4º capitolo: l'incontro

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Quando raggiungiamo Gabriella e i suoi compagni di classe, lo vedo arrivare nella nostra direzione

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Quando raggiungiamo Gabriella e i suoi compagni di classe, lo vedo arrivare nella nostra direzione. So che non mi calcolerà nemmeno, ma sono comunque agitata. Il problema è che non ne capisco il motivo.

<<Leila, sei proprio tu?>> mi chiede.
Mi volto a guardarlo.

Mille domande si insinuano nella mia testa: come fa a conoscermi? Perché ha un nome così familiare? Perché ha... un volto così familiare? Perché mi ricorda una persona che non voglio ricordare, che so che ci soffrirei troppo per la sua mancanza? Cosa c'entra questo ragazzo con il mio amico d'infanzia che mi ricorda tanto?

<<Sì, sono io. Tu invece sei...>> chiedo, cercando di ricordare tutti, fuorché il mio caro amico.

<<Cosa? Vuoi dire che non ti ricordi di
me?>> inizia ad essere preoccupato.
Vorrei sapere il perché, dato che non ce n'è proprio motivo. Ma soprattutto vorrei capire perché il mio istinto mi dice di andarlo ad abbracciare.

<<No. Dovrei?>> chiedo in tono acido.
Non mi piace essere scortese con le persone, ma questo ragazzo si sta prendendo troppa confidenza.

Mi sento abbastanza osservata e in imbarazzo: tutta la scuola ci fissa, e alcune ragazze mi guardano di sottecchi.

Vorrei tanto vedere le espressioni sulle facce delle mie amiche, ma sono concentrata negli occhi di questo ragazzo meraviglioso, e che sostiene di conoscermi.

<<Non hai il vago ricordo di un bambino che, quando eri piccola, giocava sempre con te, ti stava vicino, quando eri triste e volevi piangere c'era lui a consolarti...?>> fa lui.
<<Certo che me lo ricordo, ma... Oddio... Non mi dire che... sei proprio tu?!>> Sì, me lo ricordo. È proprio lui, il mio Ale: il bambino che mi faceva sentire come una principessa. Adoravo come mi trattava!

<<Certo che sono io. Chi dovrebbe essere sennò?!>> mi sorride: il sorriso familiare che tanto mi è mancato. Il solo sorriso che mi ricorda i brutti e i bei momenti.

Senza che possa rifletterci, gli salto addosso, gli cingo la vita con le gambe e gli appoggio le braccia sulle spalle, per tenermi in equilibrio.

<<Mi sei mancata tanto in questi anni. Ti ho pensata continuamente.>> mi sussurra, con la testa tra i capelli ed il mio collo.
<<Non puoi immaginare quanto mi sei mancato tu, credevo mi avessi
abbandonata!>> Ho paura che questa felicità duri troppo a lungo , come quando mi ero illusa da piccola.

<<Non l'ho presa io questa decisione: mia mamma è stata accettata a lavorare in Brasile.>> si giustifica, ma so che è la verità.
<<Vorrei che il tempo si fermasse in questo momento: così come siamo ora.>> dicono le mie labbra senza chiedere il permesso al cervello.

Lui sorride dolcemente sul mio collo. Evidentemente ha capito che non volevo dirlo ad alta voce.

Dopo dieci minuti, ci sciogliamo dall'abbraccio.
Lo presento alle mie amiche, che in questo momento sono sbalordite quanto me.
<<Ragazze, lui è il figlio di un collega, molto caro, di mio padre, nonché il mio migliore amico d'infanzia. Si è trasferito in Brasile nell'estate 2008, quando abbiamo iniziato la prima elementare.>> spiego.

<<Piacere Alessandro, per gli amici Alex o Rodriguez, come preferite.>> si presenta lui, con un sorriso stampato sulle labbra.

Le mie amiche di presentano, una ad una.

By:

Juyu842💖

Non è mai finita || #WATTYS2017 (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora