Capitolo 22

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Rose sapeva che la sua vita non sarebbe mai tornata quella di prima.

Il pessimismo regnava sovrano nella sua mente. Oltre alla luce che emanava il nome di Draco Malfoy, restava il buio assoluto.

Buio come il paesaggio Rose vedeva dalla finestra, distinguendo forme strane nelle prime ombre della sera.

Il colpo caldo vicino a lei emetteva ogni tanto qualche debole sospiro, raramente una lacrima solcava la sua guancia.

Victoire sentiva un dolore profondo all'altezza del cuore, come se non potesse più mettersi a posto. Si erano lasciati, lei e il Salvatore del mondo magico. Concordavano su una cosa: si sarebbe sistemato tutto, e poi... poi, forse, sarebbero tornati insieme.

La discussione con i loro genitori era stata lunga e deprimente. Rose non aveva detto quasi niente, persa com'era nell'autocommiserazione. Lei invece era scoppiata a piangere, meritandosi lo sguardo scocciato dei due Serpeverde.

E poi - quella era stata probabilmente la cosa peggiore - le avevano scacciate come due bestie da mandare al macello.

Qualche volta, quando i pensieri minacciavano di sprofondare nelle tenebre, Victoire allungava la mano verso quella della sua impassibile sorella, che era fredda e morbida.

Rose non gliela stringeva, e Victoire capiva che se la doveva cavare da sola. Ma lei non era come Rose, non era capace.

Ma Rose non aveva tempo per queste stupidaggini, non mentre il mondo a cui si era ormai abituata si allontanava da lei.

Draco, lui era il suo pensiero fisso. Non lo voleva lasciare lì, di questo ne era sicura.

           .               * * *

"Non capisco perché non potevamo usare la Metropolvere" sussurró Victoire all'orecchio della sorella.

"Potevamo essere intercettate" spiegò stancamente. Voleva dirle che non c'era bisogno di bisbigliare, non più. Erano sole nella carrozza, trainata magicamente verso Malfoy Manor.

Quando suo padre era venuto a prenderle, Rose ringraziò il cielo di essersi alzata ed essere uscita dalla Stanza delle Necessità per andarsi a fare una doccia, perché farsi trovare da un professore addormentata accanto al suo ragazzo non era la cosa che desiderava di più al mondo. Poi avevano preso una carrozza da Hogwarts, e nel viaggio lui e sua madre avevano spiegato tutto alle due gemelle. Alla fine, si erano smaterializzati e le avevano lasciate sole. Così, senza dargli la possibilità di dire qualcosa. Di decidere per se stesse. Per la loro vita.

Victoire aggrottó le sopracciglia, e fece per dire qualcosa. Si bloccó, risparmiando i suoi discorsi sul fatto che ormai non ci si poteva fidare di niente e nessuno. "Pensi che torneremo?" chiese con voce sommessa. Non la finiva di pensare ad Harry.

Rose esitó.

"Siamo state portate via da Hogwarts e il perchè non mi è ancora ben chiaro" riprese, ignorando il fatto che Rose non avesse risposto. "Insomma, pensavo che volessero farci almeno finire l'anno lí... Papá parlava per indovinelli, oggi"

"È ovvio, Victoire. Papà pensava che le cose potessero andare bene, alleandosi con i Mangiamorte. É andato tutto fin troppo bene, vedi? Ci trasferiamo, e riceveremo nuove missioni. E non potevamo restare ad Hogwarts, perché..." Rose si morse una labbro. "Perché stasera ci sarà una battaglia. E la nostra copertura non poteva saltare. Non ancora"

"Pensi di scappare?" chiese Victoire indifferente.

"Penso..." cosa pensava esattamente? Una serie di cose che avrebbero potuto scandalizzarla, perciò non le disse. "Non voglio vivere così, Victoire. Chiusa a Malfoy Manor, aspettando una missione... Però non possiamo scappare. Non possiamo andarcene e basta, ci troverebbero. Non sarebbe per niente un'idea intelligente" spiegò. Anche se, in realtà, l'ipotesi di scappare con Draco le era venuta in mente molte volte. "Ma stasera tornerò ad Hogwarts"

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