Cap. 9

24 1 0
                                    

Spalanca di botto gli occhi e si tira su come stordito e senza la minima idea di dove si trovi.
Aidan si guarda attorno con occhi ancora assonnati e il cervello decisamente annebbiato.
'Il jet-lag comincia a farmi un brutto effetto' si dice appoggiando la schiena alla testiera del letto matrimoniale dove è praticamente  crollato ieri notte senza neanche spogliarsi. Il volo dalla Nuova Zelanda è stato interminabile e sull'aereo non è riuscito a chiudere occhio neanche per 10 minuti. Si guarda di nuovo attorno, cercando di mettere bene a fuoco la stanza intera. É nella Camera Blu, nel maniero di suo padre, questo lo ricorda bene. Ma è mattina? O forse pomeriggio? Ha completamente perso la nozione del tempo. 'Che ora saranno?' si chiede sporgendosi dal letto e allungando il braccio verso il pavimento per prendere il cellulare che aveva lasciato cadere prima di buttarsi fra le coperte ieri.
'Cazzo, le 3 del pomeriggio?' esclama guardando lo schermo del cellulare. Vede di sfuggita che ci sono 6 chiamate e 10 messaggi ma lo molla di nuovo sul pavimento, vedrà dopo tutte quelle notifiche. Si rimette di nuovo steso e si copre  la testa che gli pulsa dannatamente con il cuscino. Ha saltato il pranzo ma non ha neanche fame, passerà in cucina per uno spuntino più tardi, quando si sarà ripreso.
Sente un rumore nella stanza attaccata alla sua, poi completo silenzio. 'Lynny?' si chiede. Chissà cosa starà facendo... il pensiero gli torna fulmineo alla sera prima, al bagno, a lei mezza nuda che gli stava piantata davanti con un'aria di sfida, al suo corpo a malapena coperto dall'asciugamani. 'Dio, che gambe!' mormora ripensando a quelle lunghe gambe snelle e nude. E quella bocca che gli sfiorava piano l'orecchio, la bocca... e gli occhi, che occhi! Così schietti, forti, così blu e brillanti... non ricordava così gli occhi di Lynny, ma ammette di non aver mai degnato di una seconda occhiata più da vicino quelle due piccole rompiscatole che correvano in giro per il castello. Poi gli torna in mente, non sa perché, il faccino furbo di sua cugina Eleanor: le fossette che le comparivano sulle guance quando rideva come una matta, quella massa di capelli rossi come il fuoco dei vulcani islandesi e gli occhi... occhi forti, occhi brillanti, occhi blu.
Scaccia quei ricordi quasi subito e si costringe a tirarsi su da quel letto che sembra abbia visto una guerra. Le lenzuola tutte attorciagliate, i cuscini sparsi a terra e il piumone penzolante da un lato. Non ha fatto altro che girarsi e rigirarsi per tutta la notte, un paio di occhi blu fissi nei suoi e labbra morbide che gli torturavano la gola... un tormento che lo ha tenuto sveglio fino all'alba.
'Ma che cazzo mi prende?' si chiede infastidito scuotendo la testa come per cacciare via quegli assurdi pensieri. Si dirige verso il bagno e prima di aprire la porta tende l'orecchio... non vorrebbe di nuovo cacciarsi in un guaio come quello di ieri sera. 'Certo, fossero tutti così i casini, però!' ammette sorridendo. Dall'altra parte c'è silenzio, evidentemente e considerata l'ora, Lynny sarà in giro per il castello o giù al villaggio dai suoi vecchi amici. A quanto pare studia a Londra da due anni e sicuramente sarà piena di impegni con i ragazzi di qui ogni volta che rientra al castello.
Entra veloce nella doccia, dieci minuti di acqua bollente hanno il merito di chiarirgli un po' le idee e di rilassare i muscoli stanchi e tesi dopo il lungo viaggio da Auckland. Rientra nella sua stanza e rimescola nella grande valigia scura ai piedi del letto per tirare fuori un paio di jeans, una maglia bianca e un maglione blu scuro. Indossa veloce delle sneackers bianche e raccoglie il cellulare da terra: chiamate di sua madre, di Kate, la ragazza di New York che frequenta da qualche mese, da Carey e qualche messaggio sempre di Kate e del suo agente. Non ha voglia di rispondere a nessuno, ma la chiamata a sua madre l'avrebbe fatta subito. Pensa con un sorriso a quanto debba essersi preoccupata non ricevendo risposta a nessuna delle sue chiamate, per sua madre rimarrà sempre il piccolo da proteggere e accudire. Beh, è un difetto comune di tutte le mamme, questo.
Si dirige verso la grande portafinestra alla fine del lungo corridoio disseminato di piante e poltrone ed esce sul balcone inondato dal sole del pomeriggio col cellulare in mano.
'Mamma!' esclama con un sorriso non appena dall'altro lato attivano la conversazione.
Parlano del più e del meno per un po' e di come sia andato il viaggio, Aidan chiede del papà e di come si stia trovando nell'ancora più fredda Polonia. Per lui che odia il freddo già l'inverno irlandese è una tortura.
'Tesoro'... continua sua madre '... e con Elly come sta andando? Ancora come cane e gatto?'
'Elly?!' pensa Aidan 'cosa c'entra mia cugina adesso?'

***Come Ghiaccio E Fuoco***Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora