25 - Il biscottino francese

39 4 0
                                    

Mentre cavalcava (in quell'autunnale luce serale) verso la zona in cui si costruiva la trincea, il nobile Andreij vide alcuni cavalieri che avanzavano verso di lui.

Quello più avanti di tutti, che cavalcava il suo cavallo bianco, era il conte Bagration (lo riconobbe dal mantello caucasico e dal berretto di pelle d'agnello).

Andreij si fermò ad aspettarlo.

Quando Bagration lo vide fermò il cavallo, e mentre Bolkonskij gli riferiva quello che aveva visto fece un cenno di assenso col capo, continuando a guardare fisso davanti a sé.

Anche sulla dura faccia abbronzata (con gli occhi addormentati e semichiusi) di Bagration si leggeva la stessa emozione: "Si comincia! Ci siamo!".

Andrej osservò con curiosità ansiosa quel volto impassibile: cercava di capire cosa quell'uomo avesse in mente (ammesso che un obiettivo lo avesse) in quel momento.

Si chiese: "Ci sarà veramente qualcosa, dietro questo viso imperturbabile?".

Mentre Andreij parlava, Bagration muoveva la testa per far capire che apprezzava ciò che gli veniva detto; alla fine disse:

- Bene!

Andreij ebbe l'impressione che tutto quello che era successo, e che lui gli aveva appena comunicato, fosse esattamente quello che Bagration aveva previsto.

Bolkonski aveva parlato con concitazione, ansimando per la veloce cavalcata.

Bagration invece, col suo accento orientale, aveva parlato pacatamente (come se volesse trasmettere il messaggio che non ci fosse nulla per cui agitarsi), ed era ripartito verso la batteria di Tušin facendo tranquillamente avanzare il cavallo al trotto.

Andrej si accodò al seguito.

Dietro a Bagration cavalcavano nell'ordine: l'ufficiale del seguito; l'aiutante di campo particolare del conte (Žerkov); un ufficiale d'ordinanza; l'ufficiale di stato maggiore di servizio (in sella a un bel cavallo con la coda all'inglese) ed un funzionario in abito civile: un osservatore che aveva chiesto di assistere alla battaglia per semplice curiosità.

Il civile (un uomo grasso dal faccione paffuto) si guardava intorno con un infantile sorriso giocoso. Sballonzolava sul suo cavallo, col suo cappotto di lana cammello. Seduto su di una sella da soldato delle salmerie e circondato da ussari, cosacchi ed aiutanti di campo, sembrava un pesce fuor d'acqua.

Zerkov lo indicó a Bolkonskij:

- Questo vuol vedere la battaglia da vicino. Secondo me tra poco vomita...

L'oggetto dello scherno, sorridendo raggiante, ingenuo e malizioso (come se il fatto di venir preso in giro gli facesse piacere e come se facesse apposta ad apparire piú scemo di quanto fosse in realtà) disse:

- Smettetela, voi...

l'ufficiale di stato maggiore di servizio commentò:

- Siete troppo divertenti, nobili signori ...

Il gruppetto si stava avvicinando alla batteria di Tušin, quando davanti a loro esplose una granata.

- Cos'è quella cosa che è caduta?

Chiese il civile, sorridendo sbalordito.

- Un biscottino francese!

Rispose Zerkov.

- É così che ci colpiscono? ...É spaventoso...

Il civile era felice come una pasqua, ma non finì di parlare perché improvvisamente si sentì un altro rumore vicinissimo: come un fischio da spaccare le orecchie, interrotto da un rumore simile da qualcosa di morbido che cadeva.

Guerra e pace 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora