21 - Le lacrime di Kutuzov

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Involontariamente il nobile Andreij prese ad esaminare con attenzione il comandante supremo: avendolo così vicino rimase colpito dal bordo perfettamente pulito delle cicatrici sull'orbita priva dell'occhio e sulla tempia (nel punto dove la pallottola che lo aveva ferito a lzmail gli aveva forato la testa). Pensò: "Lui si che ha il diritto di parlare con tanta calma del destino di quegli uomini...", e disse:

- É per questo motivo che vi prego di destinarmi a quel distaccamento...

Kutuzov non rispose.

Sembrava aver già dimenticato ciò che aveva appena detto e se ne stava assorto nelle sue riflessioni.

Trascorsero almeno cinque minuti, dondolando dolcemente sulle molle elastiche della carrozza, prima che Kutuzov si rivolgesse di nuovo ad Andreij.

Sulla sua faccia non c'era traccia d'emozione.

Con sottile ironia interrogò il nobile Andreij sui particolari del suo incontro con l'imperatore, sulle reazioni che aveva captato a corte a proposito degli scontri di Krems e su alcune dame di loro comune conoscenza.

Il primo di novembre Kutuzov aveva ricevuto da un suo informatore una notizia che poneva l'armata al suo comando in una situazione quasi disperata: l'informatore riferiva che i francesi, dopo aver attraversato il ponte di Vienna, si dirigevano con forze schiaccianti sulla via di collegamento tra Kutuzov e le truppe provenienti dalla Russia.

Se Kutuzov fosse rimasto a Krems, i centocinquantamila uomini di Napoleone l'avrebbero tagliato fuori da tutte le comunicazioni ed avrebbero accerchiato la sua esausta armata di quarantamila uomini.

Si sarebbe trovato nella situazione di Mack a Ulm.

Se avesse deciso di lasciare la strada che lo collegava con le truppe provenienti dalla Russia avrebbe dovuto marciare in territori privi di strade, lungo zone inesplorate delle montagne Boeme, dove avrebbe dovuto combattere contro le superiori forze nemiche ed abbandonare ogni speranza di potersi ricongiungere con Buxhowden.

Se invece avesse deciso di proseguire sulla strada da Krems a
Olmütz (per riunirsi alle truppe provenienti dalla Russia), avrebbe corso il rischio d'esser preceduto su questa strada dai francesi che avevano passato il ponte di Vienna. In questo caso avrebbe dovuto combattere mentre era in marcia (mettendo a rischio i carri di bagagli ed i rifornimenti) contro un nemico che disponeva del triplo di uomini e si trovava sia davanti che dietro di lui.

Kutuzov scelse quest'ultima soluzione.

Secondo le informazioni riferite dall'informatore, dopo aver attraversato il Danubio a Vienna i francesi puntavano a marce forzate su Znaim (sulla via della ritirata di Kutuzov) che si trovava molto più avanti: più di cento miglia.

Raggiungere Znaim prima dei francesi significava creare fondate speranze di salvare l'esercito; lasciarsi precedere dai francesi a Znaim significava invece esporre con assoluta certezza l'intera armata a un'onta simile a quella di Ulm, oppure alla rovina totale.

Precedere i francesi con tutta l'armata era però impossibile perché la strada Vienna-Znaim sulla quale marciavano i francesi era più breve e comoda della Krems-Znaim seguita dai russi.

La notte stessa in cui aveva ricevuto l'informazione, Kutuzov inviò Bagration sulla sua destra con un'avanguardia di quattromila uomini, su per i monti fra la Krems-Znaim e la Vienna-Znaim.

Bagration avrebbe dovuto procedere senza sosta e fermarsi con la faccia rivolta verso Vienna e le spalle a Znaim.

Se fosse riuscito ad arrivare prima dei francesi avrebbe dovuto cercare di trattenerli per quanto gli era possibile.

Kutuzov si sarebbe diretto verso Znaim con il resto dell'armata i carri ed i cannoni.

I soldati affamati di Bagration percorsero quarantacinque miglia attraverso le montagne con gli scarponi distrutti, su una via priva di strade ed incontrando una tempesta notturna.

Quando arrivarono ad Hollabrunn (sulla Vienna-Zneim), tra dispersi e ritardatari avevano perso un terzo degli uomini, ma ci erano arrivati parecchie ore prima dei francesi.

All'esercito che marciava con Kutuzov mancavano ancora ventiquattro ore per arrivare a Znaim e considerarsi salvi; questo significava che gli esausti ed affamati uomini di Bagration avrebbero dovuto bloccare per ventiquattro ore tutto l'esercito nemico.

Era impossibile, anche se per il destino la parola impossibile non esiste.

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