Capitolo 18.

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Mille proiettili perforano il mio cuore nell'istante in cui l'aereo tocca il terreno. Ho pregato mia madre di non farmi viaggiare sul nostro aeromobile, inutile dire che non voleva darmi ascolto, ma, poi, ha abbandonato la sua mania del protocollo ed ha ceduto. Per la prima volta nella mia vita ammetto, se pur con amarezza, che avrei dovuto darle retta.

I passeggeri mi hanno fatto perdere il fiato a furia di scattarmi foto, addirittura, un'hostess mi si è scagliata contro, gridandomi tutto l'odio che prova nei miei confronti, dato che il suo ragazzo l'ha lasciata per me. Dice di avermi vista in un articolo e da allora dorme con la mia foto sotto il cuscino, ed è convinto che un giorno ci incontreremo e ci sposeremo. Se non fosse stato per la guardia del corpo di mio padre...
Sto iniziando ad odiare tutto questo.

" Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte "
Shakespeare...

È questa la citazione che ha riempito le righe del diario che scrivo da quando sono partita ed ha ancora le pagine bianche. Mio padre mi disse che un giorno questo diario segnerà la storia della nostra famiglia, come quelli dei miei antenati e colpirà il cuore del lettore. Non gli ho mai creduto. Un giorno su un diario trovai scritto
" abbiamo tutti cuori da rivedere... "
Una frase che mi ha colpita e a cui ogni tanto ripenso.

Tra un respiro trattenuto e il vento che mi sfrega il viso, c'è anche la stampa a concludere il quadro.
Non riesco a trattenere l'amaro che mi porto dietro. I ricordi di quei mesi felici sono più forti e piango.

Gli occhi di Desirée brillano al bagliore cupo emesso dalle nuvole grigie e cariche di pioggia, le sue labbra si muovono in un sorriso spento e irritato. Solo ora, guardandola meglio, capisco la citazione di Shakespeare e mi rendo conto delle maschere che ricoprono il viso della gente. Improvvisamente, tutto ciò che mi circonda diventa inutile. Ora so cos'è che forma il male. Magari lo potessi cancellare con un gomma, come fosse un disegno venuto male. <<Non voglio vivere in un mondo di volti falsi!>> Pronuncio, involontariamente, i miei pensieri a voce alta.
Lo sguardo del ragazzo, rimasto in silenzio accanto a mia madre, si riempie di compassione ma l'abbraccio che arriva poco dopo dalle braccia esili di Desirée, sembra sincero. A modo suo, però lo sembra. Dalle sue iridi scende una lacrima... Potrei essermi sbagliata, non lo saprò mai. Ma quella goccia rimbomba nel vento gelido, trafiggendomi il cuore e si posa negli angoli più remoti di esso.

Ferita nel corpo e nell'anima, ripenso alle cose che non sono andate come volevo nel timore di apparire peggiore di ciò che so di essere e di quello che sa, realmente, mio padre. Ricordando tutti gli sguardi evitati lì fuori, trattenendo le parole per non rischiare di deluderlo. Ed è inutile ma gli spigoli di quel coraggio che non ho avuto si pressano sempre di più, nel freddo di questa sera particolare.

<<Le sei mancata, non ti stupire>> Dice il ragazzo, voltandomi verso di sé. <<Un poeta scrisse: sappiamo ciò che siamo...>> <<Ma non quello che potremo essere...Sì, lo so. Lo conosco. Tua madre non è un mostro e lo sai bene. Hai solo paura di accettare la verità>> Continua lui. <<Non ho paura, ho solo visto realmente cosa siete, Lorenzo>> Ma non riesco a tenergli testa: i suoi occhi mi fanno tenerezza. <<Allora perché non lo dici anche a me che cosa appariamo ai tuoi occhi, da farti così schifo?>> Mentre parla serra i pugni a tal punto da farsi sbiancare le nocche, e la vena sul collo si gonfia. Chiudo gli occhi, sperando che tutto ciò sia un brutto incubo e che sia ancora accanto al letto di Chanel. <<Convinci mia madre a farmi tornare dai miei zii, ti prego...>>

Lorenzo inclina il capo, <<Non posso farlo, perdonami>> Si scusa, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, <<Guarda questi ritratti: Alessandra Weston, Michele Alfonso Weston, Maria Veronica ed Enrico Weston, Stefano Weston... Questi muri sono tappezzati di quadri. Ci sono più di cento anni di artisti che hanno dipinto la tua famiglia su queste pareti e tu, un giorno, sarai accanto a tuo padre>> <<No, tu non capisci. In questi mesi ho capito cosa voglio e non è ciò che ho!>> Rispondo con acidità. Mi afferra il polso con violenza, incoraggiandomi a tenere lo sguardo sul suo. Si sbottona la camicia sul braccio dove una profonda ferita solca il suo avambraccio, fino al polso. <<Guarda! Questa non me la sono fatto, di certo, giocando al tiro con l'arco o andando a cavallo. No, mi sono ferito con una spada. Siamo nel Ventunesimo secolo ma mio padre vuole che mi alleni con la spada. È da pazzi, ne sono consapevole ma non posso cambiare il mio destino come tu non puoi farlo con il tuo!>>

Siamo in uno dei sotterranei del castello. L'unico posto in cui puoi stare tranquilla ma ora neanche qui di può stare.
I passi di mio padre rimbombano per tutto il sotterraneo. <<Sua Signoria, tornate qui!>> Grida un uomo e, dalla voce mi sembra il tenente.
Guardo Lorenzo, attendendo una spiegazione che, mio malgrado, non arriva.

Nei corridoi al nostro fianco si sentono dei passi e dei sussurri. <<Siamo soli al palazzo, chi può essere?>> Chiedo sgranando gli occhi. <<Beh, soli non è proprio adeguato dato che ci sono più guardie che sassi nel tuo giardino.>> Sdrammatizza lui. Lo guardo in malo modo e mentre tento di parlare, i passi si fanno più vicini e i sussurri si trasformano in voci concrete. Lorenzo pone una mano sulla mia bocca e con l'altra mi fa cenno di stare in silenzio. Mi volta in modo da avere la mia schiena contro il suo torace, tenendo, ugualmente, le dita premute contro le mie labbra.

Lentamente mi trascina verso un altro corridoio. Con fare seducente sfrega l'indice contro il mio labbro inferiore. <<Cosa succede?>> Chiedo, quando tutto sembra essersi calmato, <<Non lo so, ma ciò non mi piace. Vieni, andiamo via!>> Risponde, prendendomi per mano.

<<Lo so Sire, ma noi non molliamo. Manderò alcuni uomini a sorvegliare stia tranquillo!>> Continua il tenente, mentre io ascolto tutto, tenendo ben salda la presa sulla mano del Principe. <<Non c'è bisogno. Ce ne sono troppe di guardie già.>> Afferma papà, irritato <<Sebastian... Grazie!>> Dice infine. La guardia fa il suo inchino per poi raggiungere il portone del palazzo.
<<Padre, cosa succede?>> <<Qualcuno si aggira nei sotterranei del castello >> Il mondo mi crolla addosso come un macigno. <<Siamo in pericolo, papà?>> Chiedo turbata, ma lui non risponde. Si lascia cadere lentamente sul trono e poi si passa una mano sul volto, come se volesse cancellare tutto. <<Non temere, Principessa, ci sono io con te!>> Sussurra Lorenzo.

~He doesn't dream~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora