La cena, quella sera, fu particolarmente movimentata: a mensa i gemelli si erano sistemati a un tavolo accanto alle finestre che davano sul giardino ed erano circondati di persone. Lucas osservava ormai da mezz'ora i ragazzi che a turni si avvicinavano curiosi per scambiare due chiacchiere con i nuovi arrivati.
Addentò pigramente una forchettata di carne e scosse la testa. Quella scena si ripeteva ogni volta che arrivava un paziente nuovo, ma, del resto, quando si è abituati a vedere e fare sempre le stesse cose, si tende a correre incontro a tutto ciò che è nuovo, almeno finché anche questo non diventa routine.
Di certo Lucas non sarebbe stato un membro di quella ridicola processione, non aveva nessuna intenzione di imbucarsi per scambiare qualche parola di circostanza tanto per il gusto di farlo. Se ne avesse avuto voglia, avrebbe parlato con i due nuovi ragazzi successivamente. La cosa, comunque, non lo toccava più di tanto.
Il dottor Kettner, quella mattina durante il loro colloquio, gli aveva accennato di quei due ragazzi che avevano appena perso i genitori in un incendio doloso e che erano stati portati lì perché si potessero riprendere dal lutto, seguiti in modo costante da esperti psicologi. La ragazza soffriva di disturbo da stress post traumatico, il ragazzo era un po' instabile dal punto di vista dell'autocontrollo. Niente di che, niente di straordinario o vagamente originale, tutto poco interessante.
«I tuoi capelli sono molto belli», disse una voce ammirata.
Lucas si voltò di nuovo verso i gemelli. La voce che aveva sentito era quella di Jeany Thompson, una ragazza di sedici anni, germofobica e con un disturbo ossessivo compulsivo.
Il ragazzo aveva sbirciato solo una volta nella sua stanza ed era la cosa più vicina a un museo che lui avesse mai visto: nulla era fuori posto, tutte le cose erano catalogate e disposte in perfetto ordine, secondo criteri ben precisi, tutto era rigorosamente pulito e disinfettato. Lucas sapeva, come tutti là dentro, che se qualcuno le avesse scomposto anche solo una matita all'interno di quell'ordine perfetto, Jeany sarebbe andata completamente fuori di testa.
Lucas studiò con più attenzione la ragazza nuova, attirato dal commento di Jeany sui suoi capelli. Ne aveva già notato il bellissimo colore rosso, come una cascata di fuoco che le ricadeva sulle spalle. Osservandola meglio, notò inoltre che si sentiva a disagio. Lo vedeva nella postura del suo corpo: testa bassa, spalle in avanti, gambe rannicchiate. Altra cosa interessante: chissà perché, la ragazza si teneva il polso sinistro con una strana apprensione.
«Già, l'ho notato anche io», intervenne Amy che si era seduta in quel momento tra Jeany e la ragazza nuova. «Mi piacerebbe molto averli di quel colore... come potrei fare?», domandò con tono dubbioso, picchiettandosi il mento con il dito indice.
Lucas conosceva bene quel tono, era quello che la sua amica usava quando stava architettando qualcosa, di solito qualcosa di spiacevole. Forse avrebbe dovuto mettere in guardia la nuova arrivata. Amy era capace persino di tagliarle tutti i capelli durante la notte.
Lucas fece per alzarsi, ma, in quel momento, la ragazza si voltò verso di lui e i loro sguardi si incrociarono.
Keira si sentiva a sotto pressione. Non era affatto abituata a essere al centro dell'attenzione e neanche le piaceva. Le domande e i commenti che volavano attorno a lei in quel momento erano troppi, le mancava quasi il respiro.
Per fortuna, Josh sapeva gestire bene quel tipo di situazioni e stava tenendo banco al loro tavolo, rispondendo a tutte le curiosità dei ragazzi dell'istituto, consentendo così alla sorella di restare in silenzio mentre cercava di mettere qualcosa nello stomaco.
Il cibo non era granché, insipido e incolore, la carne aveva la consistenza della plastica.
Frustrata, Keira alzò lo sguardo dal proprio piatto e si ritrovò a fissare un punto dalla parte opposta della sala mensa, non esattamente un punto ma due, due occhi azzurro ghiaccio sovrastati da un ciuffo nero un po' troppo lungo: era il ragazzo che aveva visto quel pomeriggio insieme ad Amy, quando li avevano presentati agli altri pazienti.
Lui la fissò di rimando, senza distogliere gli occhi dai suoi. Poi accadde qualcosa di molto strano: il ragazzo ebbe un tremito, scosse la testa a destra e sinistra, come a voler scacciare un pensiero terribile, e sul suo viso si dipinse un'espressione confusa e sofferente. Alla fine, lo vide alzarsi di scatto e lasciare la mensa a grandi falcate.
Ma che?
«Cos'ha quel ragazzo?», chiese d'istinto alla sua compagna di stanza.
Amy, che stava ancora blaterando con Josh, la guardò con scarso interesse. «A chi ti riferisci esattamente?»
«A quello che stava seduto laggiù», spiegò Keira indicando con il dito il tavolo da cui era appena fuggito il ragazzo dagli occhi azzurri. «Tu lo conosci», aggiunse. Non era una domanda ma un'affermazione e Amy sembrò capire a chi lei si stesse riferendo.
«Dici Coleman?», domandò alzando un sopracciglio.
«È così che si chiama?»
«Si chiama Lucas Coleman», replicò Amy con tono annoiato. Sembrava impaziente di ricominciare a flirtare con Josh.
«Che cos'ha?», insistette Keira. L'espressione che aveva visto sul volto di quel ragazzo le si era tatuata nella mente. L'aveva guardata come fosse un fantasma.
Amy si spazientì e guardò Keira con espressione feroce. «Che cavolo vuol dire cos'ha? Non mi scocciare nanerottola!»
«Lascia perdere...», disse Keira alzandosi a sua volta e avviandosi all'uscita della mensa.
Josh la guardò e fece per seguirla, ma Amy lo bloccò e lo tirò di nuovo a sedere, ansiosa di continuare il suo discorso che, di sicuro, non era di natura intellettuale.
Keira rivolse al fratello un cenno di assenso per rassicurarlo; non doveva preoccuparsi, lei sarebbe stata bene.
Percorse il corridoio in penombra e trovò una porta finestra che dava su una piccola veranda illuminata; l'attraversò d'impulso, stupendosi di trovarla aperta e si ritrovò a godere della lieve brezza serale. Un vero sollievo dopo il caldo di quel pomeriggio che le era sembrata infinito.
Keira chiuse gli occhi, appoggiandosi alla ringhiera della veranda e assaporò l'aria sul volto sudato. Indossava un leggero vestito che le arrivava sopra il ginocchio e il vento lieve l'accarezzava in tutto il corpo, dandole una bellissima sensazione di leggerezza, una sensazione che non provava più da parecchio tempo, da quando aveva cominciato a vedere delle cose spaventose dentro la sua testa...
Scosse il capo, decisa a godere di quel momento e a non lasciarsi ottenebrare dai brutti ricordi, tuttavia non riusciva proprio a ignorarli, non quando si sentiva responsabile per ciò che era successo a sua madre e suo padre. Lei aveva visto cosa stava per accadere, ma non aveva capito. Non era stata in grado di comprendere, quel giorno a scuola, quando si era accasciata al suolo durante una lezione e aveva cominciato a bruciare.
Pͻ-m
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NightFall - Il Portale
Fantasía- COMPLETA - NON AUTOCONCLUSIVO Keira e Josh Connelly sono due gemelli di diciassette anni che hanno appena perso i genitori in un misterioso incendio. A seguito di tale tragico evento, i due vengono mandati al Sunrise institute, una clinica speci...