capitolo 1

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Inghilterra 1836
Grosse lacrime sgorgavano dai miei occhi,il freddo e il dolore stavano lentamente congelando il mio cuore,i miei pensieri vorticavano nella mia mente. Mi ripetevo "no non è possibile è solo un sogno, adesso mi sveglio e il dolore che sto provando scomparirà.
Aprii gli occhi e mi ritrovai in un posto buio. Non riuscivo a capire dove mi trovavo, mi sentivo dondolare come se mi mancasse la terra sotto ai piedi. Un forte odore di salsedine riempiva quel luogo buio, cercavo di aprire la bocca per cercare aiuto ma non riuscivo a parlare , avevo la mente annebbiata e non riuscivo a muovermi. Qualcosa di appiccicoso bagnava le mie mani . L'ultima cosa che passava per la mia mente era il ricordo di quelle mani grandi , non so quanto tempo trascorse , all'improvviso fui svegliata da una voce che mi ripeteva insistentemente "apri gli occhi, svelta , stanno per arrivare... su ragazza svegliati". Lentamente comincia ad aprire gli occhi ma la mia vista era annebbiata. Mi accorsi che non era più buio perché dalle fessure passavano spiragli di luce . Improvvisamente l'uomo che cercava di svegliarmi mi buttò un secchio d'acqua gelata in faccia , per un attimo persi il respiro poi un urlo strozzato uscì dalle mie labbra e con voce roca gli chiesi dove mi trovavo e per quale motivo avevo delle grosse corde attorno a me che mi legavano e m'impedivano qualsiasi movimento . L'uomo mi guardò e con lo sguardo triste mi disse "sei stata venduta , ti trovi nella stiva di una nave diretta in Scozia ". Il panico invase la mia anima, avevo il corpo dolorante e pieno di lividi a causa di quelle corde così strette ,i miei lunghi capelli erano ormai diventati un groviglio di nodi le mie labbra erano tumefatte e i miei arti erano scorticati come se avessi combattuto con un esercito di uomini, ma la cosa peggiore era che non riuscivo a ricordare niente né il mio nome né le mie origini. Guardai l'uomo che mi stava di fronte e gli dissi " non ricordo più niente, non ricordo nemmeno il mio nome ma forse tu lo conosci ti avranno parlato di me avrai sentito qualcosa mentre mi deportavano su questa maledetta nave". Lui mi guardò confuso e mi rispose "io non so niente sono solo un povero mozzo il mio compito è quello di obbedire agli ordini e di occuparmi della cucina, non sono considerato nessuno e non ricevo alcun tipo d'informazioni come potrei sapere qualcosa sul tuo conto?" . Mentre ascoltavo le sue parole udii dei passi diventare sempre più vicini, allora l'uomo preoccupato mi guardò e mi disse "stanno arrivando" io gli chiesi chi e lui mi rispose in fretta "il comandante della nave". Non feci in tempo ad aprir bocca che due persone aprirono la porta e si avvicinarono a me scrutandomi attentamente ed io mi sentii persa, ero terrorizzata, impietrita dalla paura ma nn volli farlo notare o almeno feci del mio meglio per nascondere la mia angoscia. Dopo qualche minuto il primo uomo mi chiese quale fosse il mio nome ma io lo guardavo senza aprire bocca, a quel punto il secondo uomo gli disse "forse non risponde perché non conosce la nostra lingua ". Io invece capivo benissimo poiché parlavano un perfetto inglese. Allora il primo uomo perdendo la pazienza iniziò ad urlarmi contro " parla maledizione, hai per caso perso la lingua? ", ma io guardandolo con aria indifferente risposi " non lo so, non ricordo niente". A quel punto i due uomini si guardarono e cominciarono a parlare velocemente in una lingua che a me era del tutto sconosciuta. Dopo pochi minuti, che per me sembrarono un'eternità, il primo uomo mi fece alzare e sfilò dalla cintura un coltello affilato, io per poco non svenni dalla paura ma mi tranquillizzai dopo qualche secondo rendendomi conto che non voleva farmi del male grazie al cielo , il suo intento era soltanto quello di tagliare le corde che legavano i miei arti e a quel punto trassi un profondo respiro di sollievo. Il comandante ordinò al mozzo di tirarmi su e di procurarmi subito dell'acqua affinché io potessi ripulirmi . Ordinò inoltre che fossi portata in cucina e mi fosse preparato un pasto caldo, ma le mie gambe erano troppo deboli per reggermi e il mozzo era troppo minuto per portarmi di peso . Così fu lo stesso comandante a prendermi tra le sue braccia possenti e mi portò in una cabina, mi stese sul letto , il mio sguardo incrociò il suo e per un attimo mi persi nei suoi occhi color ghiaccio. Aveva degli occhi bellissimi, limpidi come due pozzi d'acqua cristallina e in quei pochi istanti che a me sembrarono interminabili nel mio cuore sentii sciogliersi qualcosa. Rimasi da sola in quella cabina poco illuminata, le ultime parole del comandante prima di andarsene furono " sbrigati non intendo aspettettarti a lungo " e chiuse la porta con fare infastidito.

Cari lettori vi volevo avvertire che se state scrivendo un libro anche voi potete scrivermi in privato per scambiarci i voti... date una stellina a me per ogni capitolo ed io ne do una a voi😘

The secret of the love boatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora