Capitolo 19

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Imboccammo un sentiero in un bosco.
Avevo un po di paura e allo stesso tempo ero curiosa di sapere dove mi stava portando.
"Vuoi uccidermi e buttare il mio corpo in mezzo alle fratte?" chiesi scherzando.
"Non ci riuscirei mai" disse serio.
"Hey stavo scherzando" risposi dandogli una pacca sulla spalla.
"Chiudi gli occhi siamo arrivati"
"No senno cado"
"Dai ti tengo io, ti fidi?"
"Si" chiusi gli occhi e mi prese per mano.
Dopo qualche metro si fermò.
"Apri" disse.
Aprii e mi ritrovai di fronte un muro cosparso da graffiti colorati.
"Li hai fatti tu?"
"Io e Manuel quando avevo 12 anni. Avevamo detto che lo avremmo fatto vedere alle nostre fidanzate un giorno" rise forse ricordando i vecchi tempi.
"Ti piace?" chiese.
"È...stupendo, grazie" lo baciai.
"È una scemenza" disse grattandosi la nuca.
"Una scemenza che adoro" sorrisi e lui ricambiò.

Tornammo a casa nostra e mi misi a fare i compiti.
"Dove sei stata?" chiese Mattia dallo stipite della porta.
"Ero con Marco"
"Mi piacerebbe essere avvisato se non ti dispiace"
"Va bene la prossima volta lo farò"
Si avvicinò.
"Dio non riesco ad essere arrabbiato con te per più di un quarto d'ora" disse ridendo.
"Ti voglio bene" dissi.
"Anche io" mi baciò la fronte ed uscì.

La settimana passò in fretta, Marco mi dedicava tante attenzioni ed era dolce e premuroso... Qualche volta troppo geloso ma glielo concedo. E così volarono anche le settimane dopo, tra uscite con gli amici e interrogazioni. Tutto andava benissimo.
Avevo la mia migliore amica, un ragazzo dolcissimo e un fratello comprensivo. La mia vita sembrava una favola.
E finalmente arrivò natale.
Le case decorate dalle lucine appese e quel senso di felicità e tranquillità senza scuola e pensieri.

Era l'ultimo giorno prima delle vacanze e alla ricreazione io, Agata, Sara, Manuel, Francesca ed un amico di Manuel, Peter, stavamo chiacchierando.
"Weila" esclamò Marco interrompendo la nostra chiacchierata e mettendo un braccio dietro le mie spalle.
"Che dite di bello?" chiese per poi stamparmi un bacio.
"Del più e del meno" risposi.
"Che farete durante le vacanze?" chiese Sara.
"Vado da mia nonna a Milano" Rispose Agata.
"A casa" disse Peter.
"Dai miei cugini" rispose Manuel.
"Studio" risposi io.
"In che giorni sei libera?" mi chiese Marco.
"Mh non saprei"
"Mi prenoto per tre giorni con te" sorrise.
"Che devi fare per tre giorni?" domandai.
"Ti porto da una parte"
"Dovee"
"Va bene te lo dico.. Andiamo a Salerno"
"Da soli?"
"No viene anche mio cugino maggiorenne con la sua ragazza, ti dispiace?"
"Nono certo che no, grazie" lo baciai.
"Piccioncini è suonata la campanella" ci rimproverò Agata.
Entrammo in classe e la giornata proseguì.

Suonata la fine della quinta ed ultima ora, come fulmini tutti i ragazzi si precipitarono fuori dalla scuola.
Uscita da scuola cercai Agata con lo sguardo e la vidi seduta sul muretto con il telefono in mano.
Mi avvicinai.
"Vieni da me oggi?" Proposi. Lei alzò la testa e notai che aveva gli occhi rossi.
"Ma hai pianto?" chiesi sedendomi affianco a lei.
Abbassò la testa.
"Hey, che succede?" richiesi preoccupata.
Mi strinse in un forte abbraccio e cominciò a singhiozzare.
"Così mi fai preoccupare"
"Non voglio andarmene" disse tra i singhiozzi.
"Andare dove?" si staccò dall'abbraccio e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
"Devo trasferirmi, io voglio rimanere qui. Con te e con Manuel e con con quello scemo di Marco" disse di nuovo ricominciando a piangere.
Mi si fermò il cuore in gola.
Avevo sentito bene?
No forse è un sogno.
Non può essere vero.
Non può andarsene.
"Il motivo del trasferimento?" chiesi con gli occhi che iniziavano a pizzicare.
"Hanno spostato mio padre in una struttura a Palermo, il motivo solo loro lo sanno"
Una lacrima scese sulla mia guancia e la riabbracciai.
"Quando?" chiesi.
"Dopo Natale" rispose.
Scoppiai a piangere sulla sua spalla.
"Non rendere la cosa ancora più complicata, ti prego, non piangere" disse piangendo anche lei.
"Hey ragazze che succede?" una voce maschile ci interruppe.
Marco.
Mi alzai e lo abbracciai forte.
"Agata se ne va" sussurrai.
"Cosa?" chiese stupito staccandomi e guardandomi negli occhi.
"È così" annunciò Agata e anche lei abbracciò Marco.
"Se è uno scherzo non è divertente" disse lui.
"Non è uno scherzo purtroppo"
"L'hai detto a Manuel?" chiese.
"Ancora no" rispose Agata.
"La prenderà malissimo" disse passandosi una mano tra i capelli.
"Come se io non l'avessi presa male" rimproverai Marco.
"Scusa mi dispiace" e mi riabbracciò.
"Andiamo?" chiesi rivolta ad Agata.
"Si" rispose prendendo il suo zaino.
"Dove andate?" chiese Marco.
"A casa, se vuoi dopo passa e porta anche Manuel.. Magari gli diamo la notizia" risposi con voce roca.
"Come vuoi" mi baciò e si allontanò.
"È venuto a prenderci Mattia vieni"
Salimmo e tornammo a casa.

His smile my paradise ||Marco LeonardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora