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"Ciao piccola!" Mi salutò Mason, stampandomi un bacio sulla fronte mentre mi allacciavo la cintura.

Prima di mettere in moto, mi osservò da testa a piedi, facendo scorrere il suo sguardo sul mio corpo, per poi partire sbuffando.

"Che c'è?" Gli domandai, incuriosita dalla sua reazione.

"C'è che" spostò lo sguardo dalla strada a me per brevi istanti "sei il sesso in persona. Ma da bravo migliore amico ho il dovere di rimproverarti perché quella gonna copre solo metà coscia".

Lo guardai scioccata e in silenzio, poi i nostri sguardi si incrociarono ed entrambi scoppiammo in una fragorosa risata.

Mason si ricompose una volta arrivati al parcheggio del locale, poiché si doveva concentrare, siccome che i parcheggi non erano il suo forte.

In realtà aveva passato l'esame della patente solamente perché, accidentalmente, aveva avuto una breve avventura sessuale con l'esaminatrice che, tra l'altro, aveva il doppio della sua età.

Ridacchiai al pensiero e, senza accorgermene, ero già all'entrata del locale e il braccio del mio migliore amico mi cingeva il fianco sinistro.

Appena dentro, un odore acre di tabacco e vodka mi travolse.

Mi feci spazio tra la massa di corpi sudati ed eccitati e, contenta, raggiunsi il bancone.

Mi guardai alle spalle e notai che Mason si era fermato a chiacchierare con alcuni ragazzi, quindi, ordinai il primo di, suppongo, molti bicchieri.

Il liquido mi bruciò la gola e, immediatamente questa sensazione, mi riportò all'ultima sbronza colossale che ebbi circa un mese fa.

Usavo l'alcool per dimenticare.

Sapevo che era sbagliato e dannoso ma, quando i ricordi mi assalivano, i bicchieri di alcolici erano l'unica soluzione per offuscare la mia mente dagli orrori del mio passato.

Era passata mezz'ora e avevo già perso il conto dei bicchieri che avevo bevuto.

Vidi che Mason si stava avvicinando.

Arrivò al mio sgabello e iniziai a disegnare dei cerchi immaginari sulla mia coscia, poi sollevò gli occhi e mi indirizzò un dolce sguardo di rimprovero.

"Non mi obbligare a farti il solito discorso da padre iperprotettivo" mi sorrise e iniziò a fissarmi le spalle scoperte e il collo.

Aveva sempre amato un particolare del mio corpo che io avevo sempre ignorato: la vista netta e rialzata delle mie clavicole, il loro evidenziarsi ad ogni respiro, l'aveva sempre estasiato.

"Taci" gli risposi e mi avvicinai alle sue labbra dando vita a un bacio passionale, che lui assecondò e approfondì.

Non era giusto nemmeno questo.

Il fatto era che noi avremmo dovuto essere amici normali e, invece, ogni Week-end ci trovavamo sempre nella stessa situazione: partivamo di un bacio per poi arrivare a consumarci a vicenda nella camera da letto di un motel.

Mentre le mani di Mason vagavano avanti e indietro sulle mie cosce, sentii che sul bancone il barista aveva posato un nuovo bicchierino.

Mi staccai lentamente dalle labbra di Mason e, ingerii un'altra serie di bicchierini.

Quanti erano? Non lo so.

Sapevo solo che dopo un'ora dall'ultimo, mi ritrovai nei bagni del locale minuscolo, con Mason che mi accarezzava la schiena e mi legava i capelli.

Non riuscii a vomitare e per questo mi sentivo ancora peggio e, come se non fosse abbastanza, mi resi conto di essere semicosciente.

Sentii Mason che frugava nella mia borsetta e compose un numero, poi mi addormentai.

ETHAN POV'S

Ero sdraiato a letto, stanco ma soddisfatto: come al solito Vanessa era una bomba a letto.

Ora stava dormendo al mio fianco e io stavo fissando il soffitto.

Vagai con i pensieri fino a quando non mi squillò il telefono e, leggendo sul display il nome "Ariah", risposi immediatamente per la paura di svegliare la mia ragazza.

"Pronto, Ariah" dissi a bassa voce mentre mi dirigevo in corridoio.

"Ciao, non sono Ariah ma il suo amico Mason, e tu sei Ethan e noi due purtroppo ci conosciamo. Ti devo chiedere un favore: Ariah sta male, è in stato di semi coscienza e ora non capisco se si sia addormentata o se sia svenuta.

Ha bevuto troppo, come al solito, e io non posso riportarla a casa perché tra un'ora devo partire per andare a trovare mia sorella al college, non la vedo da un anno. Perfavore siamo al locale, quello dietro la posta, hai presente? Ti aspetto fuori."

"Arrivo" risposi secco e attaccai immediatamente, indossai i pantaloni e afferrai le chiavi, per poi dirigermi alla macchina.

La misi in moto e partii, con lo sguardo fisso sulla città che, a quell'ora, era illuminata da mille luci di insegne e semafori.

Mi rimbombava in testa una frase che aveva pronunciato poco fa quel Mason.

<Ha bevuto troppo, come sempre>.

Che significava?

Non sapevo perché io stessi facendo tutto questo per la mia coinquilina, siccome che, oltre il buongiorno e la buonanotte, non ci calcolavamo affatto.

Arrivai all'esterno del locale e, accostando, scesi lasciando la portiera aperta.

Intravidi di spalle un ragazzo biondo e ben piazzato e mi avvicinai.

-Mason? - domandai e, il ragazzo si girò, lasciandomi vedere Ariah che era appoggiata al suo petto con gli occhi chiusi.

La gonna, già corta, le copriva a malapena il sedere sodo e, il top si era abbassato, lasciando intravedere il reggiseno.

Mason mi sorrise meschinamente per poi dirigersi alla mia macchina e caricare la ragazza sui sedili posteriori.

-Grazie per essere venuto, amico- si passò una mano sul ciuffo, per poi chiudere lo sportello.

-Lo sai bene che non sono tuo amico. È la prima volta che le succede? – domandai curioso, di getto.

Lui rise amaro.

-Se te lo meriterai, ti darà la possibilità di conoscerla fino in fondo. È complicata ma perfetto ma, purtroppo, ha dei punti deboli e spesso, pur di dimenticare, si sfoga così- mi rispose, lasciandomi una pacca sulla spalla per poi allontanarsi.

Lo guardai in cagnesco, non mi era mai piaciuto quel ragazzo.

Accesi il motore e partii.

Ogni tanto spostavo lo sguardo su Ariah e, vedendola rabbrividire, mi tolsi la maglia e gliela posai sul ventre, rimanendo a petto nudo.

Le solite domande mi assalivano: cosa aveva da dimenticare? Perché si faceva questo?

Ma, una volta arrivati davanti casa, frenai la mia mente dinamica e raccolsi delicatamente Ariah.

La sua testa cadde sul mio pettorale nudo e, raccogliendo le chiavi da sotto lo zerbino, entrai in casa.

Sulle scale a chiocciola, ad attendermi, con lo sguardo in fiamme e inorridito dalla scena che le si presenta davanti, c'era Vanessa.

-Che cazzo stai facendo? Dove sei andato? Ti pare normale lasciarmi a letto da sola, senza avvisare, per andare chissà dove con questo straccio di ragazza? - urlò eccessivamente e, solo a sentirla, mi venne il malditesta.

-Non iniziare, non stasera- ringhiai a denti stretti per poi portare Ariah in camera sua e, dopo aver osservato il suo viso, chiusi la porta della sua stanza.

Raggiunsi il mio letto e caddi in un sonno profondo, senza aspettare di sentire il materasso abbassarsi sotto il peso di Vanessa.

Ring - Ethan DolanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora