1. NUOVI ARRIVI- Parte 1

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Era l'ennesima giornata soffocante.
Giugno non era mai stato caldo come quell'anno e l'ultima settimana era stata particolarmente atroce dal punto di vista climatico. Lucas era appollaiato sul davanzale della finestra e guardava fuori con la testa spiaccicata contro il vetro, nella speranza di rinfrescarsi un minimo. Come di consueto, i condizionatori all'interno dell'istituto erano fuori uso perché, per l'ennesima volta, Stan aveva deciso di attirare l'attenzione del personale - e di chiunque in generale - prendendo a calci l'impianto di climatizzazione.
Stan era una vera seccatura quando ci si metteva, specialmente in giornate come quella. Non appena l'attenzione generale non era totalmente incentrata su di lui, l'idiota doveva fare qualcosa di stupido, e solitamente controproducente, per ricordare a tutti la sua presenza. Come se fosse possibile dimenticarsi di una faccia che si ha davanti tutti i santi giorni da ben due anni!

Lucas era stufo di quell'afa insopportabile, si alzò dal davanzale e aprì la porta della propria stanza, affacciandosi sul corridoio per assicurarsi che qualcuno si stesse prodigando per aggiustare quel dannato impianto o per mettere una camicia di forza a quel cretino di Stan.

Insomma, era l'unico che si stava squagliando?

Sbuffò. Non poteva permettersi di agitarsi troppo, altrimenti qualche zelante membro del personale sarebbe andato da lui e avrebbe cercato di rifilargli un tranquillante.

Funzionava così al Sunrise Institute, un istituto di cura per ragazzi con problemi psicologici e comportamentali, fondato dal dottor Kettner dieci anni prima. Se qualcuno dei pazienti mostrava un atteggiamento appena al di sopra della lobotomia, era necessario intervenire, possibilmente con un tranquillante capace di stendere un intero branco di cinghiali.

L'istituto annoverava ben 10 pazienti al momento e Lucas era lì quando ognuno di essi era entrato: tra i dieci ragazzi in cura infatti, Lucas era quello che era dentro da più tempo.

Il problema era che Lucas non era pazzo. Non aveva nessun problema comportamentale o patologia particolare che potesse essere curata con l'innovativo programma di recupero del dott. Kettner. Era consapevole perciò che non sarebbe mai uscito da quel posto perché, nonostante le lunghe, interminabili sedute, sia private che di gruppo, e i molteplici cambi di terapie subiti, Lucas non era ancora guarito.

Per forza non sono guarito pensava lui con rabbia. Non ho niente da cui guarire! Mi hanno piazzato qui solo perché non sapevano spiegare cosa avessi.

Così, da quando aveva 15 anni, Lucas si ritrovava a passare le sue giornate dentro quel posto deprimente, circondato da persone che avevano reali problemi da risolvere e privo di qualsiasi prospettiva per il futuro. A volte si era ritrovato a pensare che, se non fosse uscito al più presto da lì, sarebbe finito col diventare pazzo sul serio.

«Che combini Coleman? Ti sei incantato?», domandò una vocetta beffarda all'altro capo del corridoio, interrompendo le sue riflessioni.

Lucas si voltò corrucciato. Non aveva bisogno di guardare per capire di chi si trattasse, avrebbe riconosciuto quella voce tra mille: Amy Foster.

Quella sua voce squillante rendeva il suo tono, quasi perennemente derisorio, ancora più irritante. Tuttavia, per Lucas, ormai, quel tono era diventato familiare.

Amy era una ragazza piuttosto impegnativa da gestire, sempre alla ricerca di qualcuno da infastidire, godeva da pazzi a mostrarsi costantemente al di sopra di chiunque. Era una vera esibizionista e ogni suo comportamento non era che parte di una tattica ben studiata per sentirsi importante. Per Amy, infatti, era fondamentale che si parlasse di lei e questo, secondo la diagnosi del dottor Kettner, dipendeva da un problema di scarsa autostima e da una profonda solitudine. Nelle sue giornate peggiori, Amy era davvero inaffrontabile. Passava da momenti di rabbia a crisi isteriche, il tutto sempre farcito da una buona dose di acidità. Cercavano tutti di starle alla larga, specialmente quando era di pessimo umore e Lucas sapeva che non c'era davvero nessuno che la considerasse una buona compagnia.

Lui ed Amy, però, si erano presi sin da subito. Lucas era lì da quasi un anno quando era stata ricoverata Amy. I due avevano parecchie cose in comune e a Lucas il suo atteggiamento da stronza non dava particolarmente fastidio, almeno non sempre. Si poteva dire che lei fosse l'unica vera amica che lui avesse lì dentro.

«Stavo solo cercando di capire se qualcuno stesse aggiustando il condizionatore», disse sbuffando. «Si muore qui dentro.»

Amy avanzò leggiadramente e si posizionò di fronte a lui. Era una ragazza abbastanza alta, circa un metro e settantacinque e arrivava al naso di Lucas.

«Spogliati allora», lo punzecchiò rivolgendogli uno dei suoi sorrisi smaglianti.

«Amy lasciami perdere, fa troppo caldo!», replicò lui, scocciato.

Per tutta risposta, la ragazza si ravvivò i lunghi capelli castani e gli lanciò un'occhiataccia.

«Che palle, Lucas. Oggi sei così noioso! Di solito sei più divertente!», sbuffò scuotendo la testa.

Lucas le lanciò un'occhiata eloquente. «Intendi quando mi infilo nel tuo letto?»

Amy lo guardò con un sorrisetto malizioso. «Esattamente.»

Lucas le sorrise a sua volta, Amy rappresentava un bel diversivo nelle giornate più noiose.

«A questo si può sempre rimediare.»

«Quando vuoi, bellezza!»

Detto ciò, si allontanò lungo il corridoio e Lucas restò a guardarle il posteriore finché lei non sparì dietro la porta della stanza comune.

Non era mai stato un ragazzo particolarmente introverso o timido, non parlava granché, specialmente se non aveva nulla di interessante da dire e di certo non se ne andava in giro a rompere le palle a tutti come certi altri ragazzi che stavano all'istituto, però ci sapeva fare con le ragazze. Era pur sempre un adolescente, nel pieno dei suoi picchi ormonali ed era più che logico non dicesse di no alle avances di una bella ragazza come Amy. I suoi lunghi capelli mossi castano scuro, il corpo snello e un notevole davanzale la rendevano certamente desiderabile e Lucas si annoiava parecchio...

Sì, era brutto da dire, ma il sesso con Amy era un puro passatempo. Uno molto divertente.

Non che lei fosse meno cinica da quel punto di vista. Gli aveva detto esplicitamente che lui era il ragazzo più carino lì dentro e che, solo per questo, lei aveva deciso di crearsi un diversivo del genere. Amici con benefici, insomma.

Lucas allungò il collo per osservare meglio il corridoio, ma non notò anima viva. Stava iniziando a domandarsi dove cavolo fossero finiti tutti, quando sentì un vociare concitato provenire dalla sala comune.

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