18. RISPOSTE - Parte 1

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«Mi spieghi come ti è saltato in mente di chiamare anche Darren?» borbottò Lucas, guardando Amy con espressione scocciata.

«Perché scusa? Cosa facevamo? Ci riunivamo tutti lasciando lui escluso? Non mi sembrava carino», disse Amy con tono innocente. 

Keira ridacchiò. I battibecchi tra quei due le ricordavano molto quelli tra lei e Josh.

Erano in spiaggia, il giorno successivo alla terribile esperienza notturna di Keira, e lei, Lucas, Amy e Josh avevano deciso di fare una passeggiata per poter parlare in tranquillità di ciò che era successo e raccontare ad Amy - nel dettaglio - quale fosse il problemino di Keira.

«Quello che non è carino», replicò Lucas sottolineando l'ultima parola con la voce, «è quello che quel tizio ha detto a Keira.» 

Amy inarcò le sopracciglia perfettamente definite. «Cioè?»

Lucas alzò gli occhi al cielo. «Cioè che mi deve stare lontana perché io le farò del male.»

«Ma dai?» esclamò lei. « E come facevo a saperlo se nessuno mi dice mai niente qui!» puntualizzò, offesa.

Era incredibile come riuscisse a passare dalla parte del torto a quella della ragione senza il minimo sforzo. Un attimo prima era sotto accusa e l'attimo dopo era diventata la vittima all'oscuro dei fatti.

«Lasciando perdere tutto ciò... trovi un qualche senso in quello che mi sta succedendo?» domandò Keira, andando al nocciolo della questione.

Amy ci pensò su e scosse la testa. «Mi dispiace, ma la mia intelligenza superiore non è abbastanza superiore da comprendere questa cosa», disse con nonchalance. 

Com'era possibile che Amy fosse rimasta impassibile davanti a tutto ciò che le avevano raccontato, Keira non lo capiva proprio. Sembrava quasi che avessero passato l'ultima mezz'ora a parlare del tempo invece che di strani simboli e visioni.

«Mi domando cosa gliel'abbiamo detto a fare», brontolò Josh, calciando un sassolino con eccessiva veemenza.

Amy rivolse a Josh un'occhiata di fuoco. «Forse perché era giusto farlo? Io sono la sua compagna di stanza!»

Lucas fissò Josh, incredulo. «E poi credevi seriamente che avrebbe avuto una risposta?»

Lui si strinse nelle spalle e, con aria imbronciata, disse: «Ci speravo. Non fa male credere ai miracoli».

Keira sospirò e si portò distrattamente le mani sul ventre. Mentre gli altri erano in costume, lei aveva dovuto tenersi la t-shirt per nascondere i due nuovi simboli che le erano spuntati sulla pancia, proprio nel punto da cui, nel suo sogno, era fuoriuscita quella luce rossa terrificante. Al polso, invece, portava un grosso bracciale di legno di cocco che riusciva a coprire bene le prime rune che erano apparse. Per fortuna, i simboli erano di dimensioni contenute e Keira riusciva ancora a nasconderli abbastanza bene, il guaio sarebbe stato se avessero cominciato a spuntarle sulla faccia.

Oh mio Dio, non voglio nemmeno pensarci...

Sentì la nausea invaderle lo stomaco e strizzò gli occhi. Erano già sette. Sette rune sul suo corpo e ancora non avevano idea di cosa significasse tutto ciò.

Lucas percepì il suo disagio e le circondò le spalle con un braccio, tirnadola più vicino a sé.

«Resta con me, Kei», le sussurrò all'orecchio. La sua voce bassa e profonda le provocò un piacevole brivido lungo la schiena. Si aggrappò agli occhi di Lucas, per evitare di pensare a tutto il resto.

«Cosa mi dite di Darren?» disse Amy all'improvviso.

Lucas voltò il capo verso la sua amica. «Che è uno stronzo?» suggerì con un ghigno.

«Non più di quanto non lo sia tu», rispose Josh, acido.

Amy alzò gli occhi al cielo. «Volevo dire che se Darren ha detto certe cose a Keira, sicuramente è più informato di quanto non lo siamo noi, no? Considerando poi la conversazione che hai origliato tra lui e Beth... Insomma, parlarne con lui sembra la soluzione più logica!»

Keira si strinse nelle spalle. Aveva già valutato l'idea di porre qualche domanda a Darren, ma cosa sapeva davvero di lui? Poteva anche essere fuori di testa e basta. Poi, anche ammesso che sapesse qualcosa, come avrebbe reagito se Keira avesse cominciato a chiedergli informazioni? E se avesse scoperto che lei aveva origliato una sua conversazione con Beth?

«Vuoi che ne parliamo con quello psicopatico?» Lucas sembrava incredulo.

«Non è uno psicopatico», ribatté Josh.

«Sì, lo sappiamo che è il tuo amichetto del cuore, ciò nonostante io non mi fido a lasciare lui e Kei da soli a parlare di questa cosa.»

Neanche lei si fidava molto, ma forse quella era davvero l'unica soluzione.

Josh si mordicchiò il labbro inferiore, incerto. «Non le farebbe nulla. A lui piace Keira, gli è piaciuta sin da subito», disse.

Keira sentì le guance andarle a fuoco a quelle parole.

«Ancora peggio!» esclamò Lucas, con gli occhi che lanciavano saette, «ragione in più per tenerlo lontano almeno dieci chilometri da Keira.»

«Ora ti stai comportando da galletto geloso», lo rimbeccò Amy con un ghigno, «se Darren è l'unico che può darci delle risposte, il fatto che Keira gli piaccia non può che giocare a nostro vantaggio», rifletté.

«Di che cavolo parli?»

Lucas sembrava sul punto di caricarsi Keira in spalla e fuggire lontano. Il pensiero le fece affiorare un lieve sorriso.

«Dico che le basterà fare due moine per convincerlo a parlare. Dio, ma voi ragazzi siete davvero ritardati!» esclamò esasperata.

«Io sono certo che parlerà e Kei sarà al sicuro», sentenziò Josh.

La sua sicurezza infuse a Keira una nuova determinazione. Darren non le era mai sembrato un cattivo ragazzo, in verità era stato molto dolce con lei quando era arrivata. Certo, il ricordo del loro ultimo incontro, nell'aula impolverata e deserta dell'istituto, la faceva ancora rabbrividire, ma in fin dei conti non le aveva fatto del male.

«Credo che abbiate ragione», disse infine.

Lucas si paralizzò. «Cosa?»

Keira sollevò lo sguardo su di lui. «Penso che dovrei parlare con Darren.»

Lui strizzò gli occhi. «Non mi fido.»

Josh non perse occasione per intervenire. «E chi se ne frega!» 

Lucas ignorò suo fratello e proseguì: «Ricordi l'altra volta? Ti ha praticamente sequestrata!»

«Ma che sequestrata! Voleva solo parlarle lontano da te!»

«Josh, cuccia!» sbottò Keira. «Smettetela tutti e due, i vostri battibecchi non sono d'aiuto.»

Sia Lucas che Josh misero il muso.

Amy, invece, la guardò con ammirazione. «Brava nanerottola, tira fuori le unghie.» Le si avvicinò e le diede una pacca sulla spalla. «Allora, che ne dici di toglierti il pensiero?»

Sussultò. «Ehm, a-adesso?» Avrebbe preferito avere il tempo di prepararsi psicologicamente a una conversazione di quel genere. Aveva già abbastanza difficoltà a esprimersi in circostanze normali, figurarsi a dover discutere delle sue macabre visioni...

«Se non lo fai subito, comincerai a rimuginarci sopra, temporeggerai e, sicuro come il sorgere del sole, arriverai a pensare che forse non è necessario parlare con Darren», la rimbeccò Amy, dipingendo, come al solito, una verità inconfutabile.

Keira la fissò inebetita. «Dovresti fare l'avvocato...» disse stupidamente.

Amy gongolò. «Già, me lo dicono tutti», rispose lei scuotendo la chioma castana in modo teatrale.

Lucas inarcò un sopracciglio e si lasciò sfuggire un risolino. «Ma quando mai!»

Amy gli fece una linguaccia e poi prese Keira per il gomito. «Coraggio, andiamo da Darren!»

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