Capitolo 8 - Scontro e verità

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Quando mi rialzai i nostri nemici erano fuggiti e miei compagni si era rifugiati sugli spalti. Ritrovato l’equilibrio andai all’attacco. Mirai al collo ma lui, più veloce di me, si allontanò e mi ferì ad una zampa anteriore. Partii in volo e mi allontanai, gridai, sia per il dolore sia come grido di battaglia. Lui rispose con un ruggito più sonoro del mio.
«Sei morta ragazzina! So che sei la futura Creatrice, quindi ti risparmierò il dolore.» e dopo una fragorosa risata mi attaccò. Mentre mi colpiva non riuscivo a difendermi. Mi ferì le ali, la coda il muso, infine caddi a terra sanguinante.
Non poteva finire in questo modo: un artiglio sguainato come una spada alla gola e le ali sanguinanti, mi piacerebbe prendere il volo e scappare da tutto questo.

Ad un tratto la viverna cadde a terra.
Mi alzai ansimante e rimasi sbalordita dalla scena: il drago verde di Shon teneva immobile la viverna.
«Non può essere! Shon? Sei tu?» chiese la viverna.
«Chi sei?!» gli chiese lui ringhiando e senza lasciarlo.
«Tuo fratello.» Shon lo lascò e si avvicinò a me sbalondito.
«Com’è possibile?» chiese il drago.
«Sarei tuo zio in realtà, ma fratello del tuo drago. Tuo padre, mio fratello, aveva Zanzibar: il tuo drago. Morendo l’umano, il Dirka può decidere di trovare una nuova casa o morire con l’uomo. Zanzibar ha deciso di trovare una nuova casa ma non ne ha trovata una degna, così se ne è costruita una. Con la magia della Creatrice, tua madre, ha creato te in cui si è rifugiato il drago. Per questo Nahim ti ha sempre tenuto con se: sei suo figlio.» Il draghetto verde non si mosse.
«Essendo fratelli non posso controllarti con la tecnica del nome. Anche se lo conosco non posso usarlo contro di te. Sei sangue del mio sangue. Tu sei un nemico per la ragazza. Non mentire a te stesso, alla tua natura. Vieni da me e ti farò conoscere il luogo da dove provieni, Zanzibar.»

Quel nome fu come la luna piena nella notte che schiarisce ogni cosa. Shon sollevò il muso e si eresse nella sua altezza. Rohot non sapeva l’aiuto che gli aveva donato con una sola parola.
«Zanzibar vorrà anche tornare nella sua terra natale, ma io no.» esclamò Shon. Poi delle liane crebbero da terra e avvolsero la viverna. Il mostro non reagì ed una nebbia nera avvolse il campo, così fitta che non vidi più nulla.
Volai in direzione degli spalti e uscii dalla nebbia. Shon era già fuori e mi raggiunse.
«Allontaniamoci, potrebbe attaccarci da un momento all’altro.» volammo in direzione della foresta e raggiungemmo il gruppo nel bosco.
«I nostri hanno raggiunto l’altro gruppo appena è comparsa la viverna. Eccoli.» mi disse indicando una radura. Le tende erano accampate formando un cerchio e noi atterrammo nel centro. Appena toccai il suolo, caddi senza forze e con le ferite dolenti.

Mi risvegliai in una tenda, sdraiata su di una branda, fuori dalla tenda due persone stavano discutendo.
«…se la viverna arriva prima del previsto siamo morti!» disse la prima.
«Lo so, per questo volevo andare ad ispezionare.» disse l’altra.
«Tu non ci vai! Non possiamo perdere un capo.»
«Gabriel! Non sono bravo quanto Elois nel combattimento ma me la cavo!»
«Si, certo. Ascoltami Shon, mando Mirel. Tu devi stare vicino a lei.» rispose Gabriel indicando la tenda. Poi se ne andò. Io mi alzai e raggiunsi l’entrata della tenda. Stavo per uscire quando Shon entrò: come prevedibile ci scontrammo e persi l’equilibrio. Lui mi prese al volo e mi rialzò.
«Attenta, principessa.» mi disse sorridendo.
«Sai che non voglio che mi chiamiate così.» risposi sedendomi sulla branda.
«Notizie dell’ultimo minuto: Rohot ci ha dichiarato guerra.» disse sedendosi accanto a me.
«Cha azione scontata.»
«Già. Prossimo passo?» chiese curioso.
«Attacco a sorpresa. È l’unico modo per vincere: attaccarlo quando meno se lo aspetta.»

~Revisionato

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