Capitolo 4. Percy

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I tricipiti che si rilassavano per poi contrarsi, le spalle che si muovevano continuamente in movimenti circolari mentre le gambe scalciavano con forza ma sistematicamente.
Il lattice della cuffietta che copriva le orecchie e gli occhialini che premevano leggermene sul naso. Il fondo della piscina che scorreva come uno schermo sotto di me.
La sensazione di leggerezza che m'invadeva quando mi tuffavo e lo choc dell'impatto con l'acqua immobile, in un secondo di tensione tutti i muscoli si azionavano e mi godevo quei metri subacquei.
Poi di nuovo su, una bracciata dopo l'altra finivo la sessantaquattresima vasca da cinquanta metri.
Ero esausto, i muscoli dolevano e iniziavano a rallentare, però qualcosa mi spingeva a continuare: una sensazione di potenza, io potevo farcela, ero più forte della fatica e della stanchezza. Io ero più forte.

«Jackson! Cosa sono quelle braccia fiacche? Forti quelle bracciate! Non stiamo giocando con le bambole qui!»
Il coach gridava spietato da bordo vasca, come se non stessi dando il massimo, come se non mi stessi allenando da più di due ore e mezza.
Mancava solo una vasca. Sprintai.

Una volta fui uscito dall'acqua Cole, il coach, mi lanciò un asciugamano. Lo misi attorno alle spalle e mi avviai verso gli spogliatoi con lui accanto.
«Sei lento oggi Jackson, cosa ti passa per la testa?»
Lo guardai semi-scioccato, era serio.
La barba non rasata di qualche giorno gli donava un aspetto rozzo, che si scostava dal fisico perfettamente allenato, coperto solo dai pantaloncini. Spalle larghe, addome tonico, pettorali d'acciaio... Sicuro come l'oro alla mia età tutte le ragazze gli andavano dietro - ed anche qualche ragazzo-.
«Niente coach», risposi mentre allungavo i muscoli della spalla. Lui rise con fare scettico, dandomi una leggera spinta. «Come no, Jackson; ho avuto 16 anni anch'io. Allora, cos'è? Una nuova pollastra?» Si sedette su una panca mentre prendevo il mio borsone dall'armadietto per andare a farmi una doccia. Gli occhi scuri parevano scherzosi ed un sorriso stile "ho capito tutto e lo so" gli marcava il volto.
Risi quasi divertito e mi diressi verso i soffioni.
«Coach, non so quanti anni lei abbia, ma nessuno dice più "pollastra" dagli anni ottanta.» Affermai con ironia aspettando che l'acqua fredda mi colpisse.
«Che stronzetto che sei. Però avevo ragione, no?
- Può darsi.
- Lo sapevo.» affermò compiaciuto.
Se ne andò subito dopo lasciandomi alla mia doccia.

Una ragazza mi distraeva dagli allenamenti di nuoto a due passi dalle regionali. Non la migliore delle prospettive, fatto e considerato che affidavo al nuoto la mia borsa di studio per il college. Anche se mi mancava ancora un anno di superiori dopo quello corrente volevo ottenere tutti i punti possibili, in più era solo grazie al nuoto che riuscivo ad essere promosso in materie impossibili dove il voto più alto mai preso era una misera sufficienza, esempio completamente a caso: matematica.
Era sempre andato tutto a meraviglia, primo posto in tutte le competizioni, sufficienza assicurata ovunque e mi andava bene così, però, adesso, dopo un solo giorno, quella biondina mi stava già mandando in confusione.
Non riuscivo a levarmi dalla testa il modo in cui le ciocche bionde le incorniciavano il viso e lo sguardo gelido che mi aveva rifilato fuori dalla classe, quando avevo provato ad avvicinarla. Pensavo alla decisione con la quale aveva risposto ed agito, a come la sua voce mi avesse incantato e colpito insieme, al modo in cui quei jeans neri le fasciassero le cosce toniche ed i fianchi curvilinei ma abbastanza stretti. Ripensandoci la coprivano fino a sopra l'ombelico, non capivo perché mettere jeans con la vita così alta.
"se non la pianti di chiamarmi 'bionda' ti faccio menare da me medesima" aveva detto, che tipetto. Come poteva dirmi una cosa del genere e credere di non accendere il mio interesse?
Tutto di quella ragazza mi incuriosiva e affascinava, dalla testa ai piedi, dovevo solo trovare il modo di avvicinarla, poi avrei deciso se ne valesse la pena: magari era solo il fascino della novità.
Di lei non sapevo niente, neanche il nome... però era single, il che bastava per spronarmi a provarci. Anche a costo di ottenere cento rifiuti, quella ragazza non sarebbe rimasta un mistero a lungo.

Hey || Percabeth  [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora