Chanel's pov.
<<Chanel, puoi venere un secondo, per favore?>> Mi chiama William. Controvoglia, tolgo le cuffiette e corro da lui. <<Quella testa d'uomo di Riccardo ha dimenticato la giacca qui. Ma dove ha la testa quel ragazzo, si può sapere!?>> A sentire nominare il suo nome il mio cuoricino sussulta, perdendo un battito. <<Lui è stato qui?>> Domando con enfasi. <<Oh! Ragazza mia, dov'eri? Ma dove avete tutti la testa oggi?>> <<William!>> Lo rimprovera sua moglie, facendolo sospirare e alzare gli occhi al cielo e a me sorridere. <<Ha chiesto di me?>> <<Ma, bambina mia, ti ha anche salutato e tu non hai risposto. Comunque, secondo Meral dovresti andare a riportargli la giacca da parte mia. Io adesso non posso. Mi faresti questo favore?>> Annuisco senza pensarci. Faccio tre scalini alla volta per salire più in fretta possibile. Afferro il primo paio di scarpe che mi capitano sotto il naso, un paio di tacchi a spillo con paillettes nere, e getto le cuffie all'interno di una pochette del medesimo colore e materiale. Afferro la giacca di Riccardo e un odore dolce e sensuale pizzica le mie narici. Saluto con un bacio sulla guancia Meral lasciandola confabulare qualcosa del genere "Ah, cosa non si fa per amore!" e saluto William con la mano, precipitandomi fuori l'abitazione.
Dopo circa un mese sto tornando di nuovo lì, nell'appartamento in cui ho potuto amarlo davvero, in tutti i modi possibili. Salgo lentamente le scale, facendomi coraggio: ogni volta, vederlo, per me è un tormento. Stringo al petto la giacca non appena mi trovo in prossimità della porta, che inaspettatamente trovo socchiusa. Entro di soppiatto, sentendomi quasi una ladra, e a discapito di quanto mi aspettassi non scorgo Riccardo da nessuna parte. Avanzando nel corridoio noto subito una dolcissima cornice che credevo distrutta per sempre. Ha degli ornamenti dorati e all'interno custodisce un nostro bellissimo ricordo: il giorno in cui ci siamo conosciuti...
Inizio flashback:
<<Chanel! Viene juste à l'intérieur!{Vieni subito dentro!}>> Grida mia madre. <<No mère!{No mamma!}>> Grido a mia volta. Mio padre e mia sorella escono dall'edificio, rossi per la rabbia. <<Ma come ti sei permessa di dare un gifle{schiaffo} a Paul?>> Mi rimprovera mia sorella Monique, <<Ma Monique, ha cercato di baciarmi!>> Mi difendo. Mi dispiace se Meral e William ci sono rimasti male ma Paul non fa proprio per me. Mio padre si imposta davanti ai miei occhi, un uomo avido, antico e freddo, che mi solca il viso con la sua grande mano. Le lacrime scendono senza sosta e corro via.
Mi bruciano ancora quelle cinque dita lasciate con cattiveria da quell'uomo sulla mia guancia. Mentre asciugo gli occhi arrossati ed ancora lacrimanti, apro la porta del bar dall'altro lato della strada in cui erano i miei genitori. Involontariamente quest'ultima sbatte contro una torta che il cameriere aveva in mano, sporcando il viso di un ragazzo. <<Excusez-moi monsieur, son désolé!{Scusate signore, sono desolata!}>> Il ragazzo mi sorride, cosparso di crema pasticcera su una guancia e sulla camicia <<Vous êtes la plus belle fille distraite que je connaisse!{Siete la ragazza distratta più bella che io abbia mai conosciuto!} Arrossisco di colpo. <<E voi le garcon{ragazzo} più bugiardo!>> Rispondo, passando nuovamente i palmi sugli occhi. <<Come siete modesta, mademoiselle! Modesta ma meravigliosa!>> Sorrido, avvampando per l'aggettivo usato da questo ragazzo mozzafiato. <<Perché piangete, ragazza meravigliosa?>> <<Riccardo!>> Sentiamo gridare all'improvviso. Il ragazzo mugola, alzando gli occhi al cielo. <<Alexia! Guarda, è arrivata la mia fidanzata dalla Francia. Saresti così gentile da farci una foto insieme e non solo a me, come volevi, visto che hai la macchina fotografica tra le mani?>> <<La tua fidanzata?>> Pronuncia la ragazza, guardandolo scioccata ed io faccio altrettanto ma lui, come se nulla fosse, si dirige verso di me, sussurrandomi di aiutarlo. La ragazza scatta la foto nel momento in cui lui mi lascia un tenero bacio sulla guancia, sporcandomi di crema pasticcera il viso...Fine flashback.
Sorrido a quel ricordo mentre col dorso della mano l'accarezzo lievemente. <<Chanel! Che cosa ci fai qui, e con la mia giacca in mano?>> La sua voce mi sorprende talmente tanto da farmi sobbalzare.
Senza rispondere, gli indico la cornice con un gesto. Lui sospira per poi avvicinarsi ed afferrarla fra quelle dita che vorrei tanto stringere tra le mie. Dopo averla riposta con cura mi sfila dolcemente il soprabito di mano, avvicinandosi alla porta per chiuderla completamente. Si avvicina a tal punto che riesco a sentire l'acqua di colonia quasi a contatto con la mia pelle, così come le sue labbra, ma d'improvviso lo vedo arretrare e farmi cenno di seguirlo. <<Ti offro qualcosa?>> Mi domanda mentre mi accomodo sul divano. Io acconsento con un sorriso, vedendolo allontanarsi.
Poco dopo lo noto ricomparire con un vassoio in mano, sul quale poggiano due calici ed una bottiglia di champagne.
<<Festeggiamo qualcosa?>> Domando, abbastanza confusa. <<Il tuo ritorno in questa casa>> Rido, trovando dolcissimo il suo viso dall'espressione fanciullina e speranzosa. <<Non sono qui per restare, lo sai bene.>> Mi trovo costretta a deluderne le aspettative. <<Un giorno lo farai. Lo sento>> <<Dipende tutto da te>> Rispondo in un sussurro, mentre mi porge il calice pieno.
<<Perdonami se non ti ho salutato>> Mi scuso, sorseggiando lo champagne, mentre lui, con un cenno del capo, mi fa comprendere di non essersi offeso. <<Ed Elizabeth?>> Chiedo, poggiando nuovamente le labbra rosee sul calice. <<Chanel, non hai altri argomenti? È una cosa che proprio non mi va giù! Perché quando siamo insieme deve esserci sempre Elisabeth di mezzo?>> Sbotta Riccardo, lanciando il bicchiere sul pavimento. L'oggetto di cristallo si frantuma in minuscoli pezzettini aguzzi tra i piedi nudi del ragazzo dagli occhi color del cielo. Sussulto per lo spavento. Non l'ho mai visto così furibondo. Respira affannosamente, la vena sul collo è gonfia e pulsa freneticamente. Prima che si possa tagliare, mi fiondo su di lui per scansarlo, ma faccio tutt'altro: gli pesto il piede, facendolo gemere di dolore. Solleticato dalla vicinanza dei nostri visi e delle nostre labbra, avverto le sue dita attorcigliarsi con foga fra i miei capelli. Inevitabilmente il suo sguardo eccitato viene scosso da un sospiro...<<Mi fai impazzire, chérie>> Sussurra, mentre delicatamente le mie mani risalgono il suo torace, per poi sostare su quel collo profumato che tante volte avevo saggiato. Senza lasciarmi il tempo di capire cosa stia succedendo, le sue furenti labbra si uniscono alle mie. Come fosse una sorgente di acqua freschissima, non posso che bearmi dei suoi baci, della passione che mi riserva e che fin dal primo istante mi ha catturata. È sempre stato espansivo, bisognoso di avere e dimostrare il suo desiderio, il fuoco che il nostro magnetico contatto ha sempre scatenato. Ha sempre cercato di dimostrarmi il suo amore anche attraverso la passione, venerandomi come fossi una dea ogni volta che le sue mani mi accarezzavano e bramavano di avermi, così come il suo corpo lasciava notare. Adesso, fra le sue possenti braccia, percepisco le stesse emozioni, mentre il cuore palpita tanto quanto il suo...Riccardo ride fragorosamente, passandosi una mano sul viso alla mia vista con indosso la sua enorme giacca. <<Ti stai prendendo gioco di me?>> Domando sorridendo, <<Ci puoi giurare, chérie!>> <<Oh, Sainte-Geneviève! Tu, mauvas présomptueux que tu n'êtes rien! Comment ose-tu?{Oh, Santa Genevieve! Tu, brutto presuntuoso che non sei altro! Ma come osi?}>> <<Cosa mi hai detto Chanel? Rimangia subito queste parole!>> Faccio segno di "No" con la testa. Afferra il cuscino dal mio lato del letto per lanciarmelo, così per vendicarmi, con fare seducente mi avvicino a lui, <<Chanel... Chanel?>> Mi chiama. <<Ti sto mettendo paura seriamente?>> Dico, scoppiando a ridere. <<Ma sei una peste!>> Afferma, prendendomi per i fianchi, per poi bloccarmi i polsi con le sue calde mani ed iniziando a torturarmi col solletico.
<<Dai...Ric...Riccardo, fer...fermati...te ne prego!>> Farfuglio mentre rido a crepapelle e mi dimeno. <<Potrei pensarci, ma sei buffissima così!>>. Mi dibatto per il troppo solletico a tal punto che gli do un calcio; <<Pardon amour! Je ne voulais pas!{Perdonami amore! Non volevo!}>>, <<Cerchi di uccidermi oggi!?>> Chiede sarcastico.
Un pensiero mi rabbuia la mente: domani sarà di nuovo di un'altra donna e tutto questo sarà nulla. <<Ehi, cos'hai?>> Svuoto la testa in segno di negazione e lo abbraccio, tenendolo stretto al mio petto. <<Promettimi di restare così>>, Mi passa una mano tra i biondi capelli, sussurrandomi dolcemente un: <<Sempre!>>.
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~He doesn't dream~
ChickLitDAYAN: 25 anni, proviene da una famiglia reale. Ha un futuro da regina che l'attende, ma questo non è il futuro che lei vuole e mai vorrà. Si trasferisce dagli zii, dei contadini aventi una piccola azienda agricola. Proprio qui conosce Christian e d...