Purtroppo però non era facile mantenere altezza e velocità allo stesso tempo, perciò, ogni volta che atterravo, cadevo appena toccavo terra provocandomi lividi dolorosi. Tuttavia stavo cominciando a prenderci gusto a trasformarmi ogni volta che volevo. Quando continuavamo il nostro tragitto, provavo nuove figure aeree per divertimento e per aggirare correnti d’aria, ma il mio problema rimaneva sempre l’atterraggio anche se mi facevo aiutare dal mio Dirka.
Dopo quasi tre giorni di viaggio Mirel mi chiese di atterrare e, dopo il mio ennesimo capitombolo, disse: «Ormai ci siamo, questo posto lo riconosco. Rimonta a cavallo.» e detto questo si fermò davanti ad un albero. Nel frattempo io montai su Tempest.
«Wara re kvareri Sirio runa. Raio tori mire berut.» pronunciò. Poi la corteccia dell’albero si aprì come una porta e ne uscì un cavallo bianco alato dalla criniera argentea. Io rimasi sbalordita.
«Spero che il viaggio non vi abbia stancato per colpa dei nostri problemi.» disse il cavallo, la cui voce faceva capire che era un maschio, a Mirel.
«Assolutamente, Sirio. Speriamo noi, invece, di non aver fatto troppo tardi.»
«Non preoccupatevi di questo. Non è troppo tardi.» poi si volse verso di me «E così questa è la futura sovrana? Non pensavo fosse così giovane.»
«Bada a non disprezzarla perché sai che è un disonore, anche se non è ancora regina.» ribatté Gabriel.
«Mi scuso messere. Posso sapere il nome della ragazza?» disse il cavallo voltatosi verso di me.
«Mi chiamo Elois. E voi? se posso chiedere.» risposi.
«Molto ben educata la signorina, mi chiamo Sirio come hai potuto osservare prima.» poi si voltò per rientrare nell’albero. «Vogliate seguirmi signori.» poi si avviò all’interno.Appena entrata notai che era una specie di villaggio ma le case erano all’interno ad enormi e robusti alberi, ed erano disposti a mezzaluna. Nel centro un palazzo colossale si ergeva in tutta la sua magnificenza.
«Possiamo andare a riposarci? Io e Omega siamo un po’ stanchi.» disse Gabriel.
«Si certo, accompagno io Elois.» rispose Mirel. Poi lei si accostò a me. «Qualche domanda?»
«Si, circa una dozzina! Cosa è successo da quando mi hai chiesto di atterrare?» mi sembrava giusto riassumere! Erano veramente troppe!
«Ho detto di aprire la porta e chiamarmi Sirio. La lingua che ho parlato, è la Lingua del Drago Minore. Si chiama “minore” perché la leggenda narra che il drago erede al trono della terra della magia, quello maggiore, comprese che la magia poteva essere anche oscura. Quando suo fratello minore lo scoprì gli chiese spiegazioni, ma lui anziché rivelargli le sue malefiche intenzioni, tentò di ucciderlo, però senza riuscirci. Così scappò e salì al trono il drago minore, che regna tuttora. Ma arriverà suo fratello maggiore a rinfacciargli l’accaduto?» nel frattempo mi guardai attorno. I paesani vivevano tranquilli, alcuni si fermavano a guardarmi appena passavo.
«E Sirio?» chiesi curiosa guardandolo camminare davanti a noi.
«Per quanto riguarda il cavallo, si, è reale non stai sognando, ma è il cavallo della regina. Il suo fedele maggiordomo.»
«E sa parlare! Ne avrò uno anche io?» chiesi.
«Si, sarà lui il tuo.»
Mentre ascoltavo, vidi nel cielo altri cavalli come Sirio, ma di colori diversi ed alcuni erano anche cavalcati. Mirel si accorse che li fissavo e disse: «I cavalli che vengono cavalcati sono le guardie reali della città, tutti quanti posso parlare. Se non altro sono magici. Ma non distrarti…guarda siamo quasi arrivati.»Mirel aveva ragione eravamo davanti al portone d’ingresso, dove ci fermammo.
«Sono Siro, aprite. Abbiamo visite importanti.» disse lui girandosi leggermente vero di me. Poi il portone si aprì.
All’entrata c’erano fiori e piante di qualunque genere e colore. In fondo c’era un trono fatto in legno e oro affiancato da due piccoli aceri rossi ad ogni lato e vi era seduta la regina: una donna dai capelli argentei che le ricadevano lungo la schiena e vestita completamente di verde. A lato della stanza c’erano delle sedie, in legno anch’esse, dove vi erano sedute delle persone vestite con tuniche di vari colori.
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Alididrago
FantasyLe mie ali possenti... I miei artigli... La mia coda squamosa... Non avrei mai pensato di finire con una spada alla gola e le ali sanguinanti. Avrei voluto crescere diventare grande, ma non credo che arriverò neanche a vedere l'alba di domani. In qu...