CAPITOLO 10

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Mi sono svegliata tardi, la sveglia non è suonata, sto facendo tutto di fretta o arriverò tardi.
Mi fiondo sotto la doccia, mi metto un paio di jeans, le mie amate vans e una camicietta, mi trucco un filo ed esco di corsa.
Prendo l'autobus che come sempre arriva in ritardo.
La campanella è suonata da un pezzo, quindi non posso entrare a scuola. Devo aspettare fuori. Il tempo passa e io non vedo l'ora di poter entrare e sedermi al mio banco.
Passano i minuti, secondo dopo secondo, e finalmente suona la campanella.
Entro in classe con gli occhi bassi, scusandomi con il professore.
Vado al mio posto facendo un cenno di saluto a Cameron.
Shawn nemmemo mi guarda.
Non mi parla da meno di 24 ore e già mi manca.
«Ehi, quando possiamo vedrerci per il progetto?» mi sussurra Cameron
«Quando vuoi» gli rispondo indifferente
«Oggi pomeriggio a casa mia andrebbe bene?» mi propone lui
«Ehm, si perfetto» dico guardando i suoi immensi occhi marroni.
Mi perdo nel suo sguardo e credo lui l'abbia notato, infatti fa un sorriso sghembo quando dopo un po', imbarazzata, distolgo lo sguardo.
Cosa è appena successo? Oddio, non deve mai piú succedere.
Penso a Shawn, a come mi abbia guardata con disprezzo e cattiveria.
Devo trovare un modo per farmi perdonare ma non sará facile.
Intanto devo pensare che oggi devo andare a casa di Cameron e non ho la minima voglia.
Cerco di seguire le lezioni successive con la piú voglia possibile, ma non ci riesco, ho Shawn come pensiero fisso in testa, e ho la senzazione che questo pensiero non se ne andrá facilmente.
Suona l'ultima campanella, devo andare da Cameron, perfetto.
Esco dal cancello e aspetto Cameron sul marciapiede. Gli faccio segno di muoversi ma non mi vede, sta parlando con Nash, Luke, Shawn, Dylan e qualche altro ragazzo.
È da cinque minuti che aspetto e mi sono stancata.
Mi avvicino a lui e gli prendo il polso strattonandolo leggermente.
«Ehi Cameron, possiamo andare?» gli chiedo ironica
«Si certo.» mi risponde sorridendo
Vedo Shawn guardarmi sospettoso, mi dispiace non potergli dire nulla.
Io e Cameron ci avviamo e in poco tempo siamo arrivati. Entriamo in casa e sua madre ci accoglie calorosamente.
«Ciao, tu sei Sabrina giusto?» mi chiede gentilmente la madre di Cameron
«Si, buongiorno» le sorrido
«Dai avanti, venite a mangiare»
Io e Cameron ci dirigiamo verso la cucina, wow non ho mai visto cosí tanto cibo insieme.
Dopo pranzo andiamo in camera sua per iniziare il progetto.
La sua stanza è molto grande e davvero ben arredata. Mi siedo sul letto e Cameron tira fuori dallo zaino penne e quaderni per prendere appunti.
«Allora, cosa facciamo per questo progetto?»domanda lui
«Ehm, non lo so, sull'energia elettrica?»
«Si, dovrebbe andare bene» sorride
È da un'ora che cerco sui libri informazioni e cose del genere mentre Cameron cerca al computer.
Piú che altro io ho pensato a Shawn e tutti questi pensieri mi stanno facendo impazzire.
Lacrime cadono sul libro, fin quando Camerom non si volta e mi vede piangere.
Cerco di nascondere le lacrime ma non ci riesco.
Si avvicina preoccupato.
«Ehi ehi Sabrina, che succede? Stai bene?»
«Ehm...S-si» Mi esce un tremolio, cavolo.
«Lo so che non stai bene. Vuoi dirmi che succede? Stai male per Shawn?»
Annuisco singhiozzando. É un po' deluso ma doveva aspettarselo.
«Ho paura di averlo perso.» gli confesso.
«Stai tranquilla.»
Senza rendermene conto sono fra le sue braccia che mi tengono stretta. Provo una strana senzazione alla pancia inspiegabile. Restiamo cosí per circa due minuti, prima che decida di sciogliere l'abbraccio.
Ho lo sguardo puntato sui suoi occhi, di nuovo, come a scuola, mi sono persa nel suo sguardo. Sorride di nuovo. Siamo talmente vicini che posso sentire il suo profumo. Mi sposta una ciocca dei capelli dietro all'orecchio, senza interrompere in contatto visivo. Si avvicina ancora di piú.
«Non voglio vederti triste» sussurra.
No. Cameron non é mio amico. Cosa sta succedendo? Non voglio che accada altro ma mi sento immobilizzata dalla sua presenza. É come se ogni mia forza mi abbia abbandonato quando ho incrociato il suo sguardo. Lo vedo sorridere, avrà notato il fatto che praticamente non riesco piú a muovermi. Non può accadere nulla tra di noi. A me non sta simpatico. É un arrogante, é un presuntuoso. Continuo a ripetermelo nella mente ma sono attratta anche dalle sue prefette labbra e dai suoi immensi occhi. Mi giro abbassando lo sguardo, ma mi prende per la vita.
«Ti prego, non andare» sussurra
Sorrido,ma giro la testa in modo che non possa vedermi.
Gli prendo la mano e lo faccio sedere sul letto. Continuo a sentire il suo sguardo addosso.
«Bene, dobbiamo decidere cosa fare oer questo progetto» annuncio
La mia mano è ancora nella sua e lui è molto deciso di non lasciarla
«No» dice deciso
«Come no, sono qui per questo se non ricordi» dico fredda
«Senti Sabrina, so di non starti simpatico, che pensi che io sia un superficiale, un montato e un arrogante. Ma ti sbagli. È piú di due mesi che ti conosco e non hai mai avuto l'occasione per rimangiarti tutto quello che pensi di me. Non so che cosa ti abbia fatto pensare questo di me, so che il nostro primo incontro non è stato dei migliori, ma sono felice di averti conosciuta, anche se il piacere non è ricambiato. Tu mi stai facendo impazzire, un minuto sei fredda e isterica, ma un minuto dopo sei incredibilmente dolce e bellissima.»
Wow, non so che dire. Resto a fissarlo per un po' con lo sguardo perso.
«Cameron io...» cerco di dirgli qualcosa ma davvero non so cosa.
Sento la sua mano stringersi la mia e poi alzarsi di scatto.
Adesso è in piedi, davanti a me, ancora sbalordita con lo sguardo perso.
È vero che non mi sta simpatico e che lo vedo come un arrogante presuntuoso, ma sentirlo dire da lui mi ha fatto uno strano effetto.
Mi alzo lentamente, raccatto le mie cose e esco da camera sua.
«No Sabrina, aspetta!» urla Cameron
Sua madre è uscita, cosí non dovrá assistere a questa patetica scena.
Cameron mi segue giú per le scale, prendo il mio giubbotto ed esco di casa.
«Ehi, Sabrina cosa fai?» lo sento chiamarmi.
Inizio a camminare piú velocemente,
ma lui naturalmente mi raggiunge.
Mi afferra il polso e mi gira, "costringendomi" e guardarlo.
I suoi occhi marroni sono puntati sulle mie labbra.
«Perchè mi odi?» mi chiede dopo
«Cosa?»
«Perchè mi odi?» ripete di nuovo
«Io... io non ti odio. Mi comporto cosí con tutti.» scandisco bene
«No, non è vero. Solo con me fai cosí.»
«Ma cosa stai dicendo?» sbotto
«Mendes, Hemmings, Grier, O'Brien. Ti dicono qualcosa?»
«Shawn è il mio migliore amico da sempre, Luke bhe lo conosco da anni, Nash e Dylan sono solo miei amici e gli voglio bene.»
«Ah, ti fai abbracciare in quel modo dal tuo "migliore amico"? Baci in quel modo una persona che conosci da anni? Perchè non credere che non ti abbia visto dalla finestra quella mattina!» urla
«Ma a te cosa importa mi spieghi?» urlo anche io
Basta, stiamo discutendo per una cosa che non dovrebbe importargli.
Deve stare zitto prima che impazzisca.
Mi dimeno, gli faccio lasciare la presa sui miei polsi e quasi correndo me ne vado.
Sto rifiutando l'unica persona "estranea" che dimosta interesse per me.
Cameron non è e non sará quella persona che abbatterá quel muro che mi sono creata.
Lo impedirò in tutti i modi.

Spazio autrice
ciao a tutti. spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere i vostri pareri.
vi voglio bene.

un bacione🌈

gwen

Disaster||Sabrina CarpenterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora