Capitolo 20

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Quella sera appena tornata a casa, corsi in camera mia e mi chiusi a chiave.
Non mangiai. Mi sentivo come se avessi un macigno al posto del cuore e avevo lo stomaco chiuso.
Mi rifugiai sotto le coperte con le cuffiette nelle orecchie.
La musica mi salvava da quei momenti difficile, che non erano pochi.
Intanto pensavo a come avrei fatto senza Agata. Senza la mia migliore amiche. La mia pazza che consideravo come una sorella.
Poi pensai che Siracusa non fosse tanto lontana e quindi avremmo potuto vederci e lì mi sentii un po meglio.
Mi mancava già anche se non era partita.

Poche ore prima aveva dato la notizia a Manuel e, beh, non ha reagito per niente bene. Poi però siamo riuscite a calmarlo e ha abbracciato Agata come se non volesse piu staccarsi e quella fosse l'ultima volta.

Ora sono qui, a ripensare al mio passato, alle figure di merda che ho fatto insieme a lei e a tutti quei momenti di gioia passati insieme.

Ed ecco che mi viene in mente ciò che non avrei dovuto ricordare in quel momento.
Fede.
Il mio Federico.
In un attimo tutti i ricordi riaffiorarono nella mia testa. Io e Fede sull'altalena a 7 anni, il primo giorno di elementari, il primo giorno di medie, io, lui e Agata a mirabilandia e poi quel giorno... Il giorno piu brutto che ha segnato la mia 'adolescenza'.
Mi apparvero le immagini di quel giorno come un film davanti ai miei occhi, come se stesse accadendo di nuovo.
Mi mancava il respiro. Avevo le mani sudate. Le lacrime scendevano.
Perché è dovuto succedere?
Non se lo meritava.

POV'S MATTIA
Passai davanti alla porta della stanza di Serena e sentii un singhiozzo strozzato.
Bussai.
Alcuni secondi dopo Sere aprì la porta. Aveva gli occhi rossi e tutto il trucco colato. I capelli scompigliati e sembrava che respirasse a fatica.
Cazzo, non di nuovo.
Mi abbracciò forte e ricambiai.
Continuò a piangere.
"Shh, ci sono io tranquilla. Stai calma" dissi mentre le accarezzavo la testa.
"Mi manca troppo, prima lui e ora Agata che se ne va. Non ce la faccio più" disse con voce roca.
Capii subito che parlava di Federico e ci avrei scommesso.
Era il suo migliore amico ed è stata dura per lei superare la sua morte.
Morì in un incidente con la bici e lei era con lui.
Andavano entrambi in bici e un'auto a tutta velocità non fece in tempo a frenare che prese Fede e lui cadde a terra.
La caduta gli causò un trauma cranico, lo operarono ma fu inutile, era in gravi condizioni e morì durante l'operazione.
Serena non mangiò per diversi giorni, era a pezzi.
Avevano solo 14 anni e anche io mi dispiacei molto, perché, in fin dei conti, era un ragazzino simpaticissimo e strambo.

"Risolveremo, te lo prometto" le dissi.
Andammo di sotto e preparai un tè per tutte e due dato che non aveva mangiato e lei si sedette sulla sedia guardando il telefono.
Le poggiai la tazza di fronte e lei sorrise al telefono.
"Marco vero?" chiesi.
Lei arrossì e poi annuì.

POV'S MARCO
Stavo messaggiando da più di mezz'ora con Serena mentre Manuel dormiva sul divano.
Feci il solletico a mio fratello per farlo svegliare e mi mandò a fanculo.
"Voglio fare una sorpresa alle ragazze prima che Agata parta" dissi.
"Del tipo?" chiese.
"Festa a sorpresa" sorrisi.
"Ci sto" sorrise anche lui.
"Però solo gli amici stretti, che dici?"
"Ottimo, con loro come facciamo?"
"Semplice, diciamo che le portiamo a cena fuori invece le portiamo alla festa" dissi
"Perfetto"
"Andiamo a dormire, domani pensiamo a tutto" proposi.
"Si notte"
E andammo ognuno nelle nostre rispettive camere.
Diedi la buonanotte a Sere e mi addormentai.

La mattina mi svegliai presto e mi vestii.
Andai a suonare alla porta di casa di Sere e mi aprì Mattia.
Sorrisi e lui spalanco la porta per farmi passare.
"È di sopra, si sta preparando" disse.
Salii le scale e vidi la porta di Serena socchiusa.
La aprii lentamente e lei stava appoggiata alla mensola della finestra, di spalle, osservando fuori.
Mi avvicinai e le avvolsi le braccia alla sua vita, sobbalzò e si girò.
"Idiota mi hai fatto prendere un colpo" disse fingendosi imbronciata.
"Buongiorno anche a te" sorrisi e la baciai.
"Ti odio" disse sulle mie labbra.
"Non è vero" sorrisi.
"Mh, chi te lo dice?" rispose diventando seria.
"Lo dico io" la baciai di nuovo e lei sorrise e rispose al bacio.
"Dai muoviti, usciamo" dissi staccandomi.
"Dove andiamo?" chiese.
"Dove vuoi"  feci spallucce.
"Okay 5 minuti e arrivo" mi spinse fuori dalla stanza e chiuse la porta.
Io sorrisi e scesi di sotto, mi sedetti sul divano e accesi la tv.
Dopo 15 minuti sentii dei passi sulle scale.
"Menomale che erano solo 5 minuti" dissi prendendola in giro.
"Zitto e andiamo" mi fece la linguaccia e uscimmo.

Andammo sul lungomare.
Anche se era dicembre, a entrambi piaceva camminare in spiaggia.
Camminavamo mano nella mano e ad un certo punto iniziò a parlare.
"Hai mai perso qualcuno di importante?" mi chiese.
"Si" risposi.
"Chi? Se non sono troppo invadente"
"Mia nonna" risposi ripensando ai vecchi ricordi.
"Mi dispiace, scusa" disse abbassando lo sgurdo.
"Hey" le dissi prendendole il mento e costringendola a guardarmi "va tutto bene" e la baciai.
"Tu invece?" chiesi.
"Purtoppo si" fece un sospiro e si sentiva la tristezza nella sua voce.
"Il mio migliore amico" continuò "lo conobbi all'asilo e, dio, vorrei rivivere di nuovo quel giorno. Io che giocavo in un angolino del giardino e lui che rincorreva la palla che finì addosso a me, da quel giorno giocavamo sempre insieme e poi quando fummo cresciuti, credo verso le medie, ci iniziammo a raccontare tutto" rise forse ripensando a quei giorni.
"Poi?" ero curioso.
"E niente poi il cielo ha voluto togliermelo, per sempre, ed io ero presente, cazzo. Ero presente quando quella fottuta macchina lo ha investito e si è portato via il mio migliore amico" disse ed iniziò a piangere.
La abbracciai e le chiesi scusa per averglielo ricordato e tornammo verso la moto.
"Possiamo andare da lui?" mi chiese.
"Sei sicura?" e lei annuì.

Andammo al cimitero e mi vennero i brividi.
Camminavamo davanti alle lapidi e Serena si fermò davanti ad una e sospirò.
"Eccoci qua Fede" disse.
Accarezzò il suo nome inciso e poi la sua foto.
"Ti presento Marco" disse e poi mi sorrise.
"Mi dicevi sempre che non vedevi l'ora di andare al liceo ed avere la tua prima cotta" rise "e poi volevi conoscere tutti i miei ragazzi perché dovevi approvarli prima tu.. Ecco accontentato" sorrise.
Si appoggiò alla colonna e scivolò per terra.
Mi misi affianco a lei e guardavamo la lapide di Federico.
"Non immagini quanto mi manchi" sussurrò e le scese una lacrima.

Capitolo un po triste ma spero che vi piaccia lo stesso
Fatemi sapere con un commento💕

His smile my paradise ||Marco LeonardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora