Capitolo 4 - Addestramento

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La stanza aveva le pareti bianche e il pavimento color grigio scuro, ma era spoglia di qualsiasi arma o attrezzo.
«Entra, e mettiti dall’altro capo della stanza.» mi disse la Regina Nahim «Poi trasformati, ma rimani piccola.»
Chiusi gli occhi. «Nyx ci alleneremo con la regina!»
«Sarà divertente!» disse lei mentre mi avvolgeva la coda e mutavo forma per diventare un draghetto rosso. La stanza era enorme: saranno stati dieci metri d’altezza ed altrettanti di larghezza.
«Ora tocca a me.» disse la regina. Chiuse gli occhi e cambiò forma. Diventò un drago bianco, della mia stessa altezza, e con una gemma dorata sulla fronte.
«Anche tu sei un drago?» chiesi stupita.
«Si, ma non siamo le uniche. Ora cominciamo.» si alzò in volo ed io la seguii. «Prova a fare questo.» scattò in avanti e andò in picchiata verso terra, a qualche metro dal pavimento cambiò direzione per tornare davanti a me. «Prova tu.»
Annuii e partii in picchiata verso il terreno, a pochi metri dal suolo mi girai per tornare in su, ma persi velocità e caddi terra. Nahim mi raggiunse e mi aiutò a rialzarmi «Hai poca forza per scattare, lavoreremo un po’ su questo.»
Ad un tratto entrò un soldato nell’uniforme verde scuro; aveva molte medaglie appese sulla giacca. «E’ arrivato maestà.» disse a Nahim abbassando lo sguardo, lei fece un cenno con la testa ed il soldato fece entrare un drago verde che, trovatosi a pochi metri da noi, calò il muso inchinandosi al cospetto delle regine. Dai lineamenti sembrava molto giovane, a confronto di Nahim.

«Alzati» gli disse Nahim «e preparati per il combattimento. Il tuo avversario sarà Elois.» poi si volse verso me «Seguilo e fagli vedere chi comanda.»
Io annuii, euforica di combattere contro un drago della mia età, e lo seguii.
«Vedremo di che pasta sei fatta!» sogghignò lui. La voce mi era famigliare...troppo..Ma che..?
«Shon? Sei proprio tu?» chiesi euforica.
«Ebbene si! Stai bene in versione drago, sembri molto più feroce che da umana.»
«Vorresti dire che ti sembravo debole? Ha! Hai molto da imparare sul mio conto, ma comunque grazie, anche tu non sei male come drago.» risposi al compimento.
«In guardia!» mi avvisò, poi scattò in avanti tentando di mordermi il collo, colpo mortale se non lo avessi schivato. Si fermò in aria di spalle, mossa stupida perché io ne approfittai per tirargli un colpo di coda sulla schiena come contrattacco. Lui si girò con una faccia un po’ sbigottita, ed io scoppiai in una fragorosa risata.

Duellammo fino a quando la Regina non ci chiamò e ci chiese di ritrasformarci. «E’ tardi e tra poco vi chiameranno per la cena. Andate agli alloggi e rinfrescatevi, poi tornate alla sala del trono.»
Tornammo alle stanze e scoprii che Shon alloggiava proprio di fronte a me. Per qualche motivo ne fui felicissima.

Le giornate passavano uguali, ma piacevoli: di mattina mi allenavo contro Shon in combattimenti aerei sotto l’occhio vigile di Nahim, mentre nel pomeriggio scoprivo le meraviglie della città con il mio compagno di studi. La città si chiamava Drindals, in lingua dei draghi “città dei draghi”. Tutte le sere, dopo cena, Nahim mi insegnava l’antica lingua del Drago Minore, la quale aveva il potere di capire e controllare la magia più attentamente.

Dopo un mese dal mio arrivo a Drindals, durante un allenamento mattutino, la Regina venne convocata per un consiglio dei maghi principali della città per discutere di un fatto avvenuto in paese qualche giorno fa, così io e Shon ci allenammo da soli.

Lanciai una fiammata contro di lui che, schivandola si abbassò di qualche metro, passando sotto il fuoco mi raggiunse e mi spinse contro la parete, battei la schiena sul muro e mi ferii un’ala, poi precipitai a terra. Mi rialzai frastornata e lo vidi avvicinarsi, alla mia sinistra, camminando e ringhiando come un lupo affamato. Poi davanti a me sul terreno, a qualche metro di distanza, si formò un crepa da cui usci una nebbia nera, in cui si formò la sagoma di una creatura alata dello stesso colore scuro del fumo: non aveva le zampe anteriori, ma, quando aprì le ali, notai che una sua ala era più ampia della mia apertura alare. I denti, bianchi e aguzzi, risaltavano dal colore scuro della sua nebbia violacea-scura che gli ricopriva il corpo.

Ruggì, un grido acuto che mi fece male alle orecchie, era lontano parecchi metri, ma con solo un battito d’ali ci raggiunse. Atterrato, soffiò una folata di fuoco nero e grigio nella mia direzione. Con l’ala ferita non potevo volare. Ero appoggiata al muro, senza una via di scampo.

Shon si portò davanti a me e mi guardò con occhi pieni di dolore per quello che aveva deciso di fare. Aprì le ali e venne colpito alla schiena dalla soffio infuocato della creatura. Poi, senza forze, cadde a terra privo di sensi. Lo guardai, sconvolta. Poi alzai lo sguardo pieno di odio verso la creatura, e la vidi sghignazzare e arretrare verso la voragine.
«Torna qui, essere malefico! Non meriti nemmeno di respirare!» urlai scattando in avanti con forza ed agilità a me sconosciute. Purtroppo, prima che riuscissi a raggiungere l’animale, se così si può definire, entrò nella voragine che si richiuse. Atterrai dove la crepa si era richiusa e non aveva lasciato alcun segno.

Mi avvicinai a Shon, che nel frattempo aveva aperto gli occhi, e lo aiutai a rialzarsi, infine tornammo umani.
«Mi dispiace, non sono riuscita a fermarlo.» gli dissi mortificata.
«Non importa, perlomeno hai tentato.» rispose con un filo di voce. Annuii e lo portai alla sua stanza. Quando Shon si distese sul suo letto, la porta si aprì di colpo, ed entrò Nahim.
«Cosa è successo? Siamo rimasti bloccati nella sala riunioni! Le porte non si aprivano. E voi? Tutto bene?» chiese tutto d’un fiato. Le raccontai dell’attacco e di come si era ferito Shon, lei gli curò le ferite più gravi con vari incantesimi. Poi si rivolse a me: «Vai nella tua stanza e riposati. Domani intensificherò il vostro allenamento.»

Il pomeriggio seguente Shon mi chiese di trasformarmi e di seguirlo, voleva farmi una sorpresa. Volammo per circa mezz’ora, infine atterrammo sulla cima di una collina dove di poteva scorgere tutta la pianura.
«E’ bellissimo, non è vero?» disse lui. «Ho scoperto questo posto qualche anno fa, mentre stavo facendo un giro di ricognizione.»
«E’ stupendo…perché mi hai portato qui?» chiesi con un filo di voce dallo stupore.
«Beh, volevo mostrartelo per ringraziarti di quello che hai fatto ieri per me. Non sarei sopravvissuto se mi avesse attaccato un’altra volta, e tu l’hai fatto fuggire.» disse lui.
«Non è esatto: tu, per primo, mi hai salvato, e per questo ti devo la vita.» ribattei.
«Ah no. Insisto, sei tu che devi prenderti il merito.»
«Ti ringrazio.» gli dissi timida, continuando a guardare il panorama.
«Ti piace molto, vero?» mi chiese.
«Si, tantissimo. Grazie ancora per avermi portato qui.»
«Non può rimanere nascosto un posto tanto bello alla più bella delle regine.» guardò lontano imbarazzato per quelle parole uscite senza il suo permesso.
Lo guardai incredula, e lui, come risposta si trasformò nel drago verde brillante e, tramite il pensiero, mi inviò le sue emozioni: era forte, un’attrazione molto forte, difficile da trattenere; ma anche vecchia, perché è da molto tempo che la prova. Nel frattempo mi resi conto che anche io provavo la stessa identica sensazione ogni volta che lo guardavo, o che pensavo a lui.
Lo fissai, incapace di parlare. Lui si ritrasformò e mi guardò con i suoi occhi verdi infiniti, dove io avrei navigato per ore. Avevo già capito cosa poteva accadere. Poi chiusi gli occhi in cerca di qualcosa, ma non sapevo esattamente cosa…forse il respiro. All’improvviso sentii le sue labbra sulle mie, e provai un’emozione ed una sensazione mai provata prima. Era come se le nostre menti e i nostri corpi si stessero fondendo, ma era piacevole, anzi bellissimo! Era come se stessimo diventando una persona sola. All’improvviso tutto tacque. Il mi sentii precipitare nel vuoto, le mie gambe cedettero. Sarei potuta cadere a terra se delle braccia non mi avessero sostenuta.
Poi buio.

~Revisionato

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