MEDIA: la piccola Prescelta.
Arrivai nel castello senza fiato e corsi nella mia stanza. Aprii la porta e portai la piccola sul letto, era così carina mentre dormiva!
Mi sdraiai al suo fianco e mi addormentai.*~*~*~*~*~*~*~*~*~*
CRASH!!!
Mi svegliai subito e corsi nel salotto: la bambina avevo sotto un vaso sopra il tavolino.
«Scusa,» tirò su con il naso con una lacrimuccia «non volevo.» che cucciola!
«Si, tranquilla,» andai ad abbracciarla sorridente «va tutto bene.»
«È stato un incidente.» la lacrima le scese sul viso.
«Non preoccuparti. Ora abbiamo una cosa più importante da fare.» le sorrisi. Lei mi guardò interrogativa. «Colazione!»
La sala da pranzo era stata imbandita come ogni mattina, ma la piccola si fiondò a mangiare come se non mangiasse da secoli.
Presi un piatto e cominciai a prendere delle brioches e del caffè. Poi mi sedetti al tavolo vicino alla bambina. «Comunque non so ancora come ti chiami.» risi.
Rise anche lei, ma poi si rabbuiò «Io...non mi ricordo il mio nome.»
«Oh... Quindi dobbiamo trovarne uno nuovo!»Finita la colazione la condussi al mio studio.
«Sai, io conosco tantissime lingue: elfico, degli animali, dei draghi... Te ne potrei insegnare qualcuna!» dissi perdendo un volume dalla libreria.
«Elfico? Cos'è?»
«Sai cosa sono gli elfi?» lei scosse la testa «Beh, sono questi.» aprii il volume sulla prima pagina dove era disegnata la faccia dell'elfa che aveva scritto quel libro «Sono delle persone speciali dalle orecchie a punta, hanno anche un po gli occhi a mandorla, e controllano gli elementi del mondo. I più bravi si chiamano Dominatori.»
«Dominare...così?» chiese, io mi incantai a vedere la bambina che prendeva la fiamma della candela sulla mia scrivania e farla volare da una mano all'altra.
«Si, esatto, questo è dominare. Come sei riuscita a farlo?» guardai la fiamma che tornava sulla candela.
«Io lo so fare e basta. Non so come...»
La guardai con ammirazione per un attimo «Che lingua vuoi che ti insegni?»*~*~*~*~*~*~*~*~*~*
«Yiveina ija? Si dice così?» mi chiese la piccola. Erano quasi due ore che le stavo insegnando l'elfico ed aveva quasi imparato tutto il dizionario. Mancavano circa trenta pagine su 1957 pagine, senza contare tutte le 346 pagine di grammatica appena terminate! Era una bambina molto diligente e si applicava molto, quando trovava una difficoltà si metteva d'impegno e cercava di risolverla a tutti i costi.
«Si, brava, ma attenta all'accento! Su yiveina va sulla prima i, non sulla seconda.»
«Je wei.» va bene.
Io risi «Ormai la sai benissimo!»
«Tyer!» grazie «Ma dobbiamo ancora trovarmi un nome.»
«Giusto! Come ti definisci?»
«Cosa?» corrugò la fronte.
«Prova a capire come ti potresti definire, per esempio io sono la Creatrice, non c'è altra definizione. Tu? Prova a pensarci, ora dobbiamo trovare un bel vestitino per questa bella bambina!» le scompigliai i capelli e lei rise.La portai dalla tessitrice del paese e le presentai la piccola.
«Ciao Daria, ti ho portato una visita.» le mostrai la bambina «È lei che governerà dopo di me.»
«Buongiorno.» salutò la piccola con un inchino e un bellissimo sorriso.
«Ma che tesoro! Buongiorno anche a te. Come ti chiami piccola?»chiese Daria.
Mi intromisi subito «Non se lo ricorda e ne stiamo trovando uno adatto.» la piccola mi guardò con un sorriso di ringraziamento.
«Bene! Cosa posso fare per le due regine?» chiese la sarta.
«Sarebbe bene che avesse un nuovo vestito. Il suo è un po rovinato.» dissi guardando il vestito verde tutto sporco della bambina, che comunque si intonava benissimo col colore smeraldo dei suoi occhi, ma era distrutto!
«Va bene, vai sopra il tavolo che prendo le tue misure.» sorrise Daria.Per tutto il resto della mattina, Daria cucì il vestito richiesto. Verso pranzo tornammo al castello ed enrrammo nella mia stanza.
«Vuoi provare il nuovo vestito?» la piccola annuì e, con una felicità estrema, lo tirò fuori dal pacchetto per poi indossarlo. Io le porsi la mia corona e la mise sulla sua testa, poi li girò (per capirci è la figura del media). Era bellissima, non si poteva definire altrimenti.
Poi andò allo specchio e rimase a bocca aperta e sussurrò qualcosa.
«Hai detto qualcosa?» chiesi curiosa.
Lei si girò «Elyrija.» rimasi impalata davanti a quel nome, le stava benissimo e significava tutto di lei: Dea del Fuoco.
«Il tuo nome, giusto?» la guardai con ammirazione.
«Si, mi è venuto spontaneo e mi sembra bello.»
«Ti sembra bello? TI SEMBRA BELLO?! È PERFETTO PER TE!» risi prendendola in braccio.Nel pomeriggio le feci conoscere tutti i maghi e, verso sera la portai a giocare nel giardino privato. Si era fatto tardi e la piccola Elyrija era stanca, così la portai a letto e lei si addormentò poco dopo.
AUTRICE
Ciao bella gente! Purtroppo per voi siamo quasi giunti alla fine del libro, ma, per fortuna, andrò avanti con Mixed Destinies. Lo prometto!
Votate, commentate e un saluto,Elois
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Alididrago
FantasyLe mie ali possenti... I miei artigli... La mia coda squamosa... Non avrei mai pensato di finire con una spada alla gola e le ali sanguinanti. Avrei voluto crescere diventare grande, ma non credo che arriverò neanche a vedere l'alba di domani. In qu...