4 - L'austriaco contrariato

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Quando Kutuzov giunse al forte si fece accompagnare nel suo studio dal generale austriaco.

Aveva chiesto a Bolkonskij di procurargli i rapporti sullo stato delle truppe appena arrivate, e di portargli la lettera ricevuta dall'arciduca Ferdinando, che si trovava al comando delle truppe austriache, già operative nella zona di Ulm.

Quando Bolkonskij entrò nello studio con il materiale richiesto Kutuzov ed il suo ospite (un membro dell'Hofkriesgrath, il consiglio di guerra austriaco) erano seduti davanti ad una mappa stesa sulla scrivania.

- Ah...

Stava dicendo Kutuzov, ma s'interruppe e guardò il suo aiutante facendogli capire di aspettare; poi prosegui a parlare in francese.

Si esprimeva con deliberata pacatezza, arricchendo le frasi con espressioni cortesi ed eleganti che obbligavano ad ascoltare ogni singola parola.

Aveva l'aria di uno molto soddisfatto di ascoltare se stesso parlare mentre é consapevole che anche gli altri presenti si sentono in dovere di farlo.

- Tutto quello che posso dirle, generale, é che se le cose dipendessero dai miei desideri personali la volontà di Sua Maestà l'imperatore Francesco sarebbe stata esaudita da tempo, ed io mi troverei già al fianco dell'arciduca. Inoltre, voglio essere sincero: trasferirei volentieri il comando supremo dell'armata ad un comandante più abile e più capace di me, e so che l'Austria ne possiede molti, per potermi liberare del fardello di questa responsabilità. Ma a volte il corso degli eventi si prende la libertà di soverchiare i nostri piani, caro generale.

Kutuzov stava sfoggiando un sorriso che sembrava dire: "Voi avete tutto il diritto di non credermi, ma a me non interessa se lo fate. Quello che so, é che non vi ho dato alcun appiglio per contestarmi".

Il generale austriaco era visibilmente contrariato, ma dovette adeguarsi e rispondere con argomentazioni garbate:

- Al contrario: la partecipazione di vostra eccellenza a quest'azione comune é ritenuta di estrema importanza, da sua maestà... - L'austriaco si sforzava senza successo di nascondere l'alterazione dei propri sentimenti utilizzando parole d'elogio - ...ma noi pensiamo che questo ritardo privi il valoroso esercito russo ed il suo comandante dell'opportunità di collezionare altri allori, da aggiungere a quelli ai quali peraltro già sono accostumati.

- La mia determinazione rimane comunque quella che già vi ho espresso; ed a giudicare dalla lettera che Sua Altezza l'Arciduca mi ha fatto l'onore di inviarmi, sono autorizzato a supporre che le truppe austriache, sotto la direzione di un comandante esperto come il generale Mack, abbiano in questo momento già ottenuto una vittoria decisiva. E non necessitino quindi più del nostro apporto.

L'austriaco ribolliva di rabbia: anche se non c'erano notizie certe di una sconfitta degli austriaci, numerosi indizi supportavano il pessimismo che caratterizzava le voci provenienti dal fronte.

La vittoria ventilata da Kutuzov gli suonava ironica, neanche troppo velatamente.

Eppure il sorriso che il russo si ostinava a sfoggiare faceva supporre che avesse realmente un motivo per avallare le sue supposizioni.

Ed in effetti lo aveva:

L'ultima lettera che aveva ricevuto dall'esercito di Mack dipingeva una situazione molto prossima ad una vittoria, riferendosi con toni entusiastici all'ottimo posizionamento strategico del suo esercito.

- Datemi quella lettera... - Disse Kutuzov rivolgendosi al nobile Andreij - ...prego, ascoltate cosa dice...

Aggiunse con un sorriso ironico agli angoli della bocca, mentre si accingeva a leggere all'austriaco (in tedesco) le parole dell'arciduca:

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