Mi aggiravo per il bosco senza una meta, mentre gli uccelli cinguettavano e saltavano di ramo in ramo. A cavallo del mio fidato Tempest e la mano sinistra appoggiata sull’impugnatura della spada che mi regalò mia madre prima di morire, percorrevo un sentiero nel bosco di Karoc, vicino al villaggio di Tarm. Io vivevo nella casetta di mia madre nei pressi del villaggio. Mio padre, mi disse mia mamma, morì in guerra poco prima che io nascessi; mentre lei morì qualche anno fa per una malattia incurabile.
Tutti gli abitanti mi trovavano “strana” solo perché ho una specie di dono: riesco a capire gli animali, le loro emozioni e la loro lingua. Fin da quando sono nata, è sempre stato così. A me piace perché mi sento come Nahim, la protagonista di una ballata, in cui si dice che potesse controllare la natura a suo piacimento. Infatti le sue vesti, si diceva fossero tessuti con fili d’erba e la sua casa era in una quercia di oltre mezzo secolo. Si dice anche che abiti nella foresta Neridu’ Zag, molti chilometri più a nord del mio paese. Una volta mi avventurai per cercarla, ma tornai dopo una settimana esausta e delusa. Forse era veramente solo un racconto.
Mi cadde una goccia di pioggia sulla guancia e guardai verso il cielo; le nuvole grigie si muovevano in fretta per il forte vento.
«È meglio tornare » dissi a Tempest tramite il pensiero «andiamo a casa.» il cavallo sbuffò e aumentò il passo. Uscimmo dal bosco e ci avviammo verso la casa.
Arrivata, portai lo stallone nella stalla. Dopo averlo strigliato e curato come d’abitudine, passai la porta che collegava la stalla alla stanza centrale della mia abitazione e lasciai la finestrella superiore aperta, in modo tale che Tempest potesse entrare con il muso. Scaldai della carne allo spiedo nel caminetto e, dopo aver dato fieno sufficiente a Tempest ed aver cenato, mi addormentai sulla sedia di mia madre, guardando alla finestra le gocce di pioggia cedere nel prato.
Quella notte sognai mia mamma mentre si allenava nella scherma: il suo sport preferito. Duellava con Fertuet, il più abile del paese e anche maniscalco. Lei, capelli color nocciola scuro, quasi nero, e un vestito verde colore dei suoi occhi, e lui, capelli biondi e vestito blu chiaro, si muovevano armoniosamente sotto le lame lucenti. Quando avevo dieci anni mi piaceva stare seduta sotto un albero a fianco del puledrino nero che mi comprò mamma per il mio compleanno. Mi piaceva stare li a vederli combattere e divertirsi.
Il giorno dopo in paese venivano allestiti diversi banchi, dove si potevano comprare molti oggetti di vario tipo: una specie di mercato. Arrivando al galoppo, rallentai all’entrata e scesi da Tempest, poi lasciai lo stallone all’entrata legandolo ad un palo. Il villaggio era formato principalmente da tre grandi vialoni, e ogni strada aveva commercianti che vendevano diversi tipi di merce: nel primo viale si poteva acquistare cibi, vestiti e piante per usi culinari o medici, nel secondo gioielli, armi, ferramenta e altri oggetti di uso comune, mentre nella terza via si vendevano, scambiavano e compravano animali e cibo per animali di diverso tipo.
Questo mercato veniva allestito una volta ogni dieci giorni, e io ci venivo sempre perché mi piaceva sapere le novità del paese, incontrare i miei compaesani e fare due chiacchiere. Quel giorno ne approfittai per prendere dell’altro fieno e avena per il mio stallone e dell’altro cibo per me.
Quando mia madre è andata via, mi ha lasciato in eredità un piccolo gruzzoletto di soldi per poter vivere, ma non basterà per molti mesi ancora…dovrò trovarmi un lavoro prima o poi... Mi dissi entrando nel paesino.
Mentre scorrevo con lo sguardo da una bancarella all’altra, notai due tipi strani mai visti prima, non erano del paese: il ragazzo aveva i capelli mori ed era vestito con una tunica dalle maniche fino al gomito, alla vita un cordino intrecciato e dei pantaloni, tutto completamente di bianco. Mentre al suo fianco vi era una ragazza con capelli lunghi color biondo scuro, vestita tale e quale a lui. Si assomigliavano molto, a parte i capelli, ma avrebbero potuto essere fratelli, erano piuttosto giovani per essere degli avventurieri.
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Alididrago
FantasyLe mie ali possenti... I miei artigli... La mia coda squamosa... Non avrei mai pensato di finire con una spada alla gola e le ali sanguinanti. Avrei voluto crescere diventare grande, ma non credo che arriverò neanche a vedere l'alba di domani. In qu...