Confessions part 2.

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Per perdonare il fatto che era una vita che non aggiornavo ho pubblicato tre capitolii, scusatemi 😘

***

CONFESSIONI PARTE 2.


«David, cosa diavolo è successo?»

Effettivamente lei aveva sperato nel suo arrivo, ma non così, non pieno di lacrime, ma fossero almeno solo quelle! Il suo viso oltre che bagnato dal pianto, era segnato: i suoi zigomi erano lividi e le sue nocche sanguinanti, probabilmente si era picchiato con qualcuno.

«Ti prego posso entrare?»

Daisy senza pensarci nemmeno un attimo si spostó, lasciandolo passare, immediatamente lui varcó la soglia, si sedette sul divano e chiuse gli occhi facendo rigare il suo volto dalle ultime lacrime, nel mentre la piccola Daisy preparó l'occorrente per medicarlo, si sedette di fianco a lui e lo guardó per un paio di secondi, come si rivedeva in lui, i lividi che portava lei non erano visibili ad occhio nudo, stavano più dentro al suo corpo, ma spesso si era ritrovata dolente a piangere su un divano, la differenza era che nessuno le stava accanto pronto a curarla.

Prima di usare medicine, acqua ossigenata o cerotti, fece un gesto che per lei valeva più di mille antidolorifici, con il pollice della sua mano asciugó una lacrima di David e quel contatto creó in lui una reazione che lei non vide: i peli sulle braccia del ragazzo si rizzarono e la sua pelle divenne a puntini: brividi. Un semplice tocco gli portó dei brividi incredibili, bastó un piccolo contatto per fargli venire la pelle d'oca. Lui voleva salvarla ma era lei che stava salvando lui.

«Ti fa molto male?» Chiese lei, vederlo così le spezzava il cuore.. Quei due erano legati da un qualcosa particolare, come se si conoscessero da tempo.

«Di sicuró lui sta peggio.» E non si sbagliava, Tom era ridotto parecchio male, quando David se ne andó lo aveva lasciato disteso a terra, il naso rotto e probabilmente anche una costola, ma non gli importava: era uscito come tutti i pomeriggi da lavoro, era andato verso la macchina pronto per andare a trovare Daisy e aspettare che Luca tornasse da lavoro, ma prima ancora che potesse salire sulla sua auto, Tom lo prese da una spalla, lo appoggiò con la schiena alla portiera e con una mano lo strinse al collo, non gli faceva male, ma lo immobilizzava.

"Sei ancora arrabbiato eh David?" Lo sai cosa succede quando una persona serba rancore? Perde! "

"Dovresti essere in galera!" Rispose David stringendo i denti per mantenere la calma. Doveva esserci veramente in quel posto, le sbarre, le celle, i vestiti a righe e il trattamento peggiore del mondo non era per niente una tortura abbastanza cattiva per lui.

"Ci sono stato.. Eccome se ci sono stato, ma ho fatto il bravo bambino e mi hanno fatto uscire prima.. Ti giuro che è stato un caso quello della carrozzeria, ma puoi giurarci, dopo che mi hai fatto passere 2 anni e mezzo in gabbia come un animale, ti renderò la vita un inferno. E dimmi, tua sorella come sta?"

Fu a quel punto che David perse la pazienza e lo aggredì, inizio a tirargli pugni, calci, schiaffi, qualsiasi cosa riuscisse, ma allo stesso tempo, quello si difendeva e fu così che si ritrovó seduto sul divano di Daisy a farsi medicare le ferite.

Raccontó tutto alla piccola infermiera che lo stava curando e lei non lo giudicò, prima di fare una qualsiasi considerazione sull'avvenuto voleva sapere tutto quanto e nel caso in cui non fosse mai arrivata a conoscere l'intera verità non si sarebbe mai espressa, si sarebbe semplicemente limitata a stare vicino a David.

«Posso farti una domanda?»

David annuì, sapendo perfettamente la domanda che gli avrebbe fatto.

«Dov'è adesso tua sorella?»

Prima lui si voltó verso Daisy, poi guardó il pavimento, strinse il pugno riaprendosi le ferite e scoppió in lacrime, per la prima volta pianse per Debora.

«Aveva 16 anni, si era innamorata perdutamente di lui, lui la tradì, lei lo venne a sapere e lo lasciò, Tom non accettò di essere lasciato, era lui a farlo, non le ragazze, perciò cercò di riconquistarla, Debora soffriva per lui ed io già lo odiavo per quello, ma lei non cedette, non accettò le sue scuse e non ci tornò insieme.» Fece una lunga pausa prima di ricominciare a parlare, poi si fece coraggio.

«Un sabato mattina le chiesi di andare al mercato, servivano le uova, lei ci andó, ma passarono due ore e lei ancora non tornò, perciò andai a cercarla, non ho dovuto fare molta strada, era a dieci passi contati da casa mia, sdraiata per terra, nuda, una signora cercava di parlarle, ma lei non rispondeva, fissava un punto fisso. » Mentre raccontava piangeva, piangeva come non aveva mai fatto in tre anni: «Mi tolsi la giacca e la coprì, chiesi alla signora di stare lì con lei un paio di minuti, tornai a casa e le presi un paio di pantaloni, glieli infilai ed intanto la donna aveva già chiamato l'ambulanza, all'ospedale la visitarono: stupro, risalirono al DNA, ed era quello di Tom. Avrei voluto ucciderlo in quel momento.Quando arrivai a casa sua era troppo tardi, i carabinieri lo stavano già portando via.. Mia sorella ora sta in una specie di ospedale, non parla con nessuno da tre anni, nemmeno con me. Mangia solo se imboccata e guarda sempre un punto fisso, la notte urla, il giorno piange. È morta. Non fisicamente. Ma io non ho più mia sorella da tre anni per colpa sua e mi viene ancora a chiedere come sta per farmi del male, non ce l'ho fatta Daisy, non so come ho fatto a fermarmi, avrei davvero voluto ucciderlo, anche oggi.»

Daisy non voleva credere a nemmeno una di quelle parole, quel ragazzo aveva stuprato sua sorella e dopo due anni e mezzo era già a piede libero a circolare per strada potendo reiterare il reato una seconda volta, la sofferenza di David si poteva vedere ma soprattutto sentire, lo abbracció così tanto forte che aveva paura di spaccargli due costole e non sapeva se per la visione di lui che piangeva o per qualche altro motivo, anche lei inizió a lacrimare, prima piano piano, poi ininterrottamente, ed insieme, anche il pianto sembrava più leggero.

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