15 - Il perché e il come

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L'uomo alla scrivania si mise a spostare le carte.

Le mise in ordine.

Finalmente alzò la testa.

Aveva l'aria di essere un tipo molto intelligente e determinato, ma nell'istante in cui la sua attenzione si diresse verso il nobile Andreij l'espressione seria e sveglia cambiò ( come senza dubbio era solito fare deliberatamente).

La sua faccia assunse quello stupido sorriso di circostanza (che nemmeno tentava di nascondere la sua artificiosità) di un uomo che riceve continuamente un accattone dopo l'altro.

Si fece le domande e si diede le risposte:

- Inviato dal comandante in capo sul campo Kutuzov? ...Buone notizie, immagino... C'è stato uno scontro con Mortier? ...Una vittoria? ...Era ora!...

Prese il foglio che gli porgeva Andreij ed iniziò a leggerlo.

Assunse un'espressione dispiaciuta.

Poi parlò in austriaco:

- Schmidt! ...No! ...Signore, che disgrazia! ...Che disgrazia!...

Dopo aver dato una rapida occhiata al dispaccio, lo appoggiò sul tavolo.

Guardò il nobile Andreij con l'aria di uno che pensava a qualcosa di più importante.

- Ah... Che Disastro! ...Qua dice che l'azione é determinante... Ma Mortier non é stato fatto prigioniero...

E fece una pausa.

- ...Mi fa piacere ricevere buone notizie... Ma la scomparsa di Schmidt é un prezzo troppo caro, per una vittoria... Sono certo che Sua Maestà desideri incontrarvi, ma adesso non é il momento. Vi ringrazio. Dovreste riposarvi. Trovatevi qua domani per il passaggio di Sua Maestà, dopo la parata... In ogni caso vi farò sapere...

Sul suo viso riapparve quel sorriso artefatto che mentre parlava era scomparso.

Poi aggiunse, come una cantilena che ripeteva continuamente:

- Arrivederci e grazie. Probabilmente Sua Maestà l'imperatore desidererà vedervi.

E chinò la testa sulle sue carte.

Andreij uscì dalla reggia con la sensazione di avere abbandonato nelle indifferenti mani del ministro e del suo aiutante tutto l'entusiasmo e l'orgoglio che gli erano stati infusi dalla vittoria.

Il suo giudizio sullo stato attuale delle cose era completamente rovesciato.

La battaglia divenne un vecchio, vago, lontano ricordo.

A Brünn, il nobile Andreij era ospite a casa di un diplomatico russo suo conoscente di nome Bilibin, che lo accolse andandogli incontro:

- Ah, caro nobile signore! ...Non potevo desiderare un ospite più gradito... Ho saputo che avete portato notizie di una vittoria... Ottimo! ...Io purtroppo come noterete sono un po' indisposto... Franz! ...Porta le cose del signore nella mia camera.

Andrej, dopo essersi lavato e cambiato, entrò nell'elegante studio del diplomatico.

Si sedette alla tavola apparecchiata.

Bilibin era sul lato vicino al caminetto.

Circondato da tutti quei lussi che gli ricordavano la sua infanzia, Bolkonskij si sentì finalmente più disteso.

Non aveva, solamente, alle spalle una battaglia ed un viaggio: aveva un'intera campagna di guerra, priva di ogni comodità e pulizia.

Dopo l'accoglienza riservatagli dagli austriaci, Andreij era felice per l'opportunità che gli veniva offerta di parlare con un compatriota russo (anche se in realtà sapeva che in quell'occasione avrebbero probabilmente parlato in francese).

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