finché é nelle mie possibilità e vedersi a fine giornata è perfetto perché così ho avuto tutto il tempo precedente per fare quello che serve.»
Lo psicologo annuì ancora e segnò, finendo per domandare quella che a Daisy sembrò essere l'ultima domanda:
«E cosa serve fare signorina?»
Lei non esitò, sapeva che non doveva menzionare suo fratello, sarebbe stata la sua rovina, perciò per quanto nella sua testa il suo unico pensiero fu "trovarlo", rispose ipocritamente, ma nel modo corretto:
«Beh, ora ho una casa da mantenere , per cui devo lavorare, pulire , fare la spesa, leggere.. Sinceramente sono felice di aver trovato un modo per unire anche un po' di vita sociale nel mezzo.»
Morris la guardò e le sorrise, un sorriso finto e vuoto da cui Daisy non riuscì a dedurre nulla, voleva chiedere ed avere informazioni ma venne interrotta dal suono di una voce femminile che esordì dicendo:
«Noi abbiamo finito, la casa è pulitissima, tutto in ordine ed il frigo è pieno. Voi? Come siete messi?»
Daisy sospirò, una parte del test l'aveva passata, ma quella più importante? Com'era andata?
«Abbiamo finito anche noi. Anche qui è tutto apposto, la signorina è perfettamente in grado di vivere nella vera realtà.»
Daisy sorrise e trattenne con fatica le lacrime, era così felice, non solo per non dover tornare in una struttura, ma sentirsi dire che le cose erano andate bene fu una soddisfazione personale che le fece capire che lei poteva, poteva essere come tutti gli altri.
Tutti quanti la salutarono dandole la mano e quando tutti furono fuori , rimase soltanto la signora dalla faccia contraddittoria: «Non so se quel David sia solo un tuo amico, ma non lasciartelo scappare è davvero un bel tipo.» Ripeté l'occhiolino che prima aveva riservato a David e raggiunse gli altri senza nemmeno aspettare una risposta.
Cosa diavolo era successo?

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