Cap. 12

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Posteggio la moto sotto l'ampio pergolato ricoperto dall'edera avvizzita dal gelo a fianco dell'entrata principale del maniero e aspetto che mio cugino scenda per smontare anche io. Perché se ne sta fermo lì dietro? Perché sembra che si muova al rallentatore? Ho come l'impressione che il suo braccio mi stringa ancora più la vita prima di allontanarsi da me. Con la coda dell'occhio lo osservo scendere dalla moto... una figura scura e solida che mi si para davanti senza nessuna intenzione di muoversi. Mi decido a smontare anche io e mi accorgo di avere le gambe come gelatina... averlo accanto, così vicino, sentirlo così... caldo e solido appoggiato alla mia schiena... durante il tragitto mi si è annebbiata la vista un paio di volte ma non può essere stata la sua vicinanza, no, non deve essere stata quella. Cristo, è mio cugino Aidan, l'odioso, antipatico, stronzo e scontroso Aidan. E allora perché mi sembra così diverso da come lo ricordavo? Perché si è trasformato in questa creatura così... così... sexy? Affascinante? Non trovo neanche le parole per descriverlo.
Senza una parola mi dirigo all'ingresso cercando di aprire la grande porta senza fare tanto rumore. Il maniero è addormentato, il silenzio è quasi assordante e la luce soffusa che scende giù dai grandi lampadari fa sembrare tutto quasi incantato, come uno di quei castelli delle fiabe. Mi dirigo verso la consolle di legno custodita nella nicchia a destra dell'ingresso e sento Aidan che chiude piano il portone dietro di me. Salirà subito in camera sua, deve essere stanco... o almeno lo spero. Non vedo l'ora di mettere fra noi quanto più spazio possibile.
Tiro fuori dalla borsa il cellulare e lo mollo sul piccolo vassoio di argento che fa da svuotatasche sulla consolle, con un sussulto avverto la sua presenza alle mie spalle. Prendo un sospiro profondo e mi giro verso di lui, se gli do la buonanotte per prima magari la smetterà di starmi così vicino. I suoi occhi brillano nella penombra del grande atrio, il verde è cupo ma luminoso al tempo stesso e non so neanche spiegarmi che razza di magia sia questa. Intravedo il suo sorriso appena accennato, sembra che voglia giocare con me al gatto e il topo. La piega delle sue labbra non è dura come la ricordavo e il profumo che emana mi sta decisamente annebbiando la mente. Mi si avvicina ancora di più, con gli occhi piantati nei miei, nessuno dei due abbassa lo sguardo... non possiamo perché è come se ci fosse un filo invisibile sospeso fra noi. Una vocina lontana nella mia mente mi avverte su quanto sia pericoloso stargli così vicino. 'Eleanor, non è il vecchio Aidan... allontanati' sembra dirmi. E giuro che ci sto provando, vorrei fuggire lontano ma è come se il mio corpo non mi appartenesse più, completamente succube di quegli occhi e di quella bocca così vicina, troppo vicina. 

Alza le braccia, lentamente, e poggia le mani sul muro ai lati della mia testa... come una tigre che blocca la sua preda senza lasciarle via d'uscita. Ma io sono una preda? E, soprattutto, ho davvero voglia di scappare? Il suo viso mi è sempre più vicino, sento il suo respiro caldo ed è l'unica cosa che riesco a percepire in quel momento. Mi accarezza la base del collo con un pollice, quasi distrattamente e senza distogliere gli occhi dalla mia bocca, poi china la testa e con le labbra che mi sfiorano l'orecchio sussurra 'bentrovata Eleanor, ti trovo bene...'

Quasi neanche capisco quello che mi sta dicendo... lo sento mormorare piano il mio nome, il mio vero nome, ma non posso esserne sicura... mi sta facendo un effetto devastante e sto cercando di combatterlo in ogni modo, ma proprio non ce la faccio. Mi sfiora piano la guancia e prosegue fino all'angolo della bocca, si ferma lì e sento che i nostri respiri rimbombano nella notte silenziosa, non mi tocca ma è come se sentissi addosso quelle labbra caldissime e morbide e poi la sento: la sua bocca che accarezza il mio mento. Solleva gli occhi, quegli occhi incredibili che ora brillano come non mai...

'Buonanotte Eleanor...', e stavolta lo sento bene il mio nome, dice indietreggiando verso le scale e lanciandomi un sorriso furbo 'sogni d'oro' e sparisce nel corridoio buio che porta alle nostre stanze.

Rimango a fissare il punto dove è sparito, come inebetita, incapace di muovermi o anche solo di respirare. Non era così che aveva previsto di gestire quel casino... non era assolutamente così.

***Come Ghiaccio E Fuoco***Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora