Chanel non è rientrata stanotte e a farmi compagnia c'è solo il chiarore delle stelle che, debolmente, illumina la stanza che condivido con la mia migliore amica e le righe di antiche poesie, con l'inchiostro sbiadito, per via il tempo passato.
Strani sibili catturano la mia attenzione. Con passo felpato mi dirigo verso il luogo da cui provengono le voci.
<<Ti prego, non fare casini>> Implora zia. <<Basta zia! Basta, non ne posso più di fingere! Sono venticinque anni che va avanti questa farsa!>> Grida una voce maschile che, in preda all'ira, scaraventa un pugno sul tavolo. <<Lo so, tesoro! Ma non lasceremo che tu ti metta nei guai>> Continua zia, accarezzando dolcemente il viso dell'uomo. <<Ha ragione Meral. Per noi sei come un figlio, non ti permetteremo di fare qualche sciocchezza. Tu non sai di che cosa sono capaci di fare.>> Parla zio, con un filo di preoccupazione nella voce. <<Riposa ora, ragazzo mio.>> Conclude zia Meral, lasciandogli un bacio sulla guancia.
Per la fretta di non farmi scoprire, mentre cerco di risalire in camera, goffamente inciampo sul mobiletto. <<Dayan?>> Mi saluta incerto Simone, corrugando la fronte. <<Ti è caduto il foglio>> Mi avvisa ed entrambi ci chiniamo per raccoglierlo. In quell'istante noto una cosa davvero strana: ha lo stesso segno che ho io sull'anulare sinistro. Pensavo che fosse causato dall'anello ma non credo che Simone ne faccia uso. <<Tutto bene, Dayan?>> <<Oh, certo. Ehm...Buonanotte!>> Esito. Mi saluta, regalandomi un sorriso smagliante.<<Passami il cesto blu, per favore>> Dice Simone. Non so perché ma non riesco a distogliere lo sguardo dal segno che ha sul dito. <<Dayan, mi hai sentito? >> Continua, portandomi alla realtà. Annuisco meccanicamente mentre lui fa una smorfia. <<Dov'è Christian? Sono tre giorni che non si fa vivo>> <<Ahhh, ora è tutto più chiaro>> Dice, picchiettando le dita sul bancone.
Una macchina d'epoca bianca sfreccia a tutto gas davanti ai nostri padiglioni, parcheggiandosi proprio in mezzo alla strada. Scende un uomo palestrato, alto, capelli biondi sottosopra, sguardo freddo e fulminante che penetra dagli occhiali da sole scuri: Christian. Non sembra un imprenditore perché ha una giacca di pelle nera, jeans neri strappati alle ginocchia e indossa comuni scarpe da ginnastica bianche. Con passo lesto si dirige nel suo studio, ignorando i saluti di Riccardo e Chanel che si guardano interrogativi.
<<Non fate entrare Christian nel suo ufficio per nessun motivo>> Grida affannosamente zio William. <<Troppo tardi ma...è successo qualcosa?>> Domanda incuriosito Riccardo, <<C'è Kyle!>>.
Entrambi corrono a raggiungere Christian e sembrano terrorizzati. Non sapendo chi sia Kyle mi catapulto anch'io verso il luogo. "Per quale fottuto motivo non mi faccio mai gli affari miei?" Domando tra me e me quando giungo nel suo ufficio.Christian è sul ciglio della porta, pietrificato, con gli occhiali scuri nella grande mano mentre zio e Riccardo sono alle sue spalle.
Un uomo in giacca e cravatta, senza barba siede al posto di Christian. Praticamente è la sua copia. Stesse rughe sulla fronte, stesso sguardo freddo e stesso fascino. Quel modo di sentirsi superiore a tutti. Non ho dubbi: è suo padre. <<Christian... Io...>> Cerca di riferire zio ma lui con un gesto della mano lo blocca, facendolo uscire assieme a Riccardo. Quest'ultimo cerca in ogni modo di trattenerlo, toccandogli la spalla, evitando che faccia qualche stupidaggine; ma, il mio capo è talmente orgoglioso e sfacciato da mandarlo via con la forza. Crede di poter controllare tutto ma se il suo migliore amico voleva stare assieme a lui un motivo c'è, e ciò vuol dire che ha bisogno di qualcuno che rimanga al suo fianco. In poche parole mi nascondo ed osservo tutta la scena.
<<Ciao Christian! Finalmente ci rivediamo!>> Lo saluta, <<Quella è la mia poltrona, questo è il mio ufficio e questa è la mia azienda>> Ringhia. Suo padre ghigna, <<Poltrona che un tempo era stata mia, ufficio che utilizzavo io e azienda che dirigevo e dirigo tutt'ora, perché, se vogliamo dirla tutta, l'azienda è mia. Io sono il tuo capo. Tutto è ancora nelle mie mani qui dentro!>> <<Non cambi mai tu. Tutto quello che è dentro questa stanza e questa piccola azienda l'ho comprata da te e sai perché? Perché odio le persone che si comportano così ma, soprattutto, odio le persone schifosamente ricche, quelle che vanno in giro sempre con abiti firmati, dalla mattina alla sera in giacca e cravatta. Io non sono come te. Io ti...ti odio Kyle!>> L'uomo ride di gusto. <<Ah Christian! Christian, Christian. Mi tratti addirittura con tale distacco. Allora fai sul serio! Guarda, non ho più il labbro rotto, sei contento?>> Inaspettatamente Christian si scaraventa contro suo padre. Cerco in tutti i modi, possibili e immaginabili, di staccarlo ma i miei tentativi sono idarni{invani}. Christian è più forte. Corro a chiedere aiuto a Riccardo che, mettendosi tra i due uomini, si becca un pugno dal suo migliore amico, destinato a Kyle.<<Dove vai ora, Christian?>> Non si scomoda a rispondermi, è come se parlassi ad un muro anzi, il muro capirebbe più di lui. Salta nella sua auto e sfreccia via. Non avendo scelta lo seguo.
"Ma quest'essere umano, se così si può definire, dato il fatto che cinque secondi fa si è trasformato in Hulk, che posti orripilanti frequenta?"
Ci sono uomini enormi, con spalle grandi quanto un armadio, che si ubriacano, fumano e si sbottonano la camicia nonostante sia marzo inoltrato. Ho paura ad entrare nel locale. Io sono sola, indifesa, sono solo una ragazza, mentre quelli lì sono... Giganti al mio confronto.
<<Ma guarda tu cosa mi tocca fare. Meno male che ero io quella incapace di badare a se stessa!>> Sussurro tra me, sembrando quasi una pazza. Prendo più aria che posso dai polmoni ed entro. Un uomo con una camicia bianca, totalmente aperta, mi blocca il passaggio. Ha i capelli scuri come la notte e gli occhi chiari e luminosi. Bellissimo davvero. Ha un qualcosa di davvero affascinante. <<Questo non è un buon posto per le ragazzine. Ti sei persa?>> <<No, non mi sono persa. So perfettamente dove vado>> Rispondo con aria di sfida. Il ragazzo dagli occhi di perla mi scruta a fondo, <<Avanti Blake, divertiti! Lascia stare la ragazza e vieni qui.>> Grida un altro. <<Ti ho già vista da qualche parte, ma dove?>> Mi irrigidisco. <<No, non è vero>> Smentisco con terrore. <<Blake andiamo, ne hai ancora per molto? Almeno condividi, no?>> Continua lo stesso ragazzo di prima, mentre Blake lo fulmina con lo sguardo. <<Mi dispiace signorina ma senza nastro non può entrare>> <<Recupero un uomo senza cervello ed esco immediatamente, ha la mia parola d'onore>> Lo prego ma lui non cede. Mi passo una mano tra i capelli per il nervosismo e mi mordo le labbra. Forse c'è un modo per salvare Hulk da questo mondo. Ho sentito che questo posto non ha una bella reputazione, una volta è stato chiuso per traffico di droga ed alcolici illegali. <<Ok, se le dico chi sono mi lascerà entrare? È molto importante per me!>> Confesso mentre il ragazzo non risponde <<Ha ragione mi ha già vista. Principessa Dayan Weston, terzogenita di Re Stefano e della Regina Desirée>> L'uomo sgrana gli occhi color perla e mi lascia entrare.
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~He doesn't dream~
ChickLitDAYAN: 25 anni, proviene da una famiglia reale. Ha un futuro da regina che l'attende, ma questo non è il futuro che lei vuole e mai vorrà. Si trasferisce dagli zii, dei contadini aventi una piccola azienda agricola. Proprio qui conosce Christian e d...