9. TU MI VUOI? - Parte 2

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Con l'avvicinarsi del weekend, un certo fermento cominciò a serpeggiare per l'istituto. Per due volte al mese, il Sunrise apriva le proprie porte ai parenti dei ragazzi ricoverati lì, per permettere ai pazienti di passare del tempo con le proprie famiglie.

Purtroppo, Keira non aveva nessuno che potesse andare a farle visita. Lei e Josh erano rimasti soli e avrebbero sempre potuto contare solo su se stessi. L'unica cosa che poteva fare, era restare in disparte a osservare la felicità sul volto di quelle famiglie che si riunivano, consapevole che quell'amore le era stato strappato via ingiustamente.

Un piccolo singhiozzo le sfuggì dalle labbra, ma, come sempre, i suoi occhi restarono asciutti. Sei sola.

Il viso di suo fratello le balenò davanti agli occhi, portando con sé una miriade di ricordi. No, non sono sola.

Keira non aveva perso tutta la sua famiglia, aveva Josh, aveva il suo gemello, l'altra metà della sua anima e loro avrebbero sempre potuto contare l'uno sull'altra.

In quel momento si rese conto di quanto fosse stupido il suo risentimento, di quanto fosse stata esagerata la sua reazione alle parole del fratello. Che importanza poteva avere una piccola incomprensione di fronte all'amore che li legava come fratello e sorella?

Non poteva continuare a evitare Josh, quella separazione forzata la stava facendo impazzire. Voleva suo fratello, il conforto del suo abbraccio e il calore del suo sorriso. Si alzò dal davanzale sul quale si era appollaiata e uscì dalla stanza con passo deciso. Anziché dirigersi verso la sala mensa per la colazione, fece una deviazione verso la stanza di Josh, sperando che lo avessero finalmente fatto uscire dall'isolamento.

Bussò e restò in attesa. Nessuna risposta arrivò però dall'altra parte della porta. Keira provò a girare la maniglia e scoprì che la stanza non era chiusa a chiave.

Non fece in tempo a fare un passo dentro la stanza che la voce di suo fratello l'accolse festosa.

«Kei!» Josh le arrivò da destra e le balzò addosso, avvolto nell'accappatoio.

«Josh che cavolo!» sbuffò la ragazza, trattenendo a stento un sorriso. Josh sembrava felice come una pasqua. I suoi occhi acquamarina erano luminosi come non li vedeva da giorni.

«Dimmi che sei qui per fare pace, ti prego, Kei», mugolò.

Keira non riuscì a trattenersi oltre, una fitta di nostalgia le trapassò il petto e si lanciò tra le braccia del fratello, pronte, come sempre, ad accoglierla. Josh la strinse a sé e le baciò la testa.

«Mi dispiace, Kei. Non avevo capito. Non ho mai capito un accidente, merda. Sono proprio un cretino», borbottò con la guancia premuta sui capelli della sorella.

Lei si scostò leggermente, incontrando il suo sguardo. «Dispiace anche a me, Josh. È che sono così stanca e... mi sento... mi sono sentita vuota senza di te», confessò.

Lui annuì, serio. Aveva un bel livido violaceo vicino alla bocca e Keira si sentì improvvisamente in colpa per essersene andata mentre Josh e Lucas litigavano a causa sua.

«Mi vesto. Stiamo insieme a colazione?» domandò Josh, allegro.

Keira gli sorrise. «Puoi scommetterci.»

Visto il bel tempo e l'imminente arrivo dei genitori per il weekend, quella mattina i ragazzi vennero lasciati liberi dalle lezioni. Dopo colazione, la maggior parte dei pazienti decise di approfittare della bella giornata per andare a crogiolarsi al sole nel giardino e godere di un po'di tempo all'aria aperta.

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