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Avrei dovuto allenare la squadra calcistica di bambini e, ovviamente visto il mio malumore, avrei dovuto stamparmi un bel sorriso falso in faccia.

E così feci.

Indossai una canottiera attillata e dei leggings stretti, mi diressi verso il campetto e, dopo aver salutato tutti i bimbi, gli assegnai un paio di giri di corsa.

Le loro gambe, anche se ancora gracili, erano veloci.

Veloci come quando scappai da casa mia, quella notte calda.

Veloci come quando sentivo mio padre rincasare dopo cena e mi chiudevo in bagno.

"Amore del papà, dove sei? "urlava dal soggiorno e io mordevo le mie stesse mani pur di non emettere alcun rumore.

Mi nascondevo per evitare che lui abusasse di me ma le punizioni erano peggiori.

Era colpa sua se, la prima volta che andai a letto con Mason, non potei rispondergli affermativamente quando mi chiese se fossi vergine.

"Mi allacci la scarpa, perfavore? "mi domandò dolce Elijah, un bimbo della squadra, distraendomi dai miei amari ricordi.

Gli sorrisi, abbassandomi per fare ciò che mi aveva chiesto.

Nel frattempo mi accorsi che la squadra stava svolgendo esercizi che io non gli avevo assegnato.

Che diavolo stava succedendo?

"Ehi" una voce roca alle mie spalle mi fece sussultare.

Affondai le dita nell'erba, strappandola per la frustrazione.

Mi alzai lentamente e, voltandomi, mi scontrai con due occhi azzurri.

"Mason, vattene" dissi a denti stretti.

"Ariah, ho sbagliato lo so. Ma sono vuoto senza di te, non voglio più stare solo, mi manchi te e le tue risate, il tuo profumo e quello che NOI eravamo prima che io rovinassi tutto. Sono un coglione" constatò con voce triste per poi pizzicarmi un fianco.

Lo respinsi con gli occhi velati dalle lacrime.

"Sei un fottuto bastardo, leva le tue mani da me, non vorrei mai che trovassero tracce di droga sui miei vestiti" esclamai prima di abbassare lo sguardo e allontanarmi verso le panchine.

Mi prese il polso e lo responsi.

Mi imprigionò tra le sue braccia e presi a pugni il suo petto.

"Lasciala stare subito" sentii una voce conosciuta provenire dalle tribune poco distanti.

"Fatti i cazzi tuoi, io almeno cerco di farmi perdonare mentre tu non sei riuscito neanche a tenerti stretta la tua fidanzata.

Ariah, domani ti passo a prendere" disse, allontanandosi senza aspettare una mia risposta, anche se annuii appena.

"Ethan, finalmente sei uscito... che ci fai qui?"domandai, avvicinandomi al mio coinquilino.

"Sono venuto a prendere Elijah, è mio cugino" ammise, accennando addirittura un sorriso, che ricambiai all'istante.

Fischiai per tre volte, annunciando così la fine dell'allenamento e i bimbi corsero verso gli spogliatoi.

"Comunque se fossi in te domani non andrei con quel...tipo, ti ha fatto soffrire abbastanza" mi suggerì, sincero.

Non gli risposi, mi presi soltanto la testa tra le mani perché, sì, non avrei dovuto accettare.

La vera cogliona ero io.

-Elisa

Ring - Ethan DolanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora